Piacere di conoscerti, il film di Laura Pausini: l'intervista di Sky TG24. VIDEO
CinemaDiretta da Ivan Cotroneo, la star globale racconta la sua realtà e immagina come sarebbe stato vivere senza aver conosciuto la fama
Concreta ma appassionata, star globale e donna di famiglia. Laura Pausini interpreta se stessa e consegna a un film diretto da Ivan Cotroneo per Prime Video i suoi pensieri, le sue domande irrisolte, scene dai palchi e momenti con i suoi cari. Immagina anche una vita che non ha vissuto. In Piacere di conoscerti vediamo l’irresistibile attrazione verso il mondo dello spettacolo e la solidità della fiducia negli affetti familiari. Per una volta intervistiamo Laura Pausini non come cantante, ma come attrice.
“Non mi sento molto di avere recitato - spiega la protagonista - nel senso che questo film racconta la vita parallela di una Laura che non ha vinto Sanremo. È dal ‘93 che mi faccio questa domanda: chi sarei oggi se non fossi famosa? In questi 29 anni ho avuto il tempo di darmi tante risposte e di immaginarmi nelle situazioni che abbiamo girato. Ho condiviso la sceneggiatura con Ivan Cotroneo e Monica Rametta, ma viene dalla mia storia.”
Piacere di conoscerti, in piattaforma dal 7 aprile, è un film con due anime: un po’ documentario, con l’uso di filmati e foto d’archivio, un po’ di fantasia, con attori che recitano una realtà ipotetica, dove Laura non è diventata celebre, lavora nel suo laboratorio di ceramista e canta nei piano bar.
"Ci sono attori, ma io non sono attrice, ho fatto veramente me stessa - continua la Pausini - Anzi, certe scene le ho fatte un po’ a fatica perché non ho mai ripetuto la battuta nello stesso modo: non ci riesco. È stato per me emozionante, a volte commovente, in molti momenti divertente. Soprattutto è stato un privilegio fare questo film per Prime perchè sono sicura che tutti si chiedano se sono felici della propria vita".
Il film non risponde però alla prima domanda che poni e cioè: ‘Perché proprio a me è capitato tutto questo?’
A questa domanda non potrò mai dare una risposta e questo mi dispiace molto, perché mi piace la chiarezza. Sono quasi trent’anni che me lo domando e a volte mi commuovo. Non ho mai sognato di diventare famosa, volevo fare la cantante di piano bar. L’ho fatto insieme al mio babbo da quando avevo otto anni fino ai diciotto. Vedevo però che nella mia regione tutti quelli che facevano piano bar erano uomini, quindi era già una sfida che mi piaceva essere la prima cantante di piano bar in Romagna. Secondo te posso aver sognato di vincere Sanremo e poi tutta questa roba?.
Secondo me, se cantavi, sì.
Molti miei amici mi dicono la stessa cosa che dici tu, ma io sono convinta di no. Questo è un mio punto di vista, come tutto il film. È la prima volta che una persona famosa si fa domande sul non esserlo. Siamo tutti educati fin da piccoli alla vittoria, al successo, alla fama, soprattutto negli ultimi dieci, venti anni. I giovani oggi sanno che devono essere famosi, avere la faccia sui social, molti like. Io non sono nata in quell’epoca lì, i miei sogni arrivavano fino a un certo punto ed erano comunque belli tosti. Sognavo di poter essere un architetto, di poter aprire un negozio di ceramica, di cantare nei piano bar: avevo tanti piani B. Vedo che oggi poche persone hanno un piano B. E poi i miei piani B erano tutti piani A, non ce n’era uno minore rispetto a un altro. Tutto il mondo artistico è sempre stato per me l’attrazione più grande, lì volevo realizzarmi. Il mio sogno non era però la fama.
Sei un’artista molto determinata, ma anche ancorata alla realtà. Che effetto ti fa che il film su di te esca in questo momento di paura e dolore per l’invasione dell’Ucraina da parte delle forze armate russe?
Le cose non vanno bene già da tanto tempo. Nel 1993, quando ho cominciato professionalmente a fare la cantante, c’erano già dei conflitti e non ricordo in questi ventinove anni di vita e carriera un anno intero senza guerre. Certo, questa sta andando oltre i limiti della violenza e ci spaventa tanto anche perchè riguarda uno Stato così potente, anche a livello mediatico. Una cosa però mi rende coraggiosa: l’aver osservato negli anni cosa facevano i miei colleghi mentre c’erano altre guerre in corso: continuavano a cantare, realizzare film, dipingere. Nell’arte ho sempre trovato la speranza, la risposta e la forza. È chiaro che è difficile. Tutti ci chiediamo: dobbiamo uscire con un film, una canzone? Per me vale ciò che mi sono detta in tutti questi anni: dobbiamo continuare per forza. Forse siamo proprio noi che facciamo arte a dover dare la forza di sognare alle persone, che sono spaventate come noi.
Perché hai voluto fare questo film?
Prime Video quattro anni fa mi ha chiesto di fare un documentario e non ho accettato, perché penso che le persone sappiano tutto di me. Su queste cose mi sento un po’ timida e poi, soprattutto negli ultimi anni, mi sento molto giudicata. Una notte però mi sono svegliata e ho scritto sul cellulare tutto ciò che negli ultimi anni avevo pensato su chi sarei stata se non fossi famosa. Pochi giorni dopo Prime è tornata a Roma a chiedermi se avessi cambiato idea e ho letto a loro ciò che avevo scritto nel telefonino. Ci siamo tutti gasati e in due mesi, la scorsa estate, abbiamo girato il film.
C’è qualcosa che avresti voluto raccontare ma che non è entrato per qualche motivo in Piacere di conoscerti?
Tantissime cose. Non sapevo che nel cinema si gira e poi al montaggio si fa una selezione. Sono molto dispiaciuta che certe scene non ci siano, ma la nostra meta era il messaggio finale, che è questo: non è la fama che deve far sentire realizzate le persone. Nel film io sono realizzata anche quando non sono famosa. Come mai? Credo che ogni spettatore troverà la risposta dentro di sé.