In un'intervista televisiva per promuovere il nono capitolo di Fast & Furious, il popolare wrestler ha indispettito decine di milioni di cinesi ed è stato costretto a un messaggio di scuse in mandarino
Brutto incidente diplomatico capitato a John Cena, in questi giorni in Estremo Oriente per promuovere il nono capitolo della saga di Fast and Furious: la prima tappa del viaggio è stata Taiwan, primo Paese asiatico dove il film è approdato nelle sale. E proprio una frase apparentemente innocente, pronunciata in un'intervista televisiva, ha scatenato un polverone.
“Taiwan è il primo Paese in cui F9 è uscito”, ha detto Cena all'emittente taiwanese TVBS: frase che non è affatto piaciuta in Cina, dove Taiwan è considerato un territorio separatista senza dignità da “Paese” indipendente. La pressione di uno Stato da oltre un miliardo di abitanti ha costretto Cena a un messaggio riparatore pubblicato su Weibo, pronunciato in mandarino: "Mi dispiace per il mio errore. Devo dire ora che si tratta di una cosa molto, molto, molto, molto importante, e che amo e rispetto la Cina e il popolo cinese", riferendosi all'intervista concessa a TVBS come “un errore” a causa del fatto che ha dovuto fare molte interviste. Ma l'eco di queste scuse è arrivata anche sui social "occidentali", con un diluvio di critiche da parte di chi, invece, difende l'indipendenza di Taiwan, come si nota nei commenti a questo post pubblicato il 25 maggio.
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Il mercato asiatico è la principale fonte di introiti per la saga di Fast and Furious: Variety ha scritto che da Cina e dintorni vengono 135 milioni dei 162 incassati in tutto il mondo dall'ultimo capitolo della saga con Vin Diesel. Normale, quindi, la grande attenzione a eventuali polemiche anche politiche. “L'inchino” a Pechino però avrebbe fatto storcere il naso anche alla politica USA: Mike Pompeo, ex segretario di Stato durante l'amministrazione Trump, ha criticato il wrestler su Twitter.