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Il signore delle formiche, la recensione del film di Gianni Amelio in prima tv su Sky

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Paolo Nizza

Presentato in  in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, un lungometraggio  ispirato al caso Braibanti, il processo che cambio l’Italia negli anni Sessanta. Con Luigi Lo Cascio, Elio Germano e la rivelazione Leonardo Maltese. In prima tv stasera  su Sky Cinema Uno (alle 21.45 anche su Sky Cinema Drama), in streaming su NOW e disponibile on demand, anche in qualità 4K.

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Arriva in prima tv su Sky IL SIGNORE DELLE FORMICHE, pellicola di Gianni Amelio che ricostruisce il caso Braibanti e il bigottismo dell’Italia degli anni ’60, lunedì 13 febbraio alle 21.15 su Sky Cinema Uno (alle 21.45 anche su Sky Cinema Drama), in streaming su NOW e disponibile on demand, anche in qualità 4K.

 

Gianni Amelio al Lido giocava in casa. Al Festival l’autore calabrese ha presentato nell’ordine: Lamerica (Osella d’oro per la miglior regia nel 1994, Così ridevano (vincitore del Leone d'oro nel 1998) Le chiavi di casa Premio Pasinetti nel 2004), La stella che non c'è (2004), L’Intrepido (2014) e in occasione della 79ma edizione della Mostra del Cinema di Venezia era in concorso  per il premio più prestigioso con Il Signore delle formiche, film potente, profondo e soprattutto necessario.

Il Signore delle formiche, tra finzione e realtà

«Felice chi è diverso / essendo egli diverso. / Ma guai a chi è diverso / essendo egli comune». È un famosissimo verso di una poesia di Sandro Penna, utilizzata da Gianni Amelio per il documentario, datato 2014, che il regista dedicò al tema dell’omosessualità in Italia dal fascismo al dopoguerra. E durante la lavorazione si è accorto che Aldo Braibanti era stato rimosso, obnubilato, dimenticato. Nei documenti dell’epoca era presente solo qualche amena boutade sul fatto che fosse un mirmecologo, ovvero, uno studioso di formiche. Per cui Amelio ha scelto di trasportare sullo schermo la storia vera di Aldo Braibanti, nato a Fiorenzuola d’Arda nel 1922, partigiano, poeta, drammaturgo, gay e intellettuale marxista. Ma parliamo di una figura che è sbagliato imprigionare in una schidionata di definizioni. Perché si tratta di un’autentica voce fuori da qualsivoglia coro. Il dato oggettivo, invece, è che Braibanti venne condannato sul finire degli anni Sessanta a nove anni di reclusione per plagio. Ecco l’articolo 603 del codice penale (per altro si tratta del mussoliniano Codice Rocco) che spiega la natura del crimine e la relativa pena: “Chiunque sottopone una persona al proprio potere, in modo da ridurla in totale stato di soggezione, è punito con la reclusione da cinque a quindici anni".

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Il Signore delle formiche, un cast perfetto

Il signore delle formiche rappresenta la cronaca di un processo all’amore. Ça va sans dire, non ci troviamo di fronte a una pedissequa e financo pedante ricostruzione dei fatti modello docu-fiction. L’amore fra il professore Braibanti e il suo studente Ettore Tagliaferri, maggiorenne e consenziente, il conseguente arresto e detenzione, le accuse della madre e del fratello dell’universitario di aver circuito e abusato sessualmente di Ettore, sono la cinematografica cartina di tornasole di una Italia omofobica, ottusa e che purtroppo alberga anche ai giorni nostri, specie nell’ambito delle istituzioni scolastiche. Il signore delle formiche ti conquista perché non ha alcun interesse a rappresentare l’ennesimo martire. Anzi, Barbanti (un ottimo Luigi Lo Cascio) è una figura dalla personalità ispida, lontano anni luce dal bon ton e dalle convenzioni sociali. Ed è per questo che mostrarlo innamorato perso di Ettore, commuove ed emoziona. Peraltro, Leonardo Maltese, l’esordiente che veste i panni di Ettore, e che forse avrebbe meiritato il  Premio Marcello Mastroianni dedicato agli attori emergenti. Superlativa pure la performance di Elio Germano, giornalista in forza alla redazione di L’Unità che sin dalle prime ore si schiera, senza sé e senza ma a fianco di Braibanti nonostante le ubbie e le perplessità del direttore del quotidiano del Partito Comunista italiano.

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Chi non ricorda il passato è condannato  a ripeterlo

“Potrei essere rinchiuso in un guscio di noce e tuttavia ritenermi re di uno spazio infinito”: questa citazione presente nel film e tratta da Amleto di William Shakespeare sintetizza tutta la poesia e la profondità dell’opera di Amelio. Un cineasta capace di raccontare l'Italia dei Festival dell'Unita con tanto di proiezione del film russo Quando volano le cicogne, ma pure il paese dove si scrivono pesantio  insulti sui muri contro gli omosessuali.

Se la passione di Braibanti fossero le ragazze, l’artista invece di finire in galera, avrebbe avuto pacche sulle spalle e bianchini gratis al bar del paese. Eppure ciò che conta dovrebbe essere come si ama e non chi. Così tra un’Aida di Verdi cantata da Renata Tebaldi e orchestrata da Herbert von Karajan e il Mambo “Patricia", Amelio suggerisce che chi non ricorda il passato è condannato a ripeterlo. E speriamo davvero che non accada più niente di simile.

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