Mostra del cinema di Venezia: Chiara, l'ascesa di una santa ribelle. La recensione

Cinema

Paolo Nizza

La regista Susanna Nicchiarelli torna in concorso al Lido con un biopic non tradizionale incentrato sulla fondatrice dell'ordine delle Badesse che collaborò con Francesco D'Assisi

 

Il Francesco di Liliana Cavani con Mickey Rourke e Helena Bonham Carter e il musical come Hair o Jesus Christ Superstar. L’umanesimo musicale dell’ensemble Anonima Frottolosi e il brano di Cosmo “Le cose più rare”. Il miracolo di Santa Scolastica e il cantico dei cantici. Susanna Nicchiareli non ha paura di osare. In Chiara, presentato in concorso al Festival, la regista miscela i mondi e le atmosfere più diverse. Così dopo Nico (Premio Orizzonti per il miglior film alla 74ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia) e Miss Marx, in gara nel 2019, la cineasta porta al lido un nuovo capitolo della sua cinematografia dedicato a figure femminili forti ma non troppo studiate, perché messe in ombra dai personaggi maschili con cui hanno collaborato. E l’opera adotta uno stile ancora più sperimentale e audace rispetto alle pellicole precedenti. Dalla lingua parlata dai protagonisti, agli sguardi musicali, sino alle sequenze cantate. Insomma, siamo davanti a un film anticonformista, parimenti al personaggio storico che dà il titolo al film.

 

Chiara è un’opera che si rivolge a tutti, pure ai non credenti. Il biopic non è simile a quei santini che di solito si tengono nel portafoglio. La santa diventa una femminista ante-litteram, più vicina a una diciottenne degli anni Settanta che a una religiosa del XIII secolo. Cionondimeno, la pellicola si è avvalsa della consulenza di Chiara Frugoni, la celebre medievalista scomparsa nell’aprile e a cui il film è dedicato.

“E come riportato proprio dalla Frugoni Chiara d'Assisi fu la prima donna a scrivere una regola originale per le donne, rifiutandosi di declinare al femminile una preesistente regola maschile: una regola stupefacente, piena di dolcezza, tesa a comprendere più che a giudicare e punire (…) Contrariamente a quanto avrebbe desiderato, fu costretta alla clausura, ma la sua solitudine fu abitata da molti affetti e da una fortissima tensione spirituale.”

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Tra le pagnotte e l’injera, il tipico pane di molte regioni dell’Africa, tra la pinoccata umbra al pollo con le sue interiora, Chiara è un ‘opera in cui il cibo diventa una sorta di viatico per condividere con gli altri un bene e per abbattere le differenze. Ma il film è soprattutto un gioioso inno alla sorellanza. La protagonista (interpretata da Margherita Mazzucco La Lena della serie tv l’amica geniale) non potrebbe realizzare nessuno dei suoi progetti senza l’aiuto delle altre monache, tra le quali spiccano i personaggi interpretati da Carlotta Natoli e Paola Tiziana Cruciani. La parte maschile del cast vede invece Andrea Carpenzano (la star della trap di Lovely Boy presentato lo scorso anno alla Mostra) indossare il saio e i sandali di San Francesco D’Assisi. Il giovane attore con il suo volto senza tempo e la magrezza degli asceti, con il suo talento istintivo e non addomesticato risulta credibile al pari di Luigi Lo Cascio che interpreta il Cardinale Ugolini, futuro papa con il nome di Gregorio XVI.

Insomma, Nicchiarelli firma un cantico dei cantici in chiave femminile che guarda al cinema di Roberto Rossellini, ma pure al punk dei primi lavori di Derek Jarman. Ed è una bella e intrepida sfida parlare di miracoli, spiritualità e rivoluzione nell’attuale panorama cinematografico.

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