Il 20 maggio 2001 il regista romano otteneva il suo maggior riconoscimento in carriera spuntandola "in volata" su "La Pianista" di Haneke. Storia e segreti dell'ultimo trionfo sulla Croisette del nostro cinema
20 anni fa, il 20 maggio 2001, Nanni Moretti si aggiudicò uno dei massimi riconoscimenti riservati al cinema d'autore: la Palma d'Oro al Festival di Cannes, vinta per La stanza del figlio. Era una domenica sera di metà primavera, riscaldata da una telefonata ricevuta di buon mattino: si presenti al Palais. Segno inequivocabile che un premio sarebbe arrivato. Sì, ma quale?
La stanza del figlio aveva commosso e spiazzato gli spettatori abituati al Moretti autoreferenziale degli anni Ottanta e ancor più dei Novanta, con pellicole come Caro Diario (premiato sempre a Cannes nel 1994 con il Premio alla miglior regia) e Aprile che avevano accentuato un certo narcisismo e la tendenza a mettere sé stesso e la sua storia personale al centro della scena. Invece questo film anti-retorico, durissimo nel raccontare la violenza dei sentimenti che straziano una famiglia al momento della perdita improvvisa di uno dei loro due figli, colpì allo stomaco innanzitutto per il realismo adoperato in una materia ad altissimo rischio di essere strappa-lacrime: pur mantenendo toni estremamente misurati, allo spettatore non vengono risparmiati dettagli come il martello che fissa gli ultimi chiodi nella bara, o la saldatrice che la chiude. La storia è ambientata ad Ancona: la vita dello psicanalista Giovanni, sposato con Paola (Laura Morante) con due figli, Irene (Jasmine Trinca, “lanciata” da questo film) e Andrea (Giovanni Sanfelice), va in frantumi quando quest'ultimo perde la vita a causa di un incidente subacqueo, lasciando il padre in preda al senso di colpa: l'incidente si sarebbe potuto evitare se Giovanni non si fosse recato a casa di un suo paziente, cambiando i programmi della giornata del figlio. La salvezza potrebbe essere rappresentata forse da Arianna, nome simbolico di una ragazza conosciuta da Andrea in una vacanza estiva, di cui i genitori non sapevano nulla...
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La stanza del figlio è un film “da Croisette”, ironizza qualcuno, alludendo a un'eccessiva pesantezza: in effetti non è un film leggero ma certamente una pellicola che rimane, con rimandi a Kieslowski e Ian McEwan, con una colonna sonora molto emozionante di Nicola Piovani a cui vengono abbinati brani come By This River di Brian Eno o Insieme a te non ci sto più di Caterina Caselli, forse la scena più famosa del film. E oggi, vent'anni fa, il premio a Cannes: il segreto del Festival non viene mai rivelato nemmeno ai fedelissimi, e infatti il presidente Gilles Jacob si limita a rispondere seraficamente alle sue occhiate: “Oggi non è un brutto giorno”. Il cerimoniale prevede che tutti i premi vengano snocciolati in ordine crescente d'importanza, e quindi se la serata procede senza essere chiamati sul palco è senza dubbio buon segno. Il Festival di Cannes 2001 ha un parco partecipanti lussuoso, da Mulholland Drive di David Lynch a L'uomo che non c'era dei fratelli Coen, da La promessa di Sean Penn a Moulin Rouge! di Baz Luhrmann, ma il favorito della giuria sembra La pianista, gelidissimo dramma dell'autolesionismo di Michael Haneke che sembra piacere molto a Liv Ullmann, l'attrice bergmaniana presidentessa di giuria. Tra i giurati c'è anche un italiano, Mimmo Calopresti, amico di Moretti, che si spende molto per farle cambiare idea, spalleggiato dai colleghi Julia Ormond, Charlotte Gainsbourg, Terry Gilliam, Mathieu Kassovitz...
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Pochi istanti prima, passeggiando nervosamente nel foyer prima dell'inizio della cerimonia, gli si avvicina David Lynch: “Nanni, un giorno o l'altro ti ucciderò”. Moretti lo riconosce e, preso alla sprovvista, balbetta: “Ma veramente non so ancora se ho vinto”. “Non importa, ti ucciderò lo stesso”. I premi scivolano via uno dopo l'altro, e Moretti ancora non viene chiamato sul palco. La Pianista intanto vince due premi, per il miglior attore (Benoit Magimel) e la miglior attrice (Isabelle Huppert). Il Premio per la Regia viene attribuito ex aequo a Lynch e ai Coen: ne rimangono solo due. All'annuncio del Gran Premio della Giuria al regista austriaco, dal gruppo italiano parte un'ovazione da stadio. Finché Liv Ullmann si alza e proclama: “The Palme d'Or goes to Nanni Moretti!”. Antonio Banderas e Melanie Griffith consegnano la Palma a un Moretti non si è preparato alcun discorso e sul palco si lascia sopraffare dalle emozioni: “La voce mi si strozzava in gola e non riuscii nemmeno a dire la parola heureux, felice. Dissi semplicemente: je suis content”. Dopo un lungo digiuno durato per tutti gli anni '80 e '90, l'Italia tornava a vincere la Palma d'Oro ventitré anni dopo L'Albero degli Zoccoli di Ermanno Olmi. E da allora, un'emozione così non ci è più ricapitata. Ci riproviamo a luglio? Moretti dovrebbe ancora essere in concorso con "Tre Piani", tratto dall'omonimo romanzo di Eshkol Nevo.