In occasione dell’uscita nei cinema del film Il Tuttofare (dal 19 aprile) con Vision Distribution, Sergio Castellitto è stato protagonista allo IULM di Milano del Cinemaniaco incontra, il format di Sky Cinema condotto dal critico Gianni Canova. IL VIDEO DELLA PUNTATA
“Ci sono due malattie in Italia: quello dell’avvocato e quello del professore”. Con questa frase di Filippo Tommaso Marinetti, Gianni Canova ha esordito sul palco dello Iulm Di Milano, introducendo Sergio Castellitto, reo consapevole di aver portato sullo schermo un personaggio come Salvatore "Toti" Bellastella, protagonista de Il Tuttofare (il 19 aprile nelle sale con Vision Distribution) summa emblematica di tutti i peggior difetti della gens italica.
E chi più di Castellitto poteva riuscire a raccontare questo eterno e immutabile “arcitaliano”, lui che a quasi 65 anni (li compirà il prossimo 18 agosto) e dall’alto dei suoi tantissimi film (quasi 58 film tra cinema, tv e regia) può essere definito come il degno erede dei grandi del passato come Tognazzi, Manfredi, Gassman e Sordi? Lui che ha lavorato con i più grandi registi del nostro Paese, tra i quali Scola, Ferreri, Monicelli, Tornatore, Muccino, Archibugi, tanto per citarne qualcuno, ha deciso di dare fiducia e credito ad un giovane regista esordiente come Valerio Attanasio che da parte sua gli ha dato un'occasione ghiottissima di sfoggio interpretativo regalandogli la parte di un avvocato azzeccagarbugli, penalista di grido, grande oratore, a contatto con potenti, massoneria, mafiosi. Uno di quelli che se pure finiscono sotto inchiesta ne escono 'puliti' e magari pure con un incarico da ministro del nuovo governo.
Un film, come lo ha definito lo stesso Castellitto, “non di formazione ma di deformazione” in quanto vede da un parte il personaggio del giovane avvocato Antonio Bonocore (Gugliemo Poggi), che desidera ardentemente entrare nel mondo del lavoro, con tutto il suo ingenuo idealismo e i suoi punti fermi tutti costituiti dal credere nella giustizia e nel merito e dall’altra Salvatore "Toti" Bellastella, emblema del potere consolidato ma anche dell’intrallazzo e dell’inciucio.
Sembrerebbe la classica satira sul problema del precariato e sulla “baronia” universitaria ma Castellitto ci tiene a sottolineare che il tema centrale di questa commedia è l’eterna lotta per la sopravvivenza tra generazioni, da giovani e vecchi, tra potere consolidato e quello che vuole emergere. Insomma c’è un po’ di tutto in questo film, come deve necessariamente esserci in una commedia ben fatta che vuole riallacciarsi a quella grandissima degli anni 60 e 70 che faceva ridere senza dare a vedere che si stavano raccontando tragedie.
Ma naturalmente Castellitto va oltre e non si è limitato a parlarci di questo nuovo film. Pian piano il suo raccontare si è trasformato in un viaggio quasi interiore alla ricerca del perché si diventa attori, Un approccio che lui stesso definisce in un certo qual modo “artigianale”, fatta di osservazione attenta e continua al quotidiano, al particolare, ai dettagli anche più piccoli che ci circondano e che il Castellitto attore è riuscito con il tempo a trasformare in grandi e indimenticabili interpretazioni. Come è stata grande e assolutamente unica questa sua vera e proprio lezione di cinema. Una Lectio magistralis che solo un grande attore poteva regalare.