Nel trentennale della scomparsa di Cesare Zavattini (13 ottobre 1989), una mostra, un catalogo, un convegno offrono un ritratto del tutto nuovo, inedito, di uno dei più singolari e poliedrici artisti e protagonisti del Novecento. La mostra è a Reggio Emilia, a Palazzo da Mosto, fino all'1 marzo
(@BassoFabrizio
Inviato a Reggio Emilia)
Si è sempre considerato un uomo della Bassa. Anche quando era dall'altra parte del mondo. Nato a Luzzara, al confine tra le province di Reggio Emilia e di Mantova, Cesare Zavattini, il Zà, non ha mai dimenticato le sue radici. Ora, nel trentennale della sua scomparsa, il 13 ottobre 1989, una mostra, un catalogo, un convegno offrono un ritratto del tutto nuovo, inedito, di uno dei più singolari e poliedrici artisti e protagonisti del Novecento. La mostra è a Reggio Emilia, a Palazzo da Mosto, fino all'1 marzo.
Per fare un esempio di quanto all'estero fosse un baluardo, e nella mostra curata da Alberto Ferraboschi è molto ben rilevato, sul finire del 1986, Gabriel Garcia Marquez diceva che in Sudamerica, quando si parlava di fare cinema, il punto di riferimento era il Neorealismo italiano "il cinema con meno risorse e il più umano che sia mai stato fatto". Le sale di Palazzo Da Mosto raccolgono testimonianze importanti sui suoi rapporti con l'estero e con le differenti culture che ha incontrato. E' emozionante vedere i suoi appunti autografi, le corrispondenze, le fotografie, copie dei suoi lavori tradotti in altre lingue.
Mi sono divertito ad annotare alcuni appunti, alcune frasi illuminanti a partire da "attraversano una strada sotto il livello del mare ventilata solo dai pensieri". Poi per restare nel suo dialetto di uomo di pianura c'è "stricarm' in d'na parola". E anche "fece muovere il cinema da uno spazio vuoto alla brulicante realtà delle strade, le strade di Roma". Sapevate poi da dove nasce Sciuscià, parola che è il titolo di una delle pietre angolari del neorealismo? E' una storpiatura dell'inglese shoe shine, scarpe che splendono! Insomma tra un viaggio a Cuba, uno in Argentina, un altro nell'Est europeo e quel "viaggetto sul Po" del 1967...beh davvero si vola, con Zà, "verso un regno dove buongiorno vuol dire veramente buongiorno!".