Henri-Pierre Roché, ha dato Jules e Jim a Truffaut e ora porge Victor a noi
CinemaJules e Jim li abbiamo conosciuti attraverso il film di Francois Truffaut. Ma il regista francese li ha resi veri ispirandosi al libro di Henri-Pierre Roché. Dello stesso autore ora possiamo (ri)leggere, grazie a Skira, Victor (Marcel Duchamp), suo ultimo libro, lasciato incompleto e pubblicato postumo. L'introduzione è di Jean Clair. Lo abbiamo letto per voi
(@BassoFabrizio)
Una vita lunga come un romanzo quella di Henri-Pierre Roché. Scrittore, collezionista d'arte, pugile per amore della noble art, frequentatore di Montparnasse, soldato nella Grande Guerra e poi uomo che vuole "vivere velocemente" a New York. La scrittura si impossessa di lui in tarda età. La sua opera più celebre è del 1953 e si intitola Jules e Jim: diventerà film grazie a Francois Truffaut, il racconto dell'amore che Jim, alter ego di Roché, e l'amico Jules, lo scrittore tedesco Franz Hessel, provano per la stessa donna, la pittrice e traduttrice berlinese Helen Grund, interpretata da una conturbante Jeanne Moreau. Con Victor (Marcel Duchamp) edito da Skira (13 euro) in una bella edizione con introduzione di Jean Clair, facciamo un passo oltre, stilisticamente e nell'architetttura del romanzo, pur restando nella ragnatela di un triangolo amoroso.
Questa volta il gioco coinvolge Marcel Duchamp, il cui nick name è Victor, la sua compagna in quel momento storico, Beatrice Wood, una artista dalle creazioni scandalose per l'epoca, una ribelle senza freni. Il terzo lato della trasgressiva figura geometrica è composto da Roché medesimo. Il libro ha un impianto quasi diaristico, tra telefoni che squillano, riunioni e scacchiere dove si muovono i pensieri, la seduzione e gli appuntamenti ma lo scacco matto resta in sospeso. Sono molti gli appunti che ci portano in quella New York degli anni Venti, dalla rivista Wrong-Rong ai vagabondaggi per Central Park. E', Victor (Marcel Duchamp), un libro spensierato e potente, cucito con quel filo della normalità che solo un grande scrittore, protagonista delle sue storie, può tessere perché se nella trama non ci sei dentro è facile scivolare in una banalizzazione storica e letteraria. E' (anche per questo) che leggerlo offre "un benessere straordinario".