Lamb, la recensione del film con Noomi Rapace in uscita oggi al cinema

Cinema

Paolo Nizza

Da giovedì 31 marzo arriva nelle sale italiane con Wanted Cinema, il film di debutto di Valdimar Jóhannsson con Noomi Rapace e Hilmir Snær Guðnason Premiato alla 74a edizione del Festival di Cannes per la sua originalità e divenuto un cult negli Stati Uniti

"Piccolo agnello chi ti fece? Lo sai tu chi ti fece/ti diede vita e ti invitò a nutrirti/accanto al ruscello e sopra il prato;/ ti diede abiti deliziosi, / i più morbidi abiti di lana brillante;/ ti diede una voce così tenera, / che fa gioire tutte le valli! /Piccolo agnello chi ti fece?"

Sono versi tratti da Songs of Innocence and of Experience, una raccolta di poesie di William Blake. E sono l'incipit ideale per entrare nel mondo mistico, spietato, sovrannaturale di Lamb che arriva nelle sale cinematografiche da oggi, giovedì 31 marzo, grazie a Wanted Cinema, illuminata società di distribuzione da sempre attenta ai film più ricercati e originali.

Lamb, un film tra demonio e santità

Lamb è un’immersione in una realtà magica, arcaica, primigenia. Una dimensione scandita dal soffio crudele del vento e dai versi di un gregge obnubilato da una presenza divina e perturbante. Tant’è che la prima voce umana che si manifesta proviene da Radio Reykjavik: un augurio di Buon Natale e un invito alla preghiera. Ma non sapremo se ciò che verrà sarà l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo o un epigono di Bafometto. Perché Lamb è un film che genera domande, non risposte. Come nella grande tradizione del cinema della paura, a spaventarci al tempo stesso ad affascinarci, è sempre l’ignoto, le parole non dette, i segreti non rivelati. Per questo, la coppia protagonista del film pare reclusa in una cattedrale del silenzio di bergmaniana memoria. Squarci di dolente quotidianità, gesti perpetui consumati in giorni sempre uguali, tra cene frugali e muti disagi. Una silente via crucis dissolta nelle pastoie del rancore coniugale, interrotto da ruvidi rimbrotti del tipo: “Non so come è messo il fienile di sopra, potresti iniziare da quello”. Eppure, è in questa svogliata e amara routine di spiacevoli scene da un matrimonio infelice che si manifesta il miracolo, l’ospite inatteso, la vertigine ultraterrena, il lampo di infinità. Si sa: Dio, oppure, il diavolo, abitano nei dettagli. E con perizia certosina, l’esordiente regista islandese Valdimar Jóhannsson centrifuga le leggende e i racconti popolari del suo Paese d’origine per creare la sua fiaba cinematografica, originale, meravigliosa, terrificante. Parimenti ai miti greci, questi avvenimenti, a cui tendenzialmente non crediamo non furono mai, ma sono sempre

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Lamb, Noomi Rapace in stato di grazia

È un cimento assai arduo per qualsiasi attore interpretare un personaggio, congelato dalla propria infelicità. Un essere umano obnubilato da una natura quanto mai matrigna. Ma, al netto dei dialoghi esegui, dell’assenza di scene madri, Lamb ti inchioda come un Cristo ligneo alla visione di una parabola apocrifa in cui il male e il bene sono davvero difficili da distinguere. E il merito di travolgere e trascinare lo spettatore in questo vertiginosa sospensione dell’incredulità è soprattutto degli attori. In special modo Noomi Rapace riesce a restituirci anche quello che la macchina da presa non inquadra. In fondo nascosto sotto la neve, paralizzato da un freddo che sembra eterno, Lamb parla di una perdita e di una genitorialità improvvisa e felice. E forse solo attraverso la forma animale, la raffigurazione antropomorfica di una pulsione, di un desiderio, possiamo rappresentare sullo schermo, l’umano, il troppo umano.

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Lamb, la trama del film

María (Noomi Rapace) e Ingvar (Hilmir Snaer Gudnason) sono una coppia che  vive in una remota fattoria immersa nella fredda natura islandese, dove accudiscono il loro gregge e lavorano la terra. Un giorno i due rinvengono un neonato in un loro campo agricolo e non sanno come mai si trovi lì da solo. Non avendo figli, ma allettati dalla prospettiva di una vita familiare, Maria e Ingvar decidono di tenere il piccolo con loro. Non sanno che il loro momento di gioia è destinato a finire e li porterà alla completa distruzione…

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