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Zero Dark Thirty, il film sulla caccia a Bin Laden è su Sky Cinema Due

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Fausto Galosi

A 9 anni dalla morte di Osama Bin Laden Sky Cinema Due propone (sabato 2 maggio alle 21:15)  uno dei film più discussi degli ultimi anni, Zero Dark Thirty di Kathryne Bigelow con Jessica Chastain

 

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La mia intenzione era quella di ottenere più resoconti possibili direttamente dalle persone coinvolte nella missione ed alla fine sono stato fortunato, perché ho avuto la possibilità di scrivere una sceneggiatura fatta quasi esclusivamente di racconti reali”. Parola di Mark Boal, sceneggiatore di fiducia, oltre che compagno, della prima donna che ha conquistato il premio Oscar per la miglior regia, Kathryn Bigelow.

Il film è uno dei più discussi degli ultimi anni. Perché affronta un tema delicato e controverso come le “tecniche d’interrogatorio rinforzate”: in pratica una forma di tortura autorizzata e largamente utilizzata in una situazione in cui “le normali regole e la moralità non sono poi così delineate”, come sottolinea lo stesso Boal, per molti anni corrispondente di guerra e anche lui vincitore di Oscar insieme alla Bigelow per The Hurt Loker.

Lo scenario è quello della lotta al terrorismo, e in particolare la caccia ad Osama Bin Laden. Una “mission impossible” i cui particolari sono sempre rimasti segreti.  Una missione impossibile anche dal punto di vista produttivo, che ha richiesto finanziamenti indipendenti (l’argomento Bin Laden non ha mai convinto Hollywood) e un lungo lavoro di ricerca e documentazione, per fare luce su un’operazione di intelligence di portata storica, anche attraverso l’accesso a una serie di documenti riservati.

Il modello di riferimento dichiarato è il “New Journalism” degli anni 60, quando grandi scrittori americani hanno cominciato ad applicare le tecniche della letteratura alla cronaca di avvenimenti reali.

Il risultato è un mix di film d’azione, reportage investigativo e dramma bellico. Un film che porta lo spettatore in prima linea di fronte a una realtà che non conosceva, attraverso gli occhi di un’agente della CIA specializzata nella cattura di terroristi. Una giovane donna che “svolge un lavoro in cui si pretende molto da sé stessi”, per usare le parole di uno dei protagonisti della storia. Un lavoro che a poco e poco si trasforma in una sorta di ossessione personale, che mette in crisi la sua stessa identità, oltre che il suo modo di vedere le cose. Perché trovare Bin Laden per lei significa in un certo senso ritrovare sé stessa.

Interpretato da una straordinaria Jessica Chastain, giustamente premiata con il Golden Globe, interamente girato in location reali, in India, Pakistan e Giordania, con largo impiego di riprese a mano, anche notturne o a raggi infrarossi, per restituire l’esperienza vissuta dai Navy SEAL, le forze speciali impegnate nell’incursione contro il più ricercato terrorista di tutti i tempi,  Zero Dark Thirty è un film che non può lasciare indifferenti, per la crudezza dell’approccio e il ricorso a situazioni e immagini disturbanti. D’altra parte l’intenzione dichiarata è proprio quella di raccontare la storia di chi “si sporca le mani”.

Il titolo nel gergo militare significa mezzanotte e mezzo, cioè l’ora in cui il 2 maggio 2011 scattò l’operazione militare che portò all’uccisione di Osama Bin Laden. Un evento che colse di sorpresa gli stessi autori del film, che dall’11 settembre 2001 stavano lavorando a una pellicola sulla caccia al numero uno di Al Quaeda e si trovarono costretti a ripensare e riscrivere completamente la sceneggiatura.

Ma il punto di partenza, il motore del film, resta evidentemente la ferita mai rimarginata dell’attentato alle torri gemelle. Non a caso Zero Dark Thirty inizia, al buio, con le registrazioni telefoniche autentiche delle persone intrappolate nel World Trade Center. Anche perché da quel buio non siamo ancora usciti del tutto e forse non ne usciremo mai.