Gramigna: la storia di riscatto di un "figlio d'arte" della malavita

Cinema
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Martedì 3 luglio alle 21.15 su Sky Cinema Uno andrà in onda GRAMIGNA

Biagio Izzo in una storia intima che si interroga su come le colpe dei padri debbano sempre ricadere sui figli.  Luigi è un giovane cresciuto dalla mamma e dalla nonna perché suo padre è sempre stato in galera. È infatti condannato all’ergastolo perché è un boss della malavita campana. Luigi oscilla tra il bene e il male, tra una gioventù normale e quella al limite di chi porta un cognome che tutti a Napoli conoscono.

Un figlio su cui ricadono le colpe di un padre ergastolano, boss della malavita. Un bambino i cui più lontani ricordi sono già segnati dall’assenza del padre, in carcere a scontare una pena senza fine. Un ragazzo che a scuola è sempre stato etichettato come “il figlio del boss”. Che quando sbaglia, sbaglia per forza perché “uno così” non può che sbagliare. Che se marina la scuola non può che essere un poco di buono, perché uno che ha un padre così… Uno che ha già segnato il proprio destino ancora prima di compierlo. E Luigi lo sa. E questa sua consapevolezza frena un percorso di crescita sereno. Come se, conoscendo le proprie radici, fosse convinto di essere già in partenza un ramo secco, storto, malato. Nessuna speranza di fioritura per chi ha nel sangue lo stesso sangue di un assassino. E anche se, in realtà, la possibilità di scelta c’è, perché è un diritto che hanno (o dovrebbero avere) tutti gli esseri umani solo per il fatto stesso di esistere, di essere individui unici e irripetibili, Luigi sente che la sua scelta è già stata fatta da qualcun altro.

Luigi oscilla tra bene e male, tra momenti bui e momenti di luce. Seguito e spronato da persone che lo amano ma attirato verso il baratro da un destino che pensa gli appartenga indipendentemente da qualsiasi libero arbitrio. “Il figlio d’arte” lo chiamano. E lui pensa che quell’arte gli sia propria, o meglio, debba essergli propria. Per forza. Un film di grande pathos, altamente drammatico. Che si interroga su quanto le scelte di vita dei genitori possano pesare e incidere su quelle dei figli, sul loro benessere e la loro serenità. E, in questo caso, su quanto sia dura portare un cognome che viene attribuito a un boss malavitoso a cui Luigi viene associato ancora prima di riuscire a farsi conoscere per chi è veramente.

 

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