(@BassoFabrizio)
La storia è di quelle che ti prendono fin dalle prime righe. Fin dalle prime immagini. Una ragazza rapita riappare dopo quindici anni. Nei tre lustri di assenza è stata imprigionata da uno psicopatico in una specie di labirinto dal quale è riuscita a fuggire. Non sa come. E' una persona ferita e traumatizzata e viene ricoverata in ospedale poiché le ferite della mente sono più profonde di quelle fisiche. E' seguita dal dottor Green (Dustin Hoffman), uno specialista che stana i mostri dalla mente delle vittime. Poi c'è Bruno Genko (Toni Servillo) che si cerca indizi per catturare il mostro. L'uomo del labirinto, che arriva finalmente nelle sale cinematografiche, è il secondo film scritto e diretto da Donato Carrisi dopo il David di Donatello come regista esordiente per La ragazza nella nebbia (2017). Come il precedente, pure questa seconda prova da regista è tratta dal suo libro omonimo (Longanesi, 2017). Il libro che lo ha reso famoso è Il Suggeritore e due sono i suoi cicli narrativi: Mila Vasquez da una parte e dall'altra Marcus e Sandra. Cinque curiosità su di lui.
L'incontro con Agatha Christie
Donato Carrisi, ha confessato proprio in una intervista a Sky Cinema, che all'età di 16 anni ha parlato con la divina Agatha Christie durante una seduta spiritica e gli ha detto cose interessanti ed è convinto che il suo spirito non lo abbia mai abbandonato, che ci sia una sorta di possessione.
Premiato come miglior esordiente ai David di Donatello
Il suo è stato un debutto rinviato per anni. Certo, per sua stessa ammissione, non si aspettava subito un risultato così importante ma va detto che lo ha costruito nel tempo. E sempre, parole suo, con un po' di incoscienza. E quando gli si chiede dell'ambientazione delle sue storie, molto cupe, distanti anni luce dai colori della sua Puglia lui replica: "Il sole va bene per il giallo ma non per il thriller che ha bisogno di ambientazioni più nere".
Il serial killer della porta accanto
E' il primo a stupirsi, quando prepara un libro, di come il cattivo possa essere il signore, o la signora, della porta accanto. La riflessione scatta quando inizia ad approfondire la conoscenza di fatti reali: resta sempre stupito da come questi fatti siano vicini al nostro modo di vivere. Non è necessario essere un serial killer per uccidere qualcuno. I mostri somigliano tantissimo alle persone che frequentiamo quotidianamente e, di conseguenza, somigliano anche a noi.
La famiglia e gli amici di Martina Franca
I suoi genitori sono entrambi insegnanti. La mamma si chiama Onofria ma da tutti è stata ribattezzata Fiettina ed è una professoressa di lettere in pensione; suo padre si chiama Antonio ed è stato insegnante di educazione artistica. L'aspetto che Donato Carrisi ama ricordare è che a Martina Franca, capitale della valle d'Itria, sul crinale che separa Bari da Taranto, i suoi genitori sono molto più famosi di lui. Quando escono a passeggio sono più gli ex alunni che si fermano a salutare loro che i fan che chiedono l'autografo o il selfie all'illustre figlio. A proposito di parentado, ha studiato Giurisprudenza perché la toga fa parte della storia della famiglia Carrisi. Una volta ha raccontato che la nonna ha conservato la toga del marito, anche lui di nome Donato, come una reliquia perché sapeva che un giorno la avrebbe indossata il nipote.
Alle origini de L'Uomo del Labirinto
L'idea del romanzo nasce sul set de La ragazza nella nebbia e immediatamente Carrisi ha pensato a Toni Servillo per il ruolo di Genko, questo ispettore che potrebbe essere giunto alla sua ultima indagine e che si porta in eredità una ombra lunga quindici anni. Ancora più in profondità c'è il desiderio di provocare il pubblico poiché in queste storie complicate e seducenti si innesca una doppia sfida: lo scrittore deve creare una trama noir che il lettore e lo spettatore vogliono scardinare prima che si giunga alle ultime pagine o alle ultime immagini. Carrisi vuole ovviamente impedire che il mistero venga svelato in anticipo. Per quanto minimo.