Omaggio a Peppino Impastato con I Cento Passi

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Fausto Galoisi

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Sabato 9 maggio in prima serata Sky Cinema Due ricorda Peppino Impastato con I Cento Passi, la pellicola di Marco Tullio Giordano premiata per la miglior sceneggiatura al Festival di Venezia 

Ricordando Peppino Impastato

Il 9 Maggio del 1978, mentre l’Italia è sotto shock per il ritrovamento del cadavere del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro in via Caetani a Roma dopo 55 giorni di prigionia, in un paesino della Sicilia affacciato sul mare muore dilaniato da una violenta esplosione un giovane che milita nella sinistra extraparlamentare e che, come molti suoi coetanei, si batte contro la mafia che uccide la sua terra e i suoi sogni.

Il suo nome è Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino, e la sua storia passa praticamente inosservata fino a quando, dopo oltre 20 anni, Marco Tullio Giordana non realizza un film che viene presentato con successo al Festival di Venezia e rende popolare la figura di questo personaggio scomodo, anche grazie alla straordinaria interpretazione di un giovanissimo, esordiente Luigi Lo Cascio, che brucia lo schermo con una forza dirompente.

Un film in Cento Passi

I cento passi ci racconta la storia di un ragazzo che ha respirato l’aria del ’68 ed è cresciuto sfidando le regole imposte dalla mafia, pur appartenendo a una famiglia mafiosa. Nel corso degli anni il suo dissenso trova espressione attraverso un circolo culturale, un giornale e soprattutto Radio Out, un’emittente libera dove Peppino dà libero sfogo al suo umorismo dissacrante, contrapponendosi alla “cultura del silenzio” con le armi dell’ironia, dell’irriverenza e dell’immaginazione.

La sua è una storia emozionante e per certi versi esemplare, in cui si intrecciano impegno civile e umori generazionali, conflitti famigliari e criminalità organizzata, furori pasoliniani e movimentismo giovanile.

Marco Tullio Giordana si ispira alla filmografia di Francesco Rosi e al miglior cinema hollywoodiano “di denuncia”, utilizzando efficacemente l’effetto nostalgia, anche attraverso la musica “evocativa” dei Procol Harum (“A Whiter Shade of Pale” naturalmente).  Il risultato è un film che col passare degli anni si imposto come un autentico cult. Un film sulla mafia certo, ma anche sul conflitto padri-figli e soprattutto “un film sull’energia, sulla voglia di costruire, sull’immaginazione e la felicità di un gruppo di ragazzi che hanno osato guardare il cielo e sfidare il mondo nell’illusione di cambiarlo”, come ha dichiarato lo stesso regista.

E per finire una curiosità: “Non ci sono davvero cento passi per andare da casa di Peppino a quella del boss: si tratta solo di attraversare la strada. La mafia è ancora più vicina di quanto sembra. Eppure quella distanza, anche se minima, segna un abisso tra due mentalità opposte.” Giovanni Impastato 

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