Iddu, fine riprese per il film su Matteo Messina Denaro con Toni Servillo ed Elio Germano

Cinema

Camilla Sernagiotto

©Getty

Al centro del nuovo film diretto da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza c’è la latitanza del boss di Cosa Nostra terminata lo scorso gennaio. Le riprese si sono appena concluse. Si intitola "Iddu" (che in siciliano significa “egli, lui”) e avrà protagonisti Toni Servillo ed Elio Germano, per la prima volta insieme in un film. Insieme a loro, nel cast ci sono Daniela Marra, Barbora Bobulova, Fausto Russo Alesi, Giuseppe Tantillo, Antonia Truppo e Tommaso Ragno, tra gli altri

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Si sono da poco concluse le riprese del film Iddu, la nuova pellicola diretta da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza che racconta la latitanza del boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, terminata lo scorso gennaio.
Si intitola Iddu perché in siciliano questo termine significa “egli, lui”.

Il film avrà come protagonisti Toni Servillo ed Elio Germano, per la prima volta insieme in un film. Insieme a loro, nel cast ci sono Daniela Marra, Barbora Bobulova, Fausto Russo Alesi, Giuseppe Tantillo, Antonia Truppo e Tommaso Ragno. Li affiancano Betti Pedrazzi, Filippo Luna, Roberto De Francesco, Rosario Palazzolo, Vincenzo Ferrera, Chiara Bassermann, Gianluca Zaccaria.

Iddu è una coproduzione Italia-Francia: Indigo Film con Rai Cinema per l’Italia e Les Films du Losange per la Francia, con il sostegno della Regione Lazio Fondo Regionale Cinema e Audiovisivo (Programma FESR  Lazio 2021 – 2027). La fotografia è di Luca Bigazzi, il montaggio di Paola Freddi, la scenografia di Gaspare De Pascali, i costumi di Andrea Cavalletto, il casting è curato da Maurilio Mangano. Le musiche originali saranno composte da Colapesce.

I registi: “Matteo Messina Denaro e la sua trentennale latitanza sono un unicum”

Iddu è liberamente ispirato a un periodo della vita di Matteo Messina Denaro, quello della latitanza. Un periodo assai lungo, visto che parliamo di una latitanza eccezionalmente lunga, durata ben tre decenni.

Il film racconta la storia della sua latitanza prolungata, raccontando il mondo che gli è ruotato attorno e tutto ciò che ha protetto quel mistero della sua scomparsa per anni e anni.

“Nella ricca storia criminale italiana, Matteo Messina Denaro e la sua trentennale latitanza sono un unicum”, dichiarano i registi del film, Grassadonia e Piazza. “Quanto emerso nel corso degli anni dalle indagini e dalle cronache ci ha offerto la possibilità di scavare nella sua enigmatica personalità e fare luce sul variegato sistema di relazioni che la sua invisibile presenza ha nutrito. Nel nostro film, il latitante è il centro di una danza vorticosa di personaggi che nel sonno della ragione rincorrono sogni che finiscono sempre per trasformarsi in incubi. Incubi tragici e ridicoli”.

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Nel febbraio 2023, un mese dopo la cattura di Matteo Messina Denaro, è uscita la notizia che Bamboo Production, società del produttore romano Marco Belardi, ha acquisito i diritti del libro U Siccu, il ritratto del boss mafioso scritto dal giornalista anti-mafia Lirio Abbate, e ha annunciato il progetto di “un film importante”.

Marco Belardi ha già portato nei cinema titoli come Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese nel 2016, Omicidio all’italiana di Maccio Capatonda nel 2017 e A casa tutti bene di Gabriele Muccino nel 2018. Dopo aver acquisito i diritti del libro U Siccu del giornalista anti-mafia Abbate, ha annunciato l’intenzione di realizzare il progetto di “un film importante” diretto da un regista italiano “non ancora specificato”.

Il libro di Abbate racconta la storia di Messina Denaro, boss mafioso e stratega che “ha avvallato e curato la scelta stragista di Cosa Nostra negli anni Novanta, quando le bombe hanno imbrattato di sangue la Sicilia e l’Italia intera”, e killer spietato che non ha risparmiato neppure il piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un pentito, prima strangolato e poi sciolto nell’acido. Messina Denaro è anche “il padre, il latitante imprendibile” capace di essere “invisibile da più di trent’anni. Ritroviamo qui il giovane amante del lusso e delle donne, l’affascinante eppure goffo fimminaro delle notti palermitane. Incontriamo il volto spietato del killer, dell’esecutore e del mandante di omicidi eccellenti quanto di esecuzioni per banale gelosia”. Il malavitoso è anche “l’affarista, come lo chiamava Riina; il boss che, forte dei segreti del capo dei capi e dell’aura leggendaria dell’inafferrabile, siede al vertice delle gerarchie mafiose”.

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