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The Whale, Brendan Fraser incanta e commuove. La recensione del film

Cinema

Paolo Nizza

Dopo il successo al box office americano, e i tanri riconoscimenti già ottenuti, tra cui 3 nomination agli Oscar (Brendan Fraser  candidato come miglior attore protagonista, Hong Chau candidata come miglior attrice non protagonista e Anne Marie Bradley, Judy Chin e Adrien Morot candidati nella categoria miglior trucco e acconciatura, The Whale ) l’ultimo emozionante, attesissimo film di Darren Aronofsky, arriva nelle sale italiane il 23 febbraio distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.

 

 

 

 

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“Grazie al potere delle emozioni, una storia come questa può farci immedesimare nei panni di un uomo a cui, altrimenti, non ci saremmo nemmeno mai interessati, per ricordarci che ogni essere umano hail potenziale per amare e redimersi.” Per  Darren Aronofsky questo è la forza del cinema. E questa è il potere di The Whale, che arriva nelle sale italiane dal 23 febbraio. In concorso alla Mostra del cinema di Venezia (il cineasta newyorchese era stata al Lido già altre 4 volte; con il magnifico The Wrestler con cui vinse il leone d'oro nel 2008 e successivamente con The Fountain (2006), Il Cigno nero (2010) e Madre! (2017) questa pellicola rischia di far vincere a Darren un altro premio, ovvero l'Oscar. il lungometraggio ha infatti ottenuto 3 prestigiose candidature

 Trasposizione cinematografica dell'omonima opera teatrale del 2012 scritta da Samuel D. Hunter, autore anche della sceneggiatura del film, The Whale è uno sbalorditivo esempio di cinema da camera. Girato in un’unica location durante la pandemia con un quintetto di ’attori, è un film che supere le anguste barriere del teatro filmato per trasformarsi in un dolente e miracolo lungometraggio in grado di commuovere tutti e di metterci in contatto gli uni con gli altri, al netto delle differenze di età e di genere.

A un certo punto di The Whale, Charlie, il protagonista del film, dice “Credo che gli esseri umani non siano in grado di non avere un cuore. “Ed è incredibile che questa ottimistica considerazione alberghi in un’opera firmata da Aronofsky, un autore che si è calato nelle tenebre come pochi: Basti pensare alla via crucis dei tossici di Requiem for a Dream. Ma questa volta è un hallelujah a suggellare il sogno. Forse aveva ragione Rainer W. Fassbinder: “Si è liberi sono nelle limitazioni. Sicché, dopo un travaglio durato dieci anni (soprattutto per la ricerca del casting) un budget minimale per gli standard abituali di Darren è riuscito nell’impresa, all’apparenza impossibile, di far entrare il cielo in una stanza. La vicenda di un’insegnante obeso e ormai perduto nella vertiginosa spirale del “cupio dissolvi” che prima di autodistruggersi tenta di recuperare con la propria figlia, poteva risultare, quanto meno respingente per il grande pubblico. Anche perché, al netto della spropositata mole, il protagonista è un marito che ha mollato la famiglia per vivere la sua love story con uno studente di cui era innamorato perso. Ma si sa: il cinema libera la testa e il grande schermo può unire ciò che la realtà ha diviso.

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Solo Brendan Fraser poteva abbracciare un personaggio così complesso e ingombrante come il Charlie di The Whale. L’attore è passato (tra il 1999 e il 2008) dal cachet di 21, 5 milioni di dollari guadagnati per interpretare l’avventuriero Rick O’Connell della trilogia di La Mummia a un divorzio difficile, una schidionata di interventi chirurgici e una forte depressione. Ma pure la vita, talvolta riserva piacevoli sorprese. Aronofsky l’ha visto nel trailer del b-movie Journey to the End of the Night e se ne è innamorato: Sicché Brandon, in questi ultimi anni assai ingrassato, ha indossato una tuta prostetica XXXL del peso di 130 chili per interpretare un ruolo con cui oltre a candidarsi alla Coppa Volpi, otterrà con ogni probabilità una candidatura agli Oscar. Perché la bulimia, il senso di colpa, il desiderio di redenzione nascosti da quella prigione di adipe, costruita a colpi di pizze a domicilio e bottiglie maxi di Pepsi Cola potevano venire alla luce sono se trasfigurati da un essere umano che ha conosciuto il dolore, la perdita e la sconfitta. 

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Per poter condividere lo stesso spazio scenico con un personaggio come quello di Brendan Fraser, che letteralmente monopolizza e si mangia ogni fotogramma di The Whale, è d’uopo essere un’attrice talentosa, intrepida e navigata. Celebre per il ruolo Maxine "Max" Mayfield nella serie tv cult Stranger Things  e per quello di Christine "Ziggy" Berman nel secondo e terzo capitolo della trilogia horror Fear Street, la star americana riesce a tenere testa alla "Balena" che dà il titolo al film. E, nella scena finale,  quando legge la tesina dedicata al capolavoro Moby Dick è pressoché impossibile trattenere le lacrime. Ismaele. Queequeg e Achab si trasfigurano in emozioni universali. E il romanzo scritto da Melville schiude le porte del perdono. Perché solo chi cade può risorgere.

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Charlie non è un santo, ma è incredibilmente umano. Credo che sia come Walt Whitman capace di essere vasto e di contenere moltitudini. Charlie ama la vita e la sua bellezza, ma si nasconde  dall'odio di cui è vittima per via del suo aspetto, ma anche e soprattutto dagli errori che ha commesso e dalle perdite che non riesce ad accettare e l asciarsi alle spalle. Fraser osserva:  L'incapacità di superare il proprio dolor è dovuta al fatto che non è in grado di essere la persona che voleva essere. Si sente terribilmente in colpa per la morte di Alan, per aver rinunciato a una vita con sua figlia, per tutte le cose che sarebbero potute accadere. Non voleva far star male nessuno, tanto meno sua figlia o sé

stesso. Non è freddo e calcolatore, ma ha comunque fatto soffrire molte persone non dicendo le cose come stavano, mentendo. E ora combatte una battaglia contro sé stesso. Ha rimandato troppo a lungo la resa dei conti con le persone a lui care ed è quasi troppo tardi. Quando sprona i suoi studenti a trovare un modo di dire la verità, sta spronando anche sé stesso. I nodi vengono al pettine nell'arco di pochi giorni e non sa se troverà la redenzione o meno.”

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