I Delitti del BarLume, la recensione della prima storia: "Compro Oro"

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Alessio Accardo

Fra proposte di matrimonio e minacciosi turisti italoamericani, si torna a Pineta con "Compro Oro",  la prima delle due nuove storie tratta dal mondo del BarLume di Marco Malvaldi. In prima TV assoluta lunedì 17 gennaio alle 21.15 su Sky Cinema Uno. Disponibile on demand su Sky e in streaming su NOW

In prima TV assoluta su Sky Cinema, in streaming su NOW e disponibile on demand, lunedì 17 gennaio tornano I delitti del BarLume (LO SPECIALE), con Compro oro, la prima delle due nuove storie Sky Original, coprodotte con Palomar. Tra amori, amicizie e i soliti vecchini impiccioni; lo storico cast, capitanato da Filippo Timi nei panni del barista-investigatore Massimo Viviani, scenderà in campo per risolvere il mistero di un nuovo omicidio a Pineta. Al suo fianco, come sempre, Lucia Mascino nei panni del Commissario Fusco.

IL BRIVIDO RASSICURANTE DEL RISAPUTO

Oramai si sa, su Sky Cinema l’inverno non è tale se non ci sono I delitti del BarLume, il doppio appuntamento di gennaio in cui, sul litorale dell’immaginaria cittadina balneare di Pineta (che in realtà è Marciana Marina, sull’Isola d’Elba), si intrecciano trame gialle, risate vernacolari, baci e abbracci (rigorosamente protetti da mascherina).

È così dal lontano 2013, quando Sky decise di trasferire sul piccolo schermo i romanzi gialli del pisano Marco Malvaldi, affiancando Palomar, la casa di produzione di Carlo Degli Esposti, che aveva da qualche anno rivoluzionato il panorama seriale televisivo, adattando per la tv un altro serial letterario della Sellerio, Il commissario Montalbano.

Una scommessa vinta, anche grazie all’insediamento in cabina di regia, a partire dalla seconda stagione, di un altro pisano doc - sebbene londinese di nascita - come Roan Johnson; che è stato capace di rendere più che credibile l’umbro Filippo Timi nei panni del toscanissimo protagonista, il barista detective Massimo Viviani, ottenendo un successo quasi decennale: la produzione Sky Original è ormai giunta alla nona stagione, sempre al ritmo di due episodi all’anno, in onda a distanza di una settimana. Quest’anno è la volta di Compro oro, on air dal 17 gennaio; e di A bocce ferme, dal 24.

Qual è il segreto di questa longevità? Come in molta serialità – sebbene qui ci si trovi di fronte a due episodi autoconclusivi a stagione, che durano quanto un lungometraggio – sembrerebbe che sia il fascino rassicurante di un quadro risaputo su cui innovare ai margini. In fondo i personaggi sono sempre gli stessi, interpretati per lo più dai medesimi attori (salvo cause di forza maggiore, come il forzato addio al compianto Carlo Monni); e le storie vertono sempre sulla risoluzione di un delitto da parte del protagonista, grazie al soccorso dei vecchini e soprattutto del commissario Fusco. Un’innovazione che, nel corso del tempo, si è andata facendo sempre più marcata.

Si pensi ad esempio che l’episodio di cui parliamo oggi non è più tratto da un romanzo di Malvaldi, ma più genericamente dal suo “mondo” creativo, da parte della squadra di sceneggiatori che, oltre al regista, Roan Johnson, comprende Davide Lantieri, Ottavia Madeddu e Carlotta Massimi. Un processo di progressiva emancipazione dal modello letterario senza tradirne la lettera. Anzi, l’ingresso di nuovi personaggi come, ad esempio, l’assicuratore veneto truffaldino magnificamente reso da Corrado Guzzanti, oppure Beppe, il fratellastro di Massimo  interpretato da Stefano Fresi, hanno donato nuova linfa al rodato canovaccio.

Foto di Andrea Miconi

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I Delitti del BarLume, le foto di "Compro Oro"

UN NUOVO CASO PER IL BARRISTA DI PINETA

Nel dehors del BarLume, ridente, tranquillo e soleggiato come sempre, Massimo Viviani fa un riassunto delle puntate precedenti al cospetto dei vecchini, ma rivolgendosi in definitiva a noi spettatori. Ci informa che, nonostante tutto, dopo un anno di convivenza complicata con la Tizi e con Ampelino, in un periodo drammatico come quello pandemico durante il quale tutti si son lasciati, loro no: sono rimasti assieme. La conseguenza è inesorabile: “le metto l’anello al dito e si ritorna a pipà!”, annuncia trionfante il barrista più famoso di Pineta. Ecco l’idea: recarsi da un “compro oro” a procurare un gioiello da regalare alla promessa sposa, ancora ignara. Poco importa se trovato, usato o persino rubato…

Peccato che due ore dopo Vito Cannavò, il venditore di oro siciliano, viene trovato cadavere nel suo negozio, apparentemente ucciso da una suppellettile pacchiana, ritraente una versione mignon, di color fucsia, di L.OV.E. il famoso dito di Cattelan. In seguito, si apprenderà che il commerciante avrebbe avuto una relazione adulterina con Francesca Niccolai, la moglie di un vecchio amico di Massimo, con cui stava litigando al momento del suo arrivo. E il mistero si infittisce…

Trattandosi di un giallo, o se si preferisce di un mistery, di più non diremo, onde evitare il temibile effetto spoiler; se non che Cannavò aveva stipulato una polizza vita col Pasquali, che però – guarda caso – non copre i danni in caso di morte in seguito a una rapina. “Queste sono le piccole contraddizioni del capitalismo” asserisce senza tema di smentita il Pasquali: “Il Cannavò facendosi ammazzare mi ha fregato!”

Vi basti per ora sapere che la convivenza forzata di Beppe e del Pasquali continua a garantire baruffe e risate, a partire da quelle scaturite dal rimpianto di quella ”spezietta” così speciale che lo aveva tanto sedotto nei precedenti episodi. C’è poi spazio naturalmente per la gelosia di Massimo nei confronti del fratellastro Beppe, innamorato pazzo della Tizi. Per Cioni e Govoni, sempre più coppia comica stile Gianni e Pinotto; e per la tronfia prosopopea ridicola di Gianluigi Maria Tassone, oramai elevato al rango di improbabile Capo della Polizia. E che nell’infinito girovagare del Viviani, in perpetua cerca di fissa dimora, l’unica persona che parrebbe dargli ricovero, pur dietro il suo severo cipiglio, è il commissario Fusco.

E ancora, in una sarabanda di evocazioni spericolate e di giocosi rimandi intertestuali, troviamo qui: Emo che tenta di convincere i “bimbi” a un’incredibile trasferta sui ghiacciai del nord Italia armato di vetusti sci anni ’70. Pasquali che viene prelevato dai reparti speciali della DIA mentre fa il saluto al sole. Sparatorie al rallenty da action-movie con Keanu Reeves; e boss mafiosi di Las Vegas neanche fossimo in Casinò di Martin Scorsese. E, infine, persino la citazione del “cargo battente bandiere liberiana” di verdoniana memoria.

L’episodio si conclude con Timi\Viviani che si rivolge al pubblico guardando direttamente in macchina, e ricordandoci che lui, nonostante tutto, “vola alto sulle miserie umane”. Che è forse, a ben vedere, la vera cifra stilistica di questo universo cinematografico così peculiare. 

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