"Italia 1982- Una storia azzurra" al cinema le emozioni del Mondiale. VIDEO

Cinema

Denise Negri

Arriva al cinema come evento speciale per tre giorni dall'11 luglio il film-documentario "Italia 1982- Una storia azzurra". Le testominanze e le emzioni di quello storico Mondiale di calcio in cui la squadra italiana uscì, dopo numerose criticità, vincitrice.

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Un'impresa epica che ha segnato un'epoca.

E' così che a distanza di 40 anni, il film-documentario “Italia 1982-Una storia azzurra”, presenta la storica vittoria della nazionale dei mondiali di calcio, tenutasi in Spagna. Le stroncature della stampa, l'affiatamento dei giocatori, le qualità umane e sportive del CT Enzo Bearzot. E poi ancora i goal Paolo Rossi, l'esultanza il Presidente Pertini, e sullo sfondo quella crisi economica, sociale e politica che il bel paese attraversava con estrema difficoltà.

Il tutto per tre giorni al cinema dal'11 luglio nel film di Coralla Ciccolini, prodotto da Simona Ercolani, con la testimonianza di alcuni dei protagonisti di quel momento.

Ecco cosa ci hanno raccontato.

 

E’ stato molto bello ed emozionante rivedere tutto quello che avete fatto, da giocatori, per l’Italia in quello storico Mondiale. Quanta emozione ha provato lei nel rivivere quei momenti?

 

Marco Tardelli: “Anche io mi emoziono sempre quando rivedo quello che abbiamo fatto perché è stata una storia fantastica iniziata con grande difficoltà ma poi guidata da un pilota fantastico (Enzo Bearzot) che ci ha portato fino alla fine vincitori”.

 

Magari anche un pizzico di fortuna e scaramanzia arrivava dal fatto che ascoltavate sempre le canzoni di Battiato come “Cuccurucucù” !

 

Franco Selvaggi: “Erano canzoni che ci portavano fortuna e ci “gasavano” in qualche maniera, anche perché secondo me la musica italiana è sempre la migliore, proprio come fummo i migliori noi nell’82”

 

Non avevate il supporto della stampa italiana, che anzi vi ha stroncato in ogni modo soprattutto all’inizio. Sentivate però almeno l’affetto della gente, dei tifosi?

 

Fulvio Collovati: “In quel trionfo ci sono stati dei personaggi indimenticabili a cominciare da Enzo Bearzot, come diceva prima Marco (Tardelli). Ricordo Gaetano Scirea e Paolo Rossi che non ci sono più, Cesare Maldini e il Presidente Pertini, ma anche il francobollo di Zoff, l’urlo di Tardelli. Sono emozioni impossibili da dimenticare e che hanno fatto la storia del calcio insieme naturalmente al momento in cui abbiamo alzato la Coppa del Mondo. Direi che ci siamo presi una grande responsabilità e alla stampa che ci era contro abbiamo servito una bella rivincita.

E ti assicuro che non è stato per nulla facile”.

 

Tanta responsabilità, tanta fatica e tanto orgoglio, immagino, anche a distanza di quaranta anni!

 

Beppe Dossena: “Quella generazione ha avuto la capacità di prendersi le proprie responsabilità. La vita veniva decisa dai calciatori e dalla propria testa e tutto ciò che facevamo era il frutto delle nostre conoscenze. Decidevamo noi quale vita vivere e con chi stare, poi la fortuna ci ha fatto incontrare in questa avventura”.

 

Avete fatto un incredibile lavoro di ricerca e il risultato è emozionante. Come avete lavorato per ottenerlo?

 

Simona Ercolani (Produttrice): “Innanzitutto bisogna ringraziare la regista Coralla Ciccolini che ha affrontato il lavoro con uno sguardo molto particolare raccontando questa storia, insieme a Beppe Tufarulo che è il Direttore Artistico.

Tutto nasce da un’idea di Marco Tardelli che in questo caso è stato un po' di più del “goleador” ma anzi ci ha ispirato e ci ha guidato. Noi poi ci siamo messi al servizio di questa storia perchè avendo raccontato storie di sport per venti anni devo dire che questa è la più bella storia di sport che ho incontrato nella mia vita.

Siamo anche andati a cercare immagini di repertorio che nessuno aveva mai visto, praticamente sono i punti di vista che non sono stati montati.

Noi li abbiamo ritrovati e per la prima volta li vedremo sul grande schermo perché è una storia così bella che merita il grande schermo”.

 

Marco faccio a lei una domanda che credo possa valere per tutti i suoi compagni di campo: che cosa rappresenta il calcio?

 

Marco Tardelli: “Per me il calcio ha rappresentato tutto, rappresenta la mia vita.

Sin da ragazzino quando ho iniziato a giocare che poi nel corso della mia carriera non ho amato nulla come ho amato il calcio. Adesso devo dire che qualche difficoltà ad amarlo ogni tanto la trovo, però quando poi vedo un pallone con un tappeto verde mi ritorna in mente quello che abbiamo fatto, quello che sono stato e continuo ad amarlo".

 

NOTE DI REGIA E DIREZIONE ARTISTICA

Estate 1982. L’Italia è una nazione divisa e in preda a una crisi economica, sociale e politica. Si sta per uscire dagli anni di piombo. Sono gli anni delle figurine Panini da collezionare e degli annuari di calcio da consultare.

La voce di Franco Battiato urla dalle finestre sempre spalancate. E Cuccurucucù diventa un tormentone cantato da tutti, anche da quei calciatori che si apprestano a vivere l’avventura del mondiale in Spagna.

Sono ragazzi semplici, figli della provincia italiana, di quelle famiglie che hanno conosciuto la guerra. Intanto milioni di italiani scelgono di incollarsi alla televisione per seguire le loro gesta e per dimenticare, almeno per pochi giorni, i casi della cronaca e il contesto politico ed economico di quel periodo.

E quello a cui assisteranno sarà un mondiale irripetibile, un campionato di calcio epico con un finale del tutto inaspettato.

In bilico tra racconto epico e fotografia di un’epoca, il film fonda la sua estetica rispettando queste due anime della storia.

Da un lato le interviste ai calciatori protagonisti e ai giornalisti – percepiti più delle squadre avversarie come il nemico da battere – ci portano dentro il vivo del racconto grazie a un senso di intimità ricreato non solo attraverso le location ma anche lavorando sulla fotografia e su un uso naturale della luce, per vestire le storie con un taglio cinematografico.

Dall’altro lato, le immagini senza tempo girate tra i vicoli di Napoli, Roma e Milano, gli scorci su campetti di calcio di periferia, bandiere dell’Italia, vecchie radioline sintonizzate sulla telecronaca della partita, riavvolgono il nastro della memoria e fanno rivivere il passato.

La memoria è poi il terzo elemento su cui poggia l’estetica del film.

La memoria e lo sguardo. Ogni calciatore, ogni intervistato, osserva scorci di partita, ascolta radiocronache, maneggia vecchie foto o diapositive.

O perfino torna fisicamente sul luogo del passato per misurare la distanza degli ultimi 40 anni, con una nostalgia spesso amara.

Come fanno Franco Selvaggi e Beppe Dossena che, tornando nell’hotel del pre-ritiro ad Alassio, lo trovano ridotto a un relitto abbandonato.

Ultimo ma non ultimo, la ricerca di repertorio. Il film si avvale di una ricerca rigorosa dei materiali dell'epoca sia in Italia sia oltre confine: Spagna, Gran Bretagna, Francia, Germania, Polonia, Argentina e Brasile, sono i paesi dai quali abbiamo ricevuto contribuiti unici, spesso mai visti nel nostro Paese.

Delle vere ‘chicche’ di repertorio sono arrivate da Alassio: l’Archivio Riviera Time, l’archivio di Mario e Silvio Fasano, quello di Tommy Marinelli (operatori tv locali), che hanno rispolverato dalle loro teche vecchi u-matic.

Da una cantina sono stati salvati dei negativi rarissimi e mai visti prima del fotografo Giuseppe Mantovani, che ebbe il privilegio di immortalare tutte le attività della squadra durante il ritiro pre-mondiali. Immagini e foto che restituiscono un racconto esclusivo dei giorni presso la Puerta Del Sol di Alassio, il luogo storico dove il viaggio verso il mondiale ha avuto inizio, mostrando i nostri Azzurri in una veste insolita e molto intima. 

Altre foto esclusive sono arrivate dall’archivio La Presse: lì sono stati ritrovati i rullini del fotografo Cesare Galimberti, tra cui si nascondevano molti scatti di Daniele Massaro, autorizzato da Bearzot a scattare foto inedite degli Azzurri a bordo campo. Immagini anche queste rimaste per anni archiviate senza possibilità di essere viste prima d’ora.  

La ricerca di fonti storiche dal Brasile ci ha restituito molto dello scontro con la stampa, tra cui le immagini inedite prese da TV Globo, in cui Bearzot, famoso perché gli saltava spesso ‘la mosca al naso’, aggredisce i giornalisti diventati spietati contro gli azzurri. Il gioco giocato è tutto acquistato dagli archivi della FIFA, ma abbiamo scelto immagini che avessero un punto di vista diverso dalle storiche immagini di gioco trasmesse dalla RAI, abbiamo usato i ‘rusches’ le immagini più sporche, con punti di vista inediti delle azioni della Nazionali.

Due parole infine sulla scena d’apertura del film. L'introduzione è stata sviluppata coinvolgendo subito il compositore Massimo Martellotta: un arrangiamento jazz, genere tanto amato da Bearzot, avrebbe aperto un canale evocativo ulteriore, un parallelismo con la sua personale idea di calcio in cui immagini, parole e note suonate dal vivo si fondono insieme.

 

Coralla Ciccolini

Bebbe Tufarulo

 

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