18 Regali: l'intervista a Vittoria Puccini e Benedetta Porcaroli
CinemaDiretto da Francesco Amato e distribuito da Vision e Universal, il film si ispira alla storia vera di Elisa Girotto e vede nel cast Vittoria Puccini, Benedetta Porcaroli ed Edoardo Leo. Abbiamo incontrato le due protagoniste femminili, sul set, madre e figlia. L'intervista
La storia a cui Francesco Amato si ispira è una storia vera, di quelle che ti entrano nel cuore e ci restano, “un inno alla vita”, come la stessa Vittoria Puccini, protagonista del film, sottolinea nel corso dell’intervista. Difficile trovare le parole per descrivere la forza e il coraggio di una donna che subito dopo il parto scopre di avere un tumore incurabile e soli due mesi da vivere. La morte e l’amore per la vita di Elisa Girotto hanno commosso il mondo intero e la decisione di lasciare 18 regali per i futuri compleanni di sua figlia, parla per lei, con la delicatezza di un alito di vento e l’intensità di un fiume in piena. Un viaggio che fa i conti con il destino, con l’ineluttabilità della vita, il dolore, i sentimenti, la malattia e la perdita. “Elisa vedeva la vita per quello che era e la affrontava sempre con il sorriso sulle labbra, non perdendosi mai d’animo e godendo di ogni secondo che le veniva concesso. Spero che la storia di mia moglie aiuti le persone a riflettere sull’importanza dell’amore verso la vita, che va sempre vissuta a pieno, anche nei momenti di difficoltà”, queste le parole di Alessio Vicenzotto. Nell’attesa che il film esca nelle sale, a partire dal 2 gennaio, leggi l’intervista alle due protagoniste femminili, Vittoria Puccini (sul set Elisa) e Benedetta Porcaroli (Anna, sua figlia).
Una scelta coraggiosa, 18 Regali.
Vittoria Puccini (V.P.)
C’è stato un lavoro lunghissimo sul soggetto, questa storia poteva essere raccontata in mille modi diversi, inventarsi l’incontro tra una donna e una figlia che nella vita si sono conosciute per pochissimo tempo e che invece grazie a questo escamotage riescono a conoscersi è un po’ l’idea del film, la chiave originale. Poi è venuta la sceneggiatura ma è stata una cosa più fluida, capire il fuoco e come costruire la narrazione ha richiesto tantissimo tempo. E’ stata una lavorazione molto coinvolgente, un’esperienza unica e preziosa.
Benedetta Porcaroli (B.P.)
Entrare nel genere melodrammatico in maniera così precisa e puntuale è stato coraggiosissimo e non è una cosa che al cinema si vede spessissimo. (V.P.): vero, tant’è che il regista ci ha inviato a metterci l’emozione, senza recitare per sottrazione e senza enfatizzare, doveva essere tutto molto credibile. (B.P.): e infatti si è creato un equilibrio sottilissimo.
Come si siete preparate per calarvi nella parte?
Vittoria Puccini
Innanzitutto parlando con il marito di Elisa e con la sua famiglia; conoscendo il suo mondo, vedendo la sua casa, prendendo in mano quella lista. Leggendo le sue lettere mi ha colpito la sua praticità, la capacità di proiettarsi nel futuro, che per una persona malata richiede molto coraggio, scegliere l’asilo, pensare a quanti anni regalarle la sua prima bicicletta, a che età il mappamondo…Questo senso pratico nel pensare all’organizzazione della vita della figlia e lasciarle degli insegnamenti molto semplici, nel senso più alto e più bello del termine: vivi la vita, goditi ogni momento perché la vita vale la pensa di essere vissuta. Mi ha colpito inoltre la sua maturità. In che senso? Io sono madre e non lo sono diventata subito in maniera automatica, ci sono delle cose che ho imparato con l’esperienza, vedendo mia figlia crescere, Elisa invece, già prima del parto aveva una consapevolezza dell’essere madre, mi ha sconvolto. Non so se venisse dalla malattia, ma già aveva capito tutto.
Benedetta Porcaroli
Ho letto la sceneggiatura e mi sono molto emozionata, mi sono molto commossa, inizialmente ho pensato che forse non sarei stata in grado di raccontare una storia così, con una bambina che oggi ha due anni e mezzo, mi sono chiesta se sarei mai riuscita a renderle giustizia, a immedesimarsi effettivamente. Il nostro lavoro è anche un po’ inventarsi un’emozione, significa prendere una tua esperienza, cercare di elevarla a potenza e scatenare un immaginario che a volte può essere più atroce della realtà. Al contempo mi sono detta che sarei stata felicissima di poterlo fare e piano piano il film mi è venuto incontro. Ho iniziato a vedere i contorni di questa storia e del mio personaggio più nitidi, ho iniziato a sentirmi lei, a capire come avrebbe reagito. Tutto ciò senza forzare questo processo, è stato un po’ lungo e faticoso entrare nel cuore della storia, fino al punto in cui l’ho quasi esorcizzato. Insieme a Vittoria è stata un’avventura, ci siamo anche divertite. E’ stato un viaggio catartico, lo sarà per il pubblico ma lo è stato anche per noi che lo abbiamo interpretato. Abbiamo provato tanto, ci siamo confrontati a lungo, il regista, Francesco Amato, aveva un’idea precisa di quello che dovevamo mettere nel film, è stato bravo a tirarlo fuori, trovando sempre margini di miglioramento.
Una qualità di entrambe che avete particolarmente apprezzato.
Vittoria Puccini
Credo proprio il talento puro, è la prima cosa che ho apprezzato di più.
Benedetta Porcaroli
Per me Vittoria è una persona risolta e solidale nei confronti del mondo esterno, delle altre donne, una compagna di viaggio interessante.
Il momento più difficile del viaggio.
Vittoria Puccini
Non saprei dire, è stato tutto molto emozionante e vissuto in maniera intensa, forse andare a casa di Alessio è stato il momento più difficile. Il fatto che sia una storia vera amplifica tutto in qualche modo e ha sempre dato a noi un senso di responsabilità enorme; la prima volta che ho parlato con Alessio gli ho detto che non doveva aspettarsi di vedere Elisa, perché non avrei mai potuto diventare lei, potevo restituire il suo spirito e posso giurare di averci messo tutto il mio cuore. Resta chiaro che è comunque un’interpretazione e devo dire che lui ha visto il film e gli è piaciuto, è soddisfatto del risultato: questo per noi è importantissimo. Temevamo molto, era una paura che avevamo all’inizio, quando poi abbiamo iniziato a girare si sono create delle dinamiche, delle alchimie grazie alle quali questa paura si svanita, Alessio veniva sul set e ci sembrava contento di alcune scene, in particolare quella in cui stavamo tinteggiando, io entro e gli do un bacio, vista la scena Alessio si è allontanato dal monitor e piangendo mi ha detto che lei lo prendeva esattamente così. Mi è esploso il cuore.
Benedetta Porcaroli
Come ha già detto Vittoria, andare a casa di Alessio è stata veramente tosta. Aggiungo che è stata un’esperienza positiva, alla fine, provi quella sensazione che ti restituisce il cinema quando vedi qualcosa che celebra la vita nonostante dietro ci sia un dramma. Non sai come né da dove arriva ma giunge qualcosa di veramente profondo e se riesci a piangere lacrime di gioia, sei arrivato lontano.
Cosa vi ha regalato questo film?
Vittoria Puccini
Tutte queste esperienze di vita e questi incontri; 18 regali è un film che parla a ognuno in modo diverso, a seconda del proprio vissuto e della propria sensibilità, puoi essere toccato in certe corde o in altre. Io quando l’ho visto la prima volta mi sono sentita riappacificata con i miei genitori, da figlia ho capito che dietro certi errori c’è affetto e si tratta di errori umani, perdonabili, da non rimproverare. Da madre ho capito il rispetto dell’identità di tuo figlio, puoi sostenendolo, indirizzarlo, trasmettergli dei valori, ma devi saper rispettare la sua identità.
Benedetta Porcaroli
A me il film mi ha lasciato tantissimo, tantissime cose, ho fatto questo viaggio nello spazio e nel tempo, con una mamma, la scoperta di due donne che non si conoscono, sono passata attraverso un lutto che non ho vissuto. Situazioni difficili che però mi hanno lasciato questo senso di importanza della vita e di quello che abbiamo. Dopo aver visto il film, puoi immedesimarti o meno, ma raggiungere la stessa empatia. Il tema è il valore della vita, non la morte.