L'alfabeto del "Bologna Biografilm Festival"

Cinema

Barbara Tarricone

My Generation in Piazza Maggiore - Ph. Davide Bianchi

Si è conclusa giovedì 21 giugno la quattordicesima edizione del "Bologna il Biografilm Festival", il meglio del cinema biografico e del documentario che ha visto protagoniste le grandi storie di vita, da Jane Fonda a Orson Welles, da Alexander McQueen a Romeo Castellucci, da Renzo Piano a Whitney Houston. In attesa del prossimo appuntamento, continua a leggere e scopri il divertente alfabeto del Festival firmato da Barbara Tarricone.  

L’alfabeto del Biografilm

A di Aperitivo. Voi direte: ma non abbiamo ancora iniziato a parlare di film e già vuoi parlare di aperitivo? Nella godereccia Bologna è inevitabile: lo farete al BioParco, di fianco al cinema Lumiere: un food district nella natura allestito con tanti stand di cibi e drink diversi.

B di Biografie. Sono il cuore della selezione del Biografilm Festival, una scelta che lo rende unico. Ma B anche come Bologna: da 14 anni la patria del festival (e da sempre la mia città): accogliente con i suoi portici, la sua grande cucina, le due torri e… 30 gradi fissi anche a Giugno! Per fortuna ci si può rifugiare in sala a vedere i film !

C come cannolo. E’ il tema del contendere di Ceci n’est pas un cannolo: primo film da regista di Tea Falco, stravagante ed interessante come lei. 25 siciliani parlano della loro visione del mondo tra Adamo ed Eva, coincidenze, fisica quantistica e cannoli, appunto. Presto su Sky Arte.

D come DJ. Non si vive di solo cinema (beh su questo avrei qualcosa da dire…) ma anche di musica e di divertimento. Al Biografilm ogni sera c’è un dj che anima le notti del Cavaticcio, parco con palco e musica dal vivo, sempre in zona festival.

G come Girl Boss. Voglio dare questo titolo onorario a Camelia Jordana attrice 25 enne araba francese che avevamo visto in Due sotto il Burqua e rivedremo al cinema in Le Brio. La madrina del festival che non ha peli sulla lingua, sa cosa vuole e non teme di dire che sceglie solo progetti in cui crede e che lei può seguire da cima a fondo (e di solito parlano di integrazione o della discriminazione delle donne) perché “io sono il capo”:

J come Jane Fonda. Anzi 5 volte Jane Fonda tante quanti gli atti del documentario dedicato a lei : Jane Fonda in Five Acts di Susan Lacy (che vedremo su Sky Cinema in autunno). Ve lo consiglio. Jane Fonda è magnetica e si racconta con un candore spiazzante (“sono contenta del mio aspetto”, dice per esempio, “certo ho fatto un po’ di plastica al viso..”). La vediamo attraversare i suoi 81 anni passando da fidanzata d’America, ad attivista che vive in una comune, ad inventrice dell’home video con l’aerobica, a sposa di uno degli uomini più ricchi del mondo a ….

L come luce. Renzo Piano ci costruisce i suoi famosi edifici . E’ per lui il materiale più importante di tutti. E se già questo presupposto vi sembra poetico immaginate che per lui è la bellezza che cambierà il mondo. In Renzo Piano, The architect of light entriamo assieme al regista Carlos Saura nello studio dell’architetto italiano più famoso del mondo .

M come Marsiglia. Era la città di Jean Claude Izzò, lo scrittore, figlio di immigrati italiani. Ma è anche una città di frontiera, di tante mescolanze. Fortunato Cerlino ci racconta Jean Claude attraverso un viaggio proprio a Marsiglia. Ne è uscito un documentario (Jean Claude Izzo-Mediterraneo Noir) su una città, un artista, sul noir e sulla musica . Da vedere su Sky Arte.

P come papà. E P come Peter Greenaway. Sì il grande regista e artista . Perché è soprattutto come uomo e papà che lo vediamo in The Greenaway Alphabet, una guida al regista che la moglie Saskia ha voluto girare quasi come una eredità per loro figlia Pip. Pip ha 15 anni e Greenaway 75 e il regista ha minacciato, con una delle sue boutade di togliersi di mezzo a 80 anni. Ecco quindi nascere un film personale e delizioso che amerete.

R come ricci di mare. Vi piacciono? Sapete chi li pesca? Secondo il sardo Pietro Mereu è un vero e proprio clan, Il clan dei Ricciai, uomini alla loro seconda chance dopo la malavita, con storie da raccontare, molti tatuaggi e tanta musica. Musica che a Bologna ha fatto ballare tutti con l’esibizione live del cantautore Joe Perrino.


Z come Zagar. L’alfabeto lo finisce lui, ma per il regista americano Jeremiah Zagar è solo l’inizio. Il suo We the animals che ha accompagnato a Bologna dopo essere stato acclamato al Sundance è la storia di una famiglia e dell’incanto con cui si guarda il mondo nell’infanzia , anche con genitori instabili e violenti, anche con un equilibrio sempre in bilico.

Spettacolo: Per te