"C'era una volta il crimine", tra commedia e guerra

Cinema

Bruno Ployer

Nel terzo film sulla banda alle prese con viaggi nel tempo e crimini improbabili la storia si svolge in Italia nel 1943.  

“C’era una volta il crimine” esce nei cinema il 10 marzo. È una commedia che, come le altre due della serie, viaggia nel tempo. Stavolta la banda ha rubato la Gioconda e per raggiungere la porta spazio-temporale che collega al nostro tempo deve attraversare l'Italia divisa dopo l'armistizio della  Seconda Guerra Mondiale. Questa è la storia, fantasia spiritosa su uno sfondo drammatico.

Nella realtà di questi giorni però, l’attenzione generale è concentrata su una vera, tragica guerra. Le notizie e le immagini che arrivano dall’ Ucraina  (GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA) condizioneranno il pubblico di questo film nato per divertire? Lo chiediamo al cast e innanzitutto a Massimiliano Bruno, regista e attore della saga comica.

M.B. “È una coincidenza, non potevamo sapere che ci sarebbe stata una guerra in Ucraina. Credo però nello stesso tempo che sia il momento giusto per vedere questo film, perché racconta di grande solidarietà, di grande resistenza ai soprusi. Resistere è l’unico modo per non lasciare il mondo in mano a pazzi e dittatori.  Francamente non pensavo che Putin potesse entrare in quel modo in Ucraina e vilipendere così il popolo ucraino. Prima dell’uscita ho voluto vedere di nuovo il film per capire cosa stavamo proponendo: è molto divertente, ma con rispetto nei confronti dell’enorme tragedia della Seconda Guerra Mondiale. L’8 settembre del 1943 sancisce una divisione dell’Italia: da una parte la dominazione nazista, dall’altra gli Americani. La Linea gotica divideva il Paese in due e i nostri protagonisti devono attraversarlo da una parte all’altra. È un’avventura a tratti comica e divertente, ma che ha secondo noi una grande profondità di messaggio.”

 

Cosa ne pensa Carolina Crescentini, che interpreta Adele, madre di una bambina, ma sola, perché il marito è stato inviato a combattere?

 

C.C. “Il film è anche terribilmente comico, ma attraverso la risata si può dire tutto. La corrispondenza che c’è con l’attuale mi ha impressionato e vedere la mia immagine con un fucile in mano mi ha toccato. Però se serve devi anche imbracciare un’arma. In “C'era una volta il crimine” c’è un gruppo di persone costretto a scappare, a nascondersi, ad affrontare tantissimi pericoli. Bisogna che il pubblico si interroghi sul parallelismo con ciò che sta accadendo.”

 

Marco Giallini torna anche in questo film, sempre nei panni di Moreno.

 

M.G.  “Non credo che il pubblico vada a vede questo film e pensi alla guerra. Non è come se andasse a vedere “Roma città aperta”. Questo film non c’entra con la guerra vera: ci sono persone uccise, ma è una finzione, poi si rialzano. Mi viene in mente che compare anche il partigiano Sandro Pertini, interpretato da Rolando Ravello. I nostri personaggi approfittano della sua passione per il gioco delle carte.”

 

Gian Marco Tognazzi è di nuovo Giuseppe.

 

G.M.T.: “Non potevamo pensare che sarebbe accaduto tutto questo. Ora l’argomento è ridiventato attuale nella sua follia, ma con le dovute differenze. Io spero che il pubblico vada al cinema per evadere, magari trovando un punto di contatto.”

 

Si unisce alla banda ed entra nel cast di “C’era una volta il crimine” Giampaolo Morelli: interpreta un professore di Storia che guida la banda attraverso date e avvenimenti di quel 1943.

 

G.M.: “Sì, lui ha un vantaggio: conosce bene la storia della Seconda Guerra Mondiale e questo serve agli sciagurati compagni di avventura per avere un vantaggio incontrando il Duce, il Re, Pertini. È un film con tanta azione e c’è anche la guerra. È una tradizione della commedia italiana: ci sono dei cialtroni in un contesto più grande di loro, che hanno l’occasione di fare la loro parte. Certamente non potevamo prevedere un anno fa questa assurda coincidenza, però raccontare la guerra anche ridendo è un’occasione per ricordare la nostra Storia e sperare di non ripetere gli stessi errori. Siamo ancora in tempo.”

 

Giulia Bevilacqua è per la seconda volta Lorella.

 

G.B. “Il cinema serve anche a permettere agli spettatori di non dimenticare ciò che è successo, a ragionare sugli errori per cercare di non commetterli di nuovo. Certamente questo film è stranamente molto attuale. Anche a me sembra assurdo che nel 2022 ci sia ancora una guerra come questa, che ricorda molto la Seconda Guerra Mondiale. Però noi abbiamo il privilegio di poter raccontare le cose con una visione un po’ ironica, di ridicolizzare certi personaggi, di poterne ridere, perché a volte con la risata si possono affrontare problemi di ogni tipo. “

 

Spazio al sentimento

In “C’era una volta il crimine” oltre al divertimento c’è anche il sentimento che ne pensano Crescentini e Tognazzi?

 

C.C. “Questa è una caratteristica di Massimiliano Bruno, che sorridendo riesce anche a colpirti il cuore. Che sia un film o un monologo, è il suo modo: ridendo ti sciogli e sei pronto ad accogliere un impatto emotivo molto forte. Vedendo il film mi sono commossa più volte.”

 

G.M.T. “Anche Giuseppe, il mio personaggio, trova questa evoluzione. Nelle saghe a volte ci si appoggia a ciò che ha funzionato prima e il personaggio è sempre lo stesso. Massimiliano Bruno invece ha dato ai caratteri di questi film ogni volta un lato nuovo da raccontare. Ci divertiamo di più anche noi”

 

Addio al crimine?

Il regista ha annunciato che ‘C’era una volta il crimine’ sarà l’ultimo film della serie...

 

G.B. “Io vorrei che continuasse, non solo per il mio, ma per tutti i personaggi, che hanno una bellissima essenza e una bellissima struttura. E poi c’è un connubio di generi: comicità, sentimento, azione.”

 

M.B. “Vediamo. Pensiamoci un po’”

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