Il professore cambia scuola: l’insegnante come maestro di vita

Cinema

Camilla Sernagiotto

Aspettando l’uscita del film Il professore cambia scuola, la nuova emozionante commedia francese di Olivier Ayache-Vidal che racconta con delicatezza e intelligenza il tema scottante e attuale del faticoso ruolo degli insegnanti, ecco alcuni esempi memorabili di maestri sul grande schermo. Da L’attimo fuggente a La scuola e Mona Lisa Smile, il cinema è da sempre banco prediletto di insegnanti indimenticabili. In attesa de Il professore cambia scuola, dal 7 febbraio al cinema
 

Da lavoro più bello che esiste a professione difficilissima e con poche soddisfazioni, la parabola dell’insegnante è semmai una discesa negli Inferi, soprattutto basandosi sui fatti di cronaca degli ultimi anni.
Un ruolo un tempo molto rispettato che oggi invece si vede spodestato da insidie quali precarietà, poca motivazione, famiglie tutt’altro che collaborative e studenti che non hanno più alcuna voglia di alimentare ciò che ha reso il nostro antenato Sapiens: la curiosità.
Ma ci sono eccezioni, sia di ruolo nella vita sia di ruolo nel cinema.
Stiamo parlando dei tantissimi maestri di scuola protagonisti di altrettante pellicole, insegnanti diventati iconici per non dire antonomasie della buona scuola, come il John Keating interpretato dal compianto Robin Williams nella pellicola cult L’attimo fuggente.
Ad aggiungersi alla lunga lista di aspiranti mentori e maestri cinematografici sta per arrivare François Foucault, il professore di lettere del celeberrimo liceo Enrico IV di Parigi protagonista del film Il professore cambia scuola.
Si tratta della nuova emozionante commedia francese di Olivier Ayache-Vidal con Denis Podalydès della Comédie-Française e Abdoulaye Diallo, in arrivo dal 7 febbraio al cinema grazie a PFA Films ed EMME Cinematografica.
Una pellicola che con lo stile e i toni inconfondibilmente eleganti e divertenti della commedia francofona riesce a trattare con intelligenza l’importanza degli insegnanti sullo sviluppo cognitivo di una persona.
Non solo cultura, non solo date storiche e capitali geografiche recitate a memoria, nemmeno freddi calcoli e tabelline ripetute a mo' di pappagallo: no, il ruolo dell’insegnante nella nostra società è innanzitutto il ruolo dell’ascoltatore, colui che permette ai ragazzi di esprimersi e li guida a inseguire le proprie inclinazioni, ad attuare le aspirazioni.
Un vero e proprio sherpa, importante tanto quanto un genitore nella vita di chiunque di noi.
E se un tempo non c’era madre o padre che non rispettasse il maestro, oggi la storia ha preso tutt’altra direzione e se non si segue la lezione di storia, per esempio, l’unica lezione che s’impara è quella ben poco propedeutica dei genitori che vanno a lamentarsi con il professore del professore, anziché spronare il figlio a essere più diligente.
In Il professore cambia scuola François Foucault, interpretato da Denis Podalydès, si ritrova spodestato dal trono di sicurezze del prestigioso liceo parigino in cui insegna lettere e deve trasferirsi a insegnare in periferia.
Qui tutte le leggi vigenti nei corridoi del liceo di Paris non valgono più, come se François fosse entrato in un’altra dimensione.
Niente rispetto, anzi minacce e maleducazione imperano nelle nuove aule in cui il professore si troverà a tentare di insegnare qualcosa. Ma anche lui imparerà moltissimo, se non da i libri dalle pagine più indelebili che esistano: quelle della vita.
Sviluppando una metamorfosi che spesso è quella cui va incontro ogni maestro nei film a tema scolastico, anche François crescerà e si arricchirà grazie a momenti che mai avrebbe definito arricchenti, anzi.
Anche se il tema è stato spesso trattato, Il professore cambia scuola riesce a svolgerlo in un’ottica inedita, presentando uno spaccato di vita e di società in maniera originale.
Del resto con antenati Sapiens come La classe, anch’esso un capolavoro di fattura francese con protagonista un François professore illuminato, sviluppare un film profondo e altamente coinvolgente era uno step prevedibile.

A legare tra loro i professori dei tanti capitoli cinematografici dedicati ai banchi di scuola è un ingrediente fondamentale, uno di quelli che più che Sapiens ci definiscono uomini: l’empatia.
Il segreto per riuscire a comunicare con adolescenti, difficili per loro stessa natura e spesso con situazioni famigliari disastrose, è calarsi nei loro panni.
Questa è la materia numero uno che un bravo professore innanzitutto studia. E che poi insegna.

Era proprio l’empatia la specialità di John Keating alias Robin Williams, il prof. anticonformista che cerca di svecchiare il modello d’insegnamento tradizionale e inamidato di un college molto tradizionale nel New England targato anni Cinquanta. Riesce nella sua missione stuzzicando la curiosità degli studenti, facendoli appassionare alla poesia, facendogli respirare ispirazione pura, tuttavia il suicidio di un alunno decreterà la sua fine come insegnante. Ma sarà sempre per tutta la classe il Capitano, mio Capitano.

Una figura simile al professor Keating ma declinata al femminile è quella di Katherine Watson, l’insegnate di storia dell’arte impersonata da Julia Roberts nel film diretto da Mike Newall Mona Lisa Smile.
Anche qui siamo nei difficili anni Cinquanta e in un ancor più difficile college tradizionalista femminile.

Le idee riformiste di Katherine portano scompiglio ma anche una ventata di freschezza ossigenante. Per le sue studentesse sarà proprio uno sherpa, una guida illuminante che mostrerà loro un’alternativa possibile al ruolo di moglie e madre in cui le donne di quel decennio venivano quasi sempre costrette a calarsi.
Insomma, l'insegnante interpretata da Julia Roberts si rivela un deus ex machina che in realtà è semmai una dea e scende dal cielo proprio per mandare in pensione il maschilismo fallocentrico di una società in cui le donne sono prima figlie di un padre e poi mogli di un marito, sempre dunque merce in possesso a un lui.
Difficili situazioni famigliari sono quelle che fanno da scenario anche a un altro film in cui l’insegnante è una donna: Non uno di meno, un delicato spaccato della campagna cinese dipinto ad arte dal regista Xhang Yimou nel 1999.
In un lontano e molto povero villaggio rurale della Cina, il maestro Gao deve assentarsi per un mese per assistere la madre malata. Per sostituirlo, il sindaco sceglierà Wei, una ragazzina di tredici anni sprovvista di qualsiasi esperienza d’insegnamento. Gao le raccomanderà di far sì che nessuno si ritiri dalla scuola durante la sua assenza, impresa davvero ardua per la giovane Wei che si ritroverà a fare i conti con bambini irrequieti che arrivano da famiglie piene di difficoltà.

Oltre al cinema statunitense e asiatico, la scuola è banco di prova qualsiasi sia la nazionalità del regista.
L’Italia è se non la prima della classe almeno tra le più puntuali, con pellicole che declinano il tema scolastico ogni tot anni, con la frequenza con cui esce greco alla maturità…

Da Io speriamo che me la cavo a La scuola fino ad arrivare a La notte prima degli esami, i titoli sono tantissimi, così come i maestri cinematografici che hanno segnato la storia della settima arte.

Indimenticabile è il maestro Marco Tullio Sperelli interpretato da Paolo Villaggio in Io speriamo che me la cavo (1992) di Lina Wertmüller.
Trasferito per errore in una scuola dell’hinterland napoletano, questo insegnante del Nord si troverà a dovere affrontare ingiurie, addirittura percosse, insomma tutto ciò che un tempo nessuno si sarebbe mai immaginato potesse accadere a un professore e che oggi invece è all’ordine del giorno, tra i peggiori fatti di cronaca.
Ma a differenza di ciò che accade nella realtà, molto meno edulcorata della sua interpretazione cinematografica, il professor Sperelli vivrà una trasformazione che lo porterà ad apprezzare quel milieu e a esserne apprezzato. I cosiddetti scugnizzi napoletani che prima lo sfidavano incominceranno a rispettarlo e a imparare da lui tanto. Non prima di avergli insegnato tutto.

Anche La scuola (1995) di Daniele Lucchetti con Silvio Orlando ha come protagonista una metamorfosi: quella del professor Vivaldi, interpretato da Orlando, un insegnante idealista e paziente che si ritrova a lavorare in un istituto della periferia romana attanagliato dal degrado in ogni sua forma. Soffitti che cadono a pezzi, maleducazione dei ragazzi, ignoranza dei professori, demotivazione di tutti, dal preside al bidello. Insomma, un’Italia che cade a pezzi come i soffitti dei suoi istituti scolastici, eppure Vivaldi è la mosca bianca che immancabilmente ronza in questi casi, dando poi il là a una sinfonia di virtuosismi, scolastici e non.
Perché il bello dei professori dipinti dalla settima arte è proprio il loro insegnare cose che vanno al di là delle mere nozioni da libro di scuola. Loro insegnano cose che verranno poi scritte nel diario, non nel sussidiario, ovvero cose che lasciano tracce profonde nell’esistenza e nella storia personale di ciascuno studente.

Addirittura l’odiato professor Martinelli del film Notte prima degli esami, interpretato dal compianto Giorgio Faletti, si dimostrerà poi un mentore per Luca.
Nella commedia campione d’incassi diretta da Fausto Brizzi nel 2006 l’insegnante non è propriamente il protagonista, tuttavia man mano che ci si inoltra nella visione diventa una figura importante, polimorfa e caleidoscopica, interessante proprio per le mille sfaccettature che lo rendono mostro a più teste, tutte orrendamente cattive agli occhi di Luca e dei sui compagni. Ma anche in questo caso lo schema di Propp non mente. Il favolista russo che ha classificato gli schemi narrativi soggiacenti a tutte le narrazioni di stampo occidentale partendo dalle fiabe russe, ci prende anche con la commedia di Fausto Brizzi.

Il professor Martinelli da strega cattiva si tramuta in fata buona, da ranocchio schifoso diventa Principe azzurro. E, tornando alla commedia platina più che a Propp e a Brizzi, si cala dall’alto anche come deus ex machina, aiutando gli alunni a dipanare parecchie matasse di scuola e di vita, intricate in quanto fatte di instabile adolescenza.


Anche Il rosso e il blu, film diretto da Giuseppe Piccioni nel 2012, ha come protagonista il corpo docenti, in questo caso la piramide della società scolastica: vecchio professore di storia dell’arte demotivato e ormai privo di passione per la sua cattedra, giovane supplente il cui sogno è proprio quella cattedra e una preside rigidissima ma che dovrà fare i consti con i sentimenti.
I due insegnanti sono interpretati da Roberto Herlitzka e Riccardo Scamarcio che restituiscono sullo schermo due personaggi diametralmente opposti ma che sono accomunati da ciò che fa alzare dal letto quotidianamente un professore.


Ogni mattina un insegnante si sveglia e sa che dovrà salvare in qualche modo i propri studenti, insegnandogli qualcosa che cambierà il corso della loro vita.
E questa cosa è sempre quella, la più grande lezione che coloro che hanno trascorso ore ed ore seduti su una cattedra o davanti a una lavagna hanno cercato di trasmetterci: l’empatia.  

Spettacolo: Per te