Hammamet, Gianni Canova presenta il film su Craxi con Pierfrancesco Favino

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Gianni Canova

Gianni Canova

Questa volta il Cinemaniaco ci presenta il biopic di Gianni Amelio sul leader politico. Un film da non perdere in onda in prima tv su Sky Cinema Due giovedì 23 luglio

Questo è un film che va visto senza pregiudizi ideologici. Dovete cercare di pensare a quello che vedete. E non vedere sempre e solo ciò che già pensate.

Perché c’è un obiettivo di fondo nella decisione del regista Gianni Amelio e dell’interprete Pier Francesco Favino di raccontare l’esilio di Bettino Craxi in Tunisia: estrarre il “fantasma” di Craxi sia dalla cronaca sia dalla favola per traghettarlo in una dimensione tragica:

il Craxi di Amelio/Favino non è né quello delle monetine lanciategli addosso all’Hotel Raphael né quello trionfante al 45° Congresso del PSI né quello che un prete del collegio in cui andava da piccolo definiva sprezzantemente “Malfattore Manigoldo Malvivente Maligno Maledetto”.

Diventa piuttosto un personaggio shakespeariano, un mix di Re Lear e di Agamennone, l’ipostasi del re caduto, del Potere che crolla, della vita che fugge. Crepuscolare e furente, non riconciliato, dolce e cattivo, egoista ma generoso.

 

 

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La straordinaria Performance di Pierfrancesco Favino

La prova di Pierfrancesco Favino è gigantesca: come mosso da una pulsione imitativa assoluta, l’attore cerca di riprodurre su di sé i tratti fisici e psicologici più connotativi della figura di Craxi. E lo fa con un’esattezza e un’aderenza impressionanti, coinvolgendo nella hybris mimetica non solo il volto e il corpo ma la postura, il ritmo della fonazione, l’intonazione della voce, la microgestualità quotidiana (il modo di toccarsi gli occhiali, di appoggiare pollice e indice alla radice del naso, e così via). “Sembra Craxi…”, commentavano gli spettatori all’uscita del film. Ed è vero.

 

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Craxi, tra Shakespeare e classici di Hollywood

Ma Hammamet è un film importante non solo per questo. Lo è perché non giudica e non riabilita. Hammamet non assolve e non condanna. Piuttosto interroga. Confligge. Sposta.

Consapevole che per capire davvero quello che Craxi è stato (e quello che siamo stati noi ai tempi in cui lui era al potere) Shakespeare forse è più utile delle cronache di Mani Pulite.

Shakespeare e il cinema. Fateci caso: nella grande villa di Hammamet sul televisore sempre acceso passano vecchi classici del cinema hollywoodiano.

Là dove scende il fiume di Anthony Mann, Le catene della colpa di Jacques Tourneur, Secondo amore di Douglas Sirk. Perché Amelio li ha inseriti?

Un western, un noir, un mélo: non è che questi tre generi hanno a che fare con la vicenda storica di Craxi molto più di quanto sospettassimo prima di vedere Hammamet?   

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