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Dumbo: la conferenza stampa con Tim Burton, l'intervista

Cinema

Arriva nelle sale, giovedì 28 marzo, il Dumbo firmato da Tim Burton. Il regista americano è in questi giorni a Roma per il lancio della pellicola Disney: lo abbiamo incontrato e intervistato

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(@BassoFabrizio
Inviato a Roma)


L'elefantino volante di Walt Disney torna con gli occhi di Tim Burton. Il regista di Burbank ha curato una nuova versione di Dumbo, al cinema dal 28 marzo, e ha dato al simpatico elefante nato nel 1941 una nuova immagine. Quella di Burton è una storia riletta in chiave moderna, con gli immancabili slanci visionari, che non tradisce lo spirito disneyano. Ho incontrato il regista a Roma.

Mister Burton partiamo dagli occhi dell’elefantino.
Poiché si tratta di un personaggio che non parla le emozioni vanno espresse in modo diverso e quindi mi serviva una forma semplice e pura, attraverso gli occhi. Ci abbiamo lavorato molto.
C'è un appello al circo senza animali nel finale.
Pur avendo fatto un film sul circo non lo ha mai amato. Mi faceva paura e non mi piaceva vedere gli animali esibirsi. Un animale selvatico non dovrebbe fare cose che non sono nella sua natura. Diverso lo zoo che è didattico e può salvare una specie in via di estinzione.
Nessun animale al circo, dunque?
Faccio eccezione per i cavalli e i cani che sembrano divertirsi.
Mi ha ricordato in alcuni passaggi Il più grande spettacolo del Mondo di Cecil B DeMille.
Quel film raccontava di un circo quasi biblico, ci sono dieci comandamenti che aleggiano. Il mio preferito è Circus of Horrors.
In Dumbo c’è una importante componente umana.
Nella sceneggiatura ci sono parallelismi tra personaggi umani e Dumbo. C’è sempre il senso della perdita, c'è anche chi ha perso il lavoro, un braccio e la moglie. Il disorientamento c’è. E’ anche un modo per esplorare la famiglia nelle sue forme non tradizionali.
Ha scritto :"Con la Disney non ci siamo mai capiti, è stata fonte di depressione": la libertà artistica stavolta c'è?
Nessuno te la dà, la vita è così. Nelle famiglie c’è del buono, del meno buono…non c’è da fare polemica, così va la vita. Qualcuno può affermare che e vostre famiglie non hanno problemi?
Il cast: la sensazione è che lei sapesse perfettamente a chi affidare ogni singolo ruolo.
Si parlava di famiglia poco fa. Per me era importante lavorare con figure che conoscevo bene, che avevo frequentato in passato. Se ci pensiamo bene il circo è come un film, persone un po’ strane che cercano di fare qualcosa. Con Danny DeVito si diceva che abbiamo fatto tre film a tema circense e a nessuno dei due piace.
Come si inserisce la poetica di Burton in un classico Disney? Perché proprio Dumbo?
Perché è quello che più mi permetteva di fare qualcosa di vario per una serie di motivi. Non si poteva semplicemente fare un remake di un film datato. Qui si poteva prendere tematiche molto belle e rielaborarle. L’alternativa era Il gatto venuto dallo spazio.
Meglio il Batman con Nolan o con Snyder?
Mi sento molto fortunato per quella esperienza, all’epoca lavorare su Batman era nuovo e divertente. Poi può essere trasformato in qualcosa di più grande.
Quanto c’è di computer grafica nel suo Dumbo?
Ho lavorato con grandissimi autori, bisognava costruire soprattutto il set. Quello che si vede di Dreamland è tutto costruito, il set era enorme.
Il suo lavoro è anche molto tecnologico.
Le cose cambiano, abbiamo a disposizione nuovi strumenti. Le cose tradizionali un po’ mi mancano, è bellissimo il film di animazione di una volta. Resta la passione per la natura tattile di fare cinema.
Nel suo soggiorno romano andrà a trovare Dario Argento nel suo negozio Profondo Rosso?
Ci sono figure del cinema italiano che mi hanno ispirato, tra cui Mario Bava e Federico Fellini e qualche film di Ercole. Dario Argento è uno straordinario regista e ha un negozio pazzesco.
Il momento più difficile del film?
La sequenza delle allucinazioni. Era strana allora e lo è oggi e doveva restare con sfumature meno da incubo ed ecco le bolle di sapone. Ho mantenuto lo spirito della scena originale ma con un’altra forma.
Soddisfatto?
Finito un film così ti senti vulnerabile. Fra tre anni potrà sapere cosa avrei cambiato.
Riceverà il Premio alla Carriera ai David di Donatello.
Considerando che non ricevo moltissimi premi sono felicissimo poi qui mi sento a casa. Ci tengo in modo particolare avendo anche ricordato figure del cinema italiano per me vera fonte di ispirazione.