L'Italia a Wembley di sabato sera? Fantozzi aveva previsto tutto...

Cinema

Giuseppe Pastore

Per la prima volta nella storia gli azzurri giocano in prima serata di sabato nel tempio del calcio londinese, come nella famosa scena de "Il Secondo Tragico Fantozzi": storia di una sequenza entrata nella leggenda del cinema italiano

“Sabato 18, alle ore 20 e 25, in telecronaca diretta da Wembley Inghilterra-Italia, valevole per la qualificazione della Coppa del Mondo. Fantozzi aveva un programma formidabile: calze, mutande, vestaglione di flanella, tavolinetto di fronte al televisore, frittatona di cipolle per la quale andava pazzo, familiare di Peroni gelata, tifo indiavolato e rutto libero”. Il secondo tragico Fantozzi, secondo capitolo della lunga saga inventata da Paolo Villaggio e per primo portata al cinema da Luciano Salce, uscì al cinema il 15 aprile 1976: la scorsa primavera sono dunque caduti i 45 anni di questo classico della comicità italiana che in quasi mezzo secolo non ha mai perso un grammo di smalto, nonostante (o forse proprio per questo) sia molto diverso dai canoni attuali della nostra comicità, molto più consolatoria. Invece Fantozzi (in particolare i primi capitoli) è acidissimo, corrosivo, senza speranza: i pochi momenti in cui il ragioniere sembra averla vinta sono solo preparatori a un'umiliazione ancora peggiore. Ridiamo di lui per esorcizzare il fantozzismo che si nasconde in ciascuno di noi. E oggi, in un luminoso esempio di immaginazione che anticipa la realtà, dopo 45 anni la Nazionale (speciale Euro 2020) giocherà la sua prima partita a Wembley di sabato sera: fino a ora, era stata ospite dell'Inghilterra solo di mercoledì, mentre una sola volta aveva giocato a Londra di sabato ma in uno stadio diverso da Wembley (contro l'Irlanda al Craven Cottage nel giugno 2014). Perciò il consiglio rimane ancora validissimo: sabato sera, intorno alle 21, mettete i cellulari in modalità aereo e silenziate ogni chat...

La pietra miliare di questo film è incastonata più o meno a metà dell'opera: Fantozzi non vede l'ora di passare un bel sabato sera davanti alla tv per Inghilterra-Italia, ma viene richiamato al dovere proprio mentre sta dicendo a sua moglie Pina di staccare il telefono. Dall'altro capo del filo c'è il ragionier Filini, ma l'entusiasmo viene presto smorzato dalla ferale notizia: “Dobbiamo immediatamente andare a vedere un film cecoslovacco – ma con sottotitoli in tedesco!”. Così Fantozzi si rassegna a tornare in azienda munito di radiolina, mentre dalle finestre spalancate di tutto il condominio e di tutta la città (è estate?) si diffonde la telecronaca di Nando Martellini. Ad aspettare lui e tutti i suoi colleghi c'è l'ennesima proiezione de “La corazzata Kotiomkin” del maestro Sergej M. Einstein (“diciotto bobine!”), di cui il professor Guidobaldo Maria Riccardelli (interpretato da Mauro Vestri), suo superiore e fanatico del cinema d'essai, possiede una rarissima copia personale che infligge quasi tutte le settimane ai suoi sottoposti. 

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Nel frattempo, la Nazionale sta giocando la più grande partita della sua storia (“Si diceva che l'Italia stava vincendo per 20-0 e che aveva segnato anche Zoff di testa su calcio d'angolo”) e questa è la goccia che fa traboccare il vaso: al momento del solito dibattito post-film, Fantozzi trova il coraggio mancato per anni e sale sul palco, deriso dal borioso Riccardelli (“Chissà quale profondo giudizio estetico avrà maturato in tutti questi anni!”). E urla: “Per me la Corazzata Kotiomkin è una cagata pazzesca!”, nel tripudio generale dei suoi colleghi servili e ruffiani (“novantadue minuti di applausi!”). Spezzate finalmente le catene, sempre Fantozzi dà inizio al linciaggio del suo aguzzino – la maledetta pellicola viene anche data alle fiamme – e alla rappresaglia: “Riccardelli fu costretto per due giorni e due notti consecutive a visionare ininterrottamente a rotazione Giovannona Coscialunga, L'Esorciccio e La polizia s'incazza”. Ma la punizione non tarda ad arrivare: al terzo giorno “la polizia s'incazzò davvero” e fa irruzione nella sala cinematografica con i lacrimogeni, costringendo i ribelli alla resa. La vendetta di Riccardelli è efferata: gli ammutinati sono condannati a rimettere in scena la sequenza principale del capolavoro distrutto, quella della carrozzella che cade dalla scalinata sotto il fuoco dei soldati, tutti i sabati pomeriggio fino all'età pensionabile. La signora Pina presta il volto alla “madre” (con il suo famoso “occhio”), mentre al povero Fantozzi tocca l'ingrato ruolo del neonato nella carrozzella...

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il Secondo Tragico Fantozzi, tra corazzate, contesse e frittatone

La corazzata Kotiomkin è ovviamente una citazione della celebre Corazzata Potemkin di Sergej Ejzenstein, che “per colpa” del Secondo Tragico Fantozzi gode di cattiva fama nel nostro Paese: in molti, per esempio, ignorano che nella versione italiana quel film durava appena 67 minuti (altro che “diciotto bobine”) ed è oggettivamente un manuale di montaggio e di simbolismo: memorabili almeno le tre inquadrature della statua del leone, prima dormiente poi sempre più vigile e arrabbiato fino a ruggire, che rappresentavano il risveglio del popolo russo. Non potendo fare alcun riferimento diretto all'originale, anche le scene della pellicola di Riccardelli furono rigirate ad hoc di fronte alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea a Roma, “maltrattando” il girato in maniera tale da ottenere un effetto d'invecchiamento. Sono invece autentiche le immagini della Nazionale che filtrano dalla tv accesa in portineria: sono i primi istanti di Italia-Olanda del 22 novembre 1975, partita valida per le qualificazioni agli Europei e vinta 1-0 dagli azzurri, che quel giorno schieravano quasi gli stessi giocatori – Zoff, Gentile, Rocca, Benetti, Bellugi, Facchetti, Causio, Antognoni, Savoldi, Capello, Pulici – citati da Nando Martellini nella sua finta telecronaca zeppa di “nasi, nuche, tibie, orecchie!”. 

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Bianco, rosso, verde, azzurro: la Nazionale nel cinema italiano

È diventato famoso l'unico giocatore inglese di cui si fa menzione, l'oscuro mediano McKinley (un nome inventato: nella storia della Nazionale dei Tre Leoni non c'è mai stato alcun McKinley) che diventa involontario elemento comico nella celebre scena del “chi ha fatto palo?” quando Fantozzi, al colmo della frustrazione per doversi perdere la partenza più folgorante degli azzurri “da 170 anni”, inchioda con l'auto e rompe una finestra al primo piano, venendo respinto con perdite. Anche se il momento più struggente e fantozziano dell'intera sequenza avviene quando il Ragioniere è ormai arrivato in azienda e viene sottoposto a perquisizione da un improvvisato servizio d'ordine. Sul tavolo giacciono decine di radioline, impianti a transistor, addirittura piccoli televisori portatili. Al contrario per esempio di un Filini che cerca invano d'imboscarsi la radio addirittura in bocca, Fantozzi non fa nulla per nascondere il suo dispositivo, eppure per miracolo starebbe quasi per farla franca: ma in quel momento, non riuscendo a sottrarsi alla propria indole, leale e vigliacca allo stesso tempo, è lui stesso a consegnare sua sponte il corpo del reato, ricevendo una sprezzante occhiata di disapprovazione. È una scena di pochi secondi, praticamente muta, che merita lei sì i famosi “92 minuti di applausi”: curiosamente, più o meno gli stessi di una partita di calcio...

 

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