Il regista premio Oscar per "Argo" adatterà per il cinema un libro di Sam Wasson sulla produzione e la lavorazione del grande cult di Roman Polanski: ancora mistero sul cast
Il cinema americano prosegue nella strada della rievocazione e dell'autocelebrazione del proprio leggendario passato: dopo la strepitosa “operazione nostalgia” promossa da Quentin Tarantino con C'era una volta a Hollywood..., toccherà a un altro quotatissimo regista come Ben Affleck far rivivere la Los Angeles anni Settanta. Nientemeno che quella in cui fu pensato, scritto e girato Chinatown, il cult che a metà degli anni '70 fece risorgere i grandi noir di trent'anni prima, con Jack Nicholson e Faye Dunaway, per la sceneggiatura di Robert Towne e la regia di Roman Polanski (anche lui un personaggio presente nel film di Tarantino...).
Noir intricato, ispirato a quelli con Humphrey Bogart degli anni Quaranta (c'è anche il memorabile cameo del vecchio John Huston, autore di capolavori come Il mistero del falco), Chinatown era però dotato di un'energia e di un'inventiva propria e originale, merito del grande sceneggiatore Robert Towne, morto lo scorso 26 ottobre: figura mitica della Hollywood della rivoluzione post '68, sposato ben sette volte, dalla tipa tumultuosa, diede vita a un copione perfetto dalla prima all'ultima riga. Chinatown ebbe una lavorazione travagliata: Affleck attingerà a The Big Goodbye: Chinatown and The Last Years of Hollywood, il libro di Sam Wasson uscito lo scorso febbraio che ricostruisce le difficoltà di produzione e i mille aneddoti attorno alla lavorazione, dalla lite tra Roman Polanski e Faye Dunaway alle scene girate da un John Huston del tutto ubriaco. Film quasi costantemente illuminato dalla luce del sole della california eppure molto oscuro, con un finale terribile e indimenticabile, Chinatown rispecchiava i fantasmi ancora presenti nell'animo di Roman Polanski dopo la strage di Cielo Drive dell'agosto 1969, quando gli adepti della setta di charles Manson avevano massacrato cinque persone tra cui sua moglie Sharon Tate.
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E il film di Affleck si chiamerà proprio The Big Goodbye, un titolo che riecheggia peraltro quello di un altro grande noir “moderno” della stessa epoca, The Long Goodbye di Robert Altman con Elliott Gould, tratto da un romanzo di Raymond Chandler ma ambientato nella Los Angeles contemporanea. Per Ben Affleck un'occasione per rilanciare la propria carriera da regista, che pareva lanciatissima dopo l'exploit di Argo (2012, un altro “film nel film”) e invece ha accusato una brusca frenata con il flop de La legge della notte (2016). Ancora massimo riserbo sul cast: chi interpreterà Polanski? Chi si farà incerottare il naso come Jack Nicholson? Dopo l'indiscrezione lanciata dal sito Deadline Hollywood, sulla pagina IMDB del film ancora tutto tace...