La nuova commedia di Riccardo Milani racconta di come l’arte possa riabilitare e nobilitare l’essere umano, anche quando quest’ultimo è un carcerato o un attore senza più troppa speranza e passione nel suo lavoro
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Quante volte si sente dire che il periodo di detenzione in carcere non deve rappresentare solo una mera punizione ma anche un’opportunità per riabilitarsi. Chi finisce in un penitenziario purtroppo molto spesso finisce in una sorta di stasi, che lo estrania definitivamente da un mondo in cui già faceva fatica a stare prima. Anche quando c’è alla base una sincera buona volontà per cambiare le cose, il problema la maggior parte delle volte è capire quale attività far compiere a dei detenuti per farli sentire comunque parte del mondo. Una strada può essere quella dell’arte, come suggerisce anche il nuovo film di Riccardo Milani. In Grazie ragazzi un gruppo di reclusi ritrova la speranza attraverso il teatro e gli insegnamenti di un maestro molto speciale, interpretato da Antonio Albanese
Aspettando Godot da dietro le sbarre
Un laboratorio di teatro in carcere può rappresentare un occasione di riscatto per chi quei luoghi li abita ogni giorno ma anche per chi, pur non scontando nessuna pena, si sente comunque bloccato nella sua esistenza. È il caso del protagonista di Grazie ragazzi, Antonio. Quest’ultimo è un attore caduto in disgrazia e finito a doppiare i gemiti nei film porno, senza più troppa passione per un lavoro che lo ha deluso e forse senza più neanche tanta speranza nell’umanità in generale. Quando un vecchio amico (interpretato da Fabrizio Bentivoglio) gli consiglia di provare a ritrovare stimoli curando un laboratorio teatrale in un penitenziario, Antonio è il primo a nutrire dei dubbi ma accetta la sfida. Si ritroverà in un contesto nuovo per tutti: per lui, per i detenuti e persino per la stessa direttrice del carcere (che non ha mai provato un esperimento simile). Alla fine anche se, come si dice nel trailer, il nuovo insegnante non è “proprio Favino” riuscirà comunque a coinvolgere i ragazzi in un mondo per loro nuovo come quello del teatro. Alla fine questi uomini che si erano persi dietro le sbarre torneranno a essere “liberi di sognare” (come dice Vasco nella canzone che si sente nel trailer), almeno per un attimo, grazie a una rappresentazione di Aspettando Godot di Samuel Beckett. D’altronde non esiste forse opera migliore da portare sul palco per queste persone, condannate a passare anche anni interi solo ad aspettare un qualcosa dai contorni sempre più indefiniti.
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Il cast del film è nutrito e di qualità, I già citati Antonio Albanese e Fabrizio Bentivoglio vengono affiancati da attori come Sonia Bergamasco (nel ruolo della direttrice del carcere), Vinicio Marchioni o Andrea Lattanzi. Senza dimenticare un nome celebre per chi segue il mondo della stand-up comedy italiana come il marchigiano Giorgio Montanini che, presumibilmente, regalerà un tocco di comicità scorretta a questa commedia. Grazie ragazzi è stata scritta e diretta da Riccardo Milani, che si è fatto ispirare dal premiato lungometraggio francese Un Triomphe di Emmanuel Courcol. Nonostante il materiale di partenza non sia del tutto originale, Grazie ragazzi potrebbe rappresentare una piccola grande sorpresa al cinema anche perché sembra un film perfetto per esaltare le qualità di Milani. Il regista già aveva parlato del rapporto che si instaura tra maestro e alunno nel suo esordio al cinema Auguri professore e aveva dimostrato di essere perfettamente in grado di poter raccontare un gruppo di outsider con il successivo La guerra degli Anto’. Non sorprenderebbe ritrovare uno di quei punk abruzzesi del suo film di fine millennio tra i detenuti di Grazie ragazzi, quasi esistesse un trait d'union che lega i lavori di Milani. Il cineasta, dopo aver affrontato il tema dell’inserimento nella società delle persone con disabilità in Corro da te, continua con la sua ultima opera a proporre lavori che possano aiutare a porsi domande. È davvero sano lasciare chi ha sbagliato in un limbo, nell’attesa di un Godot che non arriva mai? La risposta è troppo articolata per venire fuori da una pellicola del genere ma già porre la questione è un importante passo in avanti da compiere