Paolo Virzì si racconta a Stories in "Il regista che leggeva I Quindici”. VIDEO

Cinema

Dal suo ultimo film “Siccità” fino a Ferie d’agosto. Il regista si racconta al vicedirettore Omar Schillaci nella nuova puntata del ciclo di interviste dedicate ai protagonisti dello spettacolo. Un viaggio nel suo modo di fare cinema tra ricordi, disegni, figli, disturbi mentali e una formazione culturale fondata sull’enciclopedia “I Quindici”

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È Paolo Virzì il protagonista della nuova puntata di “Stories” (SCOPRI LO SPECIALE), il ciclo di interviste ai principali interpreti dello spettacolo di Sky TG24. Ospite del vicedirettore della testata Omar Schillaci, con la regia di Roberto Contatti, il regista, sceneggiatore e produttore cinematografico si racconta in “Il regista che leggeva I Quindici”, in onda venerdì 30 settembre alle 21 su Sky TG24 (in replica sabato 1 ottobre alle 21 e domenica 2 ottobre alle 15), sabato 1 ottobre alle 13 su Sky Arte e sempre disponibile On Demand. Un viaggio nel suo cinema tra ricordi, disegni, figli, disturbi mentali e una formazione culturale fondata sull’enciclopedia “I Quindici

Nelle sale dal 29 settembre con il suo nuovo film “Siccità”, Paolo Virzì (una produzione Wildside, società del gruppo Fremantle e Vision Distribution in collaborazione con Sky e in collaborazione con Prime Video) racconta di una Roma in cui non piove da tre anni e la mancanza d’acqua stravolge regole e abitudini. Un cast molto ricco: Silvio Orlando, Valerio Mastandrea, Elena Lietti, Tommaso Ragno, Claudia Pandolfi, Vinicio Marchioni, Monica Bellucci, Diego Ribon, Max Tortora, Emanuela Fanelli, Gabriel Montesi e Sara Serraiocco. Tanti gli attori protagonisti, quasi come se ci fosse una conscia o inconscia voglia di stare tutti insieme: “Esattamente, c’era innanzitutto il pensiero, la convinzione che nel momento in cui concepivamo la storia eravamo, isolati, separati, lontani e non poteva che venire il desiderio di concepire una storia collettiva, che riguardasse quindi la società, le persone, lo stare insieme, o il non starci - ha spiegato il regista -. Quindi, abbiamo proiettato lo sguardo a un fantomatico dopo, con la pandemia alle spalle mentre eravamo all’inizio. Di conseguenza, ecco che è uscito fuori questo racconto corale. Un film che fa anche ridere: “Specie quando affrontiamo tematiche che hanno un forte valore anche tragico o drammatico è inevitabile per me tirar fuori l’elemento della farsa e della commedia perché è anche una maniera per penetrare la questione tragica, non per difendersi o proteggersi da quella ma per capirla meglio”.

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La chiacchierata di 40 minuti, tra ironia e realtà, ripercorre alcune delle tappe fondamentali della vita e della carriera di Virzì: da “La prima cosa bella” a “Ferie d’agosto”, da “Ovosodo” a “Tutta la vita davanti” e molto altro. Anche se ammette: “Non ho tutta questa passione per i miei film, non li riguardo mai”. In particolare “La prima cosa bella” che ritiene essere “molto personale. E’ un film dove ho preso di petto questioni anche familiari naturalmente manipolandole e che è pieno delle canzoncine che mamma ci cantava quando eravamo bambini”. E’ anche però il primo film insieme, da marito e moglie, all’attrice Micaela Ramazzotti: “Ci eravamo sposati a gennaio e abbiamo girato il film a febbraio, marzo, aprile. Eravamo freschi di nozze. Diciamo che l’ho sposata per convincerla a fare questo film”. Dice scherzando.

  

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Quindi, l’infanzia: “Ero un bambino molto impacciato, molto complessato non ero abile, non avevo quelle skills del calcio, della corsa o delle botte. A pallone non ero molto bravo e neanche ad arrampicarmi sugli alberi. Vivevo in un quartiere di “teppa” vivacissima, dove c’erano quelli che strappavano la testa di lucertola con un morso. E io invece fingevo di essere una specie di intellettuale. Avevo pensato che potesse essere interessante per provare a intimidire questi ragazzi sul piano culturale e dal momento che leggevo quando stavo al gabinetto, e ci stavo tantissimo, l’enciclopedia I Quindici, basando la mia scienza su queste letture da gabinetto, dirimevo le grandi questioni: “ma è più lontana la luna o Marte? Chiediamolo a Paolo”. E io riuscivo a farmi rispettare in quel caso”. E poi Paolo Virzì padre: “Ho tre figli. Una è grande, l’ho avuta nell’89 ero un papà giovanissimo, venticinquenne, decisamente “inattrezzato” alla genitorialità e poi ho Jacopo che ne ha 12 e Anna che ne ha 9 che sono i figli miei e di Micaela. Forse sono stato un ragazzone con la primogenita e invece una specie di figura opprimente con il secondo e terzo genito. Posso solo dirti che li amo tantissimo tutti e tre e che per me è un grande godimento. Io mi diverto molto con loro non so se loro si divertono altrettanto con me”. L’amore per i disegni è invece nato “a 4 o 5 anni, 3 forse. Da sempre. Sono un mio tic, a volte mi capita di praticarlo forsennatamente a volte meno, in genere se rimugino. Adesso non ho con me una penna e un foglio bianco se no tendenzialmente scarabocchio tutto ciò che ho davantiE la sensibilità particolare per i personaggi femminili nei suoi film: “Sì, mi interessano, mi piacciono, se c’è qualcosa che particolarmente mi sta a cuore e mi interessa sono personaggi femminili con problematiche mentali, perché mi sento altrettanto disturbato, quindi non posso permettermi di guardarli dall’alto. Per dire, “La pazza gioia” fu per me un’occasione anche di cura”. 

 

Durante la messa in onda dell’intervista comparirà un QR Code che permetterà, inquadrandolo con la telecamera del proprio smartphone, di accedere a una serie di contenuti speciali dedicati all'artista, disponibili sul sito skytg24.it. Tutte le interviste di “Stories” sono anche proposte tra i podcast di Sky TG24, sul sito skytg24.it e sulle principali piattaforme di podcasting

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