In una lunga lettera aperta pubblicata su Variety, l'attrice premio Oscar per Monster's Ball racconta il suo rapporto col collega scomparso. Un modello e una figura paterna che l'ha accompagnata attraverso tutta la sua vita e con cui condividerà sempre un primato
“Sono cresciuta idolatrando Sidney Poitier”. Si apre così la lunga lettera aperta che Halle Berry ha dedicato al grande divo di Hollywood, il primo afroamericano a conquistare un Oscar come migliore attore protagonista, a pochi giorni dalla sua scomparsa. Il commosso e commovente ricordo dell’attrice, anche lei premio Oscar, è stato pubblicato da Variety.
Una bambina davanti alla tv
Halle Berry racconta del suo primo “incontro” con Poitier, di quella volta che, a 9 anni, incappò in una replica televisiva di Indovina chi viene a Cena?. “Ero una bambina abbandonata a se stessa, figlia di una ragazza madre bianca e di un padre nero, la cui unione era malvista dai genitori”. Facile dunque immaginare l’impatto che la pellicola, che racconta proprio di un amore interrazziale e di come venga percepito dalla società bianca dell’epoca, abbia potuto avere sulla giovane Halle Berry. “Per la prima volta nella mia infanzia mi sentii vista. Capita. Legittimata. Il mondo già conosceva Sidney, che è morto la scorsa settimana a 94 anni, come uno straordinario interprete. Ma io lo percepii per la prima volta come uno specchio.
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UN'ADOLESCENZA DIFFICILE
L’attrice poi racconta della sua adolescenza, vissuta come una delle poche persone nere in una scuola piena di “facce caucasiche”, del non sentirsi mai accettata, di anni in cui “era raro vedere dei neri in ruoli da protagonisti, ancora di più immaginare che la nostra narrativa venisse celebrata o anche solo riconosciuta”. Tra i punti di riferimento della sua crescita, Poitier è sempre rimasto fisso, con personaggi come Cicely Tyson, Diana Ross, Dorothy Dandridge: “All’epoca, la loro mera presenza era già di per sé una forma di protesta”.
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UN MODELLO DI PADRE E UOMO
Berry prosegue: “L’impatto di Sidney su di me non si è fermato lì. Attraverso gli anni, ho guardato a lui come un esempio puro, come a un modello di umanità e di tutto ciò che è onorevole. Avevo solo quattro anni quando i miei genitori si sono separati, quando l’alcolismo di mio padre ha messo fine alla nostra famiglia. Per quanto fosse imperfetto mio padre, per quanto si fosse insinuata in profondità tra di noi la sua furia, io lo amavo, mi mancava, desideravo averlo vicino. Al centro della mia mente, e nell’assenza di mio padre, Sidney ha rappresentato tutto ciò che un uomo dovrebbe essere: imperturbabile e coraggioso, eloquente e orgoglioso, affascinante e bello. Assomigliava a mio padre anche fisicamente”.
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ISPIRATA DA LUI SUL LAVORO
Questo legame ha accompagnato Hale Berry nel corso di tutta la sua carriera: “Circa 40 anni dopo, quando ho cominciato a lavorare su Bruised, il mio debutto alla regia, sono stata ispirata da Sidney – continua – era coraggioso, ha sfruttato le opportunità che gli presentavano. Era un combattente. Chiedeva rispetto, esattamente come aveva fatto il suo personaggio nel trovarsi ad affrontare un uomo bianco nel film del 1967 La calda notte dell’ispettore Tibbs. In quel film Sidney interpreta il detective della polizia di Filadelfia, Virgil Tibbs. Quando il proprietario di una piantagione di nome Mr. Endicott (Larry Gates) schiaffeggia Virgil, il personaggio di Sidney gli restituisce immediatamente lo schiaffo, e non sussulta nel farlo. Quella scena è diventata un momento cruciale per le persone nere di ogni luogo, e Sidney insistette per includerla nel film”.
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IL PRIMO INCONTRO DI PERSONA
Halle Berry racconta del suo primo incontro di persona con Poitier: “Anni dopo averlo ammirato da lontano, ho conosciuto il mio idolo di persona. Stavo lavorando a un film HBO del 1999, Vi presento Dorothy Dandrige, la storia di un’altra pioniera che ha fatto la Storia quando venne nominata agli Oscar. Organizzai un’intervista con lui, per raccogliere ciò che potevo dei ricordi che aveva di Dorothy, ma anche per sentire cosa significava essere neri a Hollywood in un periodo in cui c’era poco spazio per noi nell’industria. Lo salutai, gli occhi che danzavano, le guance alzate – e poi mi paralizzai. Fu l’unica volta nella mia vita in cui mi sia trovata senza parole! Ero così sopraffatta dalla sua potente presenza, dalla sua aura regale, che non riuscì a dire nulla. Per diversi minuti, sono rimasta semplicemente seduta a fissarlo. Dal grande gentiluomo che era, Sidney prese la guida del nostro scambio finché io riuscì a recuperare la mia compostezza e cominciai a parlare. Con i suoi modi affettuosi, con la stessa grazia che aveva mostrato sullo schermo attraverso i decenni, mi mise a mio agio”.
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OGNI VOLTA LA STESSA EMOZIONE
Qualche anno dopo, un altro incontro con Poitier ebbe un effetto molto simile su Berry: “Lo vidi a un gala. Era seduto al mio tavolo accanto alla moglie Joanna. Guardai verso di lui e… Non. Riuscii. A. Muovermi. Nel tentativo di calmarmi e recuperare la mia voce, cominciai a parlare con Joanna. Ritrovata la fiducia in me stessa, dissi a Sidney quanto aveva significato per me. ‘Potresti essere una delle mie”, scherzò notando la mia somiglianza con le sue figlie. Realizzai in quel momento che, ogni volta che avrei visto Sidney, le mie ginocchia si sarebbero indebolite e le mie parole sarebbe svanite. Che questo significava semplicemente quanto importante lui fosse nel mio mondo. Non era solo il primo eroe nero del cinema americano. Era nobiltà e classe personificate.
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LEGATI DA UN FILO ROSSO CHIAMATO OSCAR
L’ultimo ricordo condiviso dall’attrice risale al 2002, alla cerimonia di premiazione in cui l’Academy le assegnò il suo Oscar come migliore attrice protagonista per Monster’s Ball. La stessa notte in cui Sidney Poitier, seduto in platea anche lui, ottenne il suo premio alla carriera. Halle Berry racconta che non si era preparata un discorso, non pensava avrebbe vinto, e di essersi trovata completamente sorpresa all’annuncio. Al termine del suo breve e improvvisato ringraziamento, poi, gli occhi andarono verso la platea, lì dove sapeva era seduto Poitier: “Vidi il caro Sidney, su nella balconata, apparentemente circondato da un alone, che guardava verso di me come un padre orgoglioso avrebbe fatto. I nostri cammini si erano incrociati tanti anni prima, quando io, con gli occhi spalancati e la testa piena di ricci, lo guardai piena di soggezione dal divano del mio salotto. Decenni dopo, in quel teatro, le nostre vite divennero inestricabilmente connesse – lui, il primo uomo nero a conquistare un Oscar da protagonista e io, la prima donna nera a raggiungere lo stesso traguardo nella mia categoria. In quel momento avevo la lingua legata come la prima volta che lo avevo incontrato, commossa come sono ancora ogni volta che guardo i suoi film. La storia ricorderà Sidney come un gigante dello schermo, un attore e regista leggendario, un interprete i cui enormi talenti furono eclissati solo dalla sua gentilezza. Io lo ricorderò come il mio primo specchio, e la vera misura di un uomo – e lo vedrò per sempre come l’angelo sulla balconata che veglia su di noi”.