L'attore, che lo scorso giugno ha compiuto 60 anni, in occasione di una intervista ad AARP, ha detto che le difficoltà con la memoria lo hanno costretto ad abbandonare la sua carriera da attore ma non teme di affrontare il futuro
Michael J. Fox riflette sul suo male trent'anni dopo la diagnosi di Parkinson e resta positivo nonostante l'assenza di una cura. In un'intervista ad AARP, l'attore, 60 anni, ha detto che le difficoltà con la memoria lo hanno costretto ad abbandonare la sua carriera da attore tuttavia è pronto ad affrontare qualsiasi cosa il futuro gli riserva: "Ho continuato a recitare per quasi trent'anni dopo la mia diagnosi -ha detto- e solo dopo Spin City (serie tv 1996-2001) mi sono preso una pausa poi ho fatto un paio di episodi di Scrubs - Medici ai primi ferri ed è stato divertente. Ho interpretato il ruolo di un tipo con DOC (disturbo ossessivo-compulsivo) e mi
sono reso conto che potevo usare il Parkinson per il ruolo".
Continua dicendo che ebbe un gran colpo di fortuna con The Good Wife con il personaggio di Louis Canning, un avvocato che usa i suoi sintomi del Parkinson per manipolare la giuria: "Quando non sono riuscito a recitare nel mondo in cui ero abituato -spiega- ho trovato nuovi modi. Ma poi ho raggiunto il punto in cui a volte non potevo far affidamento sulla mia capacità di parlare il che voleva dire non recitare in modo tranquillo così l'anno scorso ho mollato". Fox ha detto anche che tra i rimpianti ha quello di non essere riuscito a interpretare un ruolo in Ghost ma con il senno di poi ha capito che non poteva esserci altro al di fuori di Patrick Swayze.