Tenet, le prime recensioni USA: "Film gigantesco", "No, troppo contorto"

Cinema

In uscita tra pochi giorni, il nuovo attesissimo film di Nolan è stato già visto in anteprima dalla critica americana: un grande spettacolo che ha suscitato pareri contrastanti

In tutto il mondo si avvicina l'uscita di Tenet, il nuovo attesissimo film di Christopher Nolan che, come vi abbiamo anticipato già da settimane, uscirà prima in Europa (il prossimo 26 agosto) che negli Stati Uniti (una settimana dopo). Le principali testate americane gli hanno però già dato un'occhiata in anteprima e, rispettando i tempi e l'obbligo di non fare alcuno spoiler, stanno iniziando a dire la loro sul film. I primi commenti sono contrastanti: ne abbiamo scelti due autorevoli e molto significativi.

"Perfetto per quest'epoca"

Variety, bibbia dello showbiz statunitense, elogia il film: “Un futuristico ritorno al passato, un grande spettacolo d'intrattenimento: la sceneggiatura è complicata ma anche abbastanza elegante, ma a ispirare meraviglia è il respiro muscolare del suo cinema”. A Nolan non dev'essere dispiaciuto – osserva il critico Guy Lodge – indossare i panni del salvatore della patria e del cinema, chiamato a risollevare il destino della settima arte dopo la pandemia: Tenet calza a pennello per quest'epoca tanto ansiosa, nella sua natura di “cornucopia di caos e minaccia, in cui la salvezza dell'umanità dipende dalla capacità di dare una nuova forma al tempo e allo spazio”.

British director Christopher Nolan arrives on May 13, 2018 for the screening of a remastered version of the film "2001: A Space Odyssey" at the 71st edition of the Cannes Film Festival in Cannes, southern France. (Photo by Alberto PIZZOLI / AFP)        (Photo credit should read ALBERTO PIZZOLI/AFP via Getty Images)

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"troppo cerebrale"

Meno entusiasta Indiewire, che assegna a Tenet un voto piuttosto basso (C-, l'equivalente di un 5,5): “un film grande, ambizioso, ma del tutto privo di senso dell'umorismo, in cui Nolan sembra più che mai immerso nelle sue cerebrali macchinazioni. Un sermone senza gioia in cui gli attori fanno la figura di semplici portavoce, chiamati a spiegare e chiarire i dubbi, le domande e le richieste del pubblico”. La strategia sembra chiara, conclude il critico Mike McCahill: “scombinare la mente dello spettatore così tanto che sarà costretto a visioni multiple per rimetterla a posto”.

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