Perfetti sconosciuti da record, il film italiano arriva ad avere oltre 20 remake

Cinema

Manuel Santangelo

©Webphoto

La pellicola di Paolo Genovese si avvia ad avere, con l’imminente arrivo quest’anno della versione danese, un numero incredibile di rifacimenti. Un successo da Guinness dei primati che ha portato un pezzo del nostro cinema a superare ogni frontiera, proponendo una storia valida a ogni latitudine

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La maggior parte dei lettori potrebbe non aver visto il film ungherese Buek o non avere presente la trama della commedia russa Gromkaya Sayaz. Difficilmente potrà suonare familiare a molti la pellicola polacca (Nie)znajomi o la giapponese Otona no Jijou: Smartphone wo Nozoitara. Eppure, se siete italiani, è assai probabile che abbiate visto l’opera cinematografica che ha ispirato tutti questi lavori, che più o meno fedelmente hanno preso spunto dalla stessa italica fonte: Perfetti Sconosciuti. Il film di Paolo Genovese nel 2016 è diventato in fretta un caso, in grado di conquistare pubblico e critica anche Oltreoceano, tanto da far scattare la corsa al remake. Oggi, sette anni dopo, con la versione islandese appena approdata nelle sale, siamo ormai a venti rifacimenti. E non è ancora finita.

Mai mostrare la propria scatola nera

Perfetti Sconosciuti fu un successo immediato all’uscita in Italia. Rastrellò qualcosa come 17 milioni di euro al botteghino portando a casa anche diversi premi, come il David di Donatello per il miglior film o il premio per la miglior sceneggiatura al Tribeca Film Festival di New York. Ebbe persino se possibile un impatto dal punto di vista “sociale”, se pensiamo che si registrò un’impennata di divorzi e tradimenti dovuti alla voglia di replicare nella realtà il gioco al centro del film. A raccontare quest’ultimo inaspettato risvolto è stato lo stesso regista Paolo Genovese che, con molta umiltà, ha sempre riconosciuto che nell’exploit di Perfetti sconosciuti ha avuto un suo ruolo anche la buona sorte e le favorevoli congiunture astrali: “Ci sono film più belli, ma ha saputo intercettare un fenomeno sociale in cui tutti si sono identificati. Non so se mi ricapiterà mai, ho avuto fortuna”, ha ammesso qualche tempo fa il cineasta in un’intervista a Repubblica. È giusto tuttavia ricordare quanto ci voglia anche discreto acume per trovare oggi qualcosa di nuovo ma allo stesso tempo universale da raccontare: in un mondo dove siamo sempre più legati ai nostri telefoni, scegliere di mettere in comune il contenuto di quella scatola nera non può essere un gioco come tanti, da fare a cena con gli amici: rivelare i messaggi che riceviamo, cosa ci diciamo attraverso i nostri device, equivale a mettere in piazza la nostra vita nel bene e nel male. Un rischio che ci accomuna tutti, a prescindere che la nostra residenza sia a Copenaghen o a Seul.

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Stranger in my pocket e altre declinazioni di un successo mondiale

Il produttore del film Giampaolo Letta aveva subito intuito il potenziale di Perfetti sconosciuti: “L’idea alla base della storia funziona a Roma, come a Tokyo, come a New York”, aveva detto al momento dell’uscita in sala della pellicola. Allora già si vociferava di diversi Paesi interessati ad acquisire i diritti del film per orchestrare un proprio remake ma, neanche nelle più rosee aspettative, si sarebbe mai arrivati a pensare a un panorama come quello attuale: ad oggi l’opera di Paolo Genovese ha avuto venti rivisitazioni, l’ultima uscita proprio qualche giorno fa in Islanda. La prossima versione ad arrivare nelle sale, ormai imminente, sarà quella danese che farà entrare ancora di più questo film nel Guinness World Record. Già nel 2019, quando i remake erano “solo” 18 nel mondo, Perfetti sconosciuti poteva vantarsi di essere il film più rifatto nella storia del cinema. Un primato che sembra destinato ad essere costantemente migliorato, anche se va detto che ogni pellicola si concentra poi spesso e volentieri su temi diversi rispetto all’originale. Già dal titolo internazionale di molti di questi rifacimenti si intuisce cosa interessasse maggiormente mettere a fuoco: in Cina per esempio Kill Mobile si concentra di più sul rapporto pervasivo che si ha da quelle parti con la tecnologia mentre il turco Stranger in My Pocket suggerisce quanto quei rapporti che teniamo “in tasca” vadano presi di per sé con le molle.

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Gli sconosciuti non tanto perfetti che hanno fatto arrabbiare il Medioriente

 Va infine comunque ricordato come, pur adottando tutte le cautele possibili, rimanga difficile adattare una storia del genere così tante volte evitando sempre le polemiche. Netflix aveva puntato forte sul remake mediorientale di Perfetti sconosciuti, presentandolo come il primo film in lingua araba lanciato sulla piattaforma. Per evitare la censura in molti Stati, il gigante californiano aveva poi deciso di raccogliere il cast (formato da star di diverse nazioni parlanti arabo) a Beirut. Un’accortezza che ha permesso la produzione della pellicola senza intoppi ma che non è bastata ad evitare le polemiche una volta che l’opera è stata effettivamente resa disponibile per la visione: soprattutto in Paesi come l’Egitto molti hanno criticato pesantemente il film, che tratta argomenti considerati autentici tabù in certe culture (si pensi all’omosessualità o all’adulterio). La tempesta di critiche ha portato addirittura alcuni a inoltrare denunce formali alle autorità del proprio Paese, scatenando un dibattito in cui è stata costretta a farsi sentire alla fine la stessa Netflix: “Perfetti sconosciuti è un’opera di finzione che racconta temi universali senza esprimere alcun giudizio morale, ma invitando gli spettatori al dialogo aperto, al dibattito. Il film affronta questioni delicate con sensibilità e umorismo, guidato da un cast arabo e talentuoso, concentrato unicamente sul raggiungimento dell’eccellenza creativa”.

Da questa risposta abbiamo capito che anche i dirigenti del gigante dello streaming hanno compreso la lezione che dava a un certo punto della pellicola originale il personaggio di Marco Giallini: “Però una cosa importante l'ho imparata. Saper disinnescare. Non trasformare ogni discussione in una lotta di supremazia. Non credo che sia debole chi è disposto a cedere, anzi, è pure saggio”. Una discreta massima, valida a tutte le latitudini, che a questo punto ci chiediamo: come suonerà detta in giapponese o spagnolo?

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