Alberto Sordi. A 15 anni dalla sua scomparsa il ricordo di Sky Cinema Classics

Cinema

Il 24 febbraio 2003 ci lasciava Alberto Sordi, uno dei più grandi protagonisti della cinematografia italiana e tra i più produttivi con una filmografia di circa 200 film. A 15 anni dalla scomparsa, Sky Cinema Classics propone una maratona con 9 dei suoi più memorabili film. Appuntamento sabato 24 febbraio a partire dalle 10.10 del mattino 

Se c’è un attore che ha saputo descrivere al meglio noi italiani, nei pregi e soprattutto nei tanti difetti questo è senz’altro Alberto Sordi. Un nome, che a differenza di tanti concittadini più o meno famosi del nostro Paese non rischia di essere dimenticato. Sarà forse merito del suo faccione, della sua fragorosa risata, della sua simpatia contagiosa, ma il mito del grande Albertone non conosce incertezze a 98 anni dalla nascita (il 15 giugno del 1920 nel popolare quartiere romano di Trastevere) e a quindici dalla morte (il 24 febbraio del 2003).

Proprio per celebrare quest’ultimo anniversario, Sky Cinema Classics propone una maratona con 9 dei suoi più memorabili film. Si comincia alle 10.10 con Io e Caterina, di cui Sordi è stato regista e interprete accanto a Edwige Fenech e Catherine Spaak, seguito dal classico della commedia all'italiana di Dino Risi Il Vedovo. Alle 13.35 si passa al film che racconta le debolezze dell'italiano medio I nostri mariti, con Ugo Tognazzi e Lando Buzzanca. Il pomeriggio prosegue con Sordi a bordo di un taxi prima per le strade di Roma in Il Tassinaro, e poi per quelle della Grande Mela in Un Tassinaro A New York. In preserale, alle 19.30, è la volta della versione restaurata del manifesto cinematografico dell'Italia del dopoguerra Un americano a Roma di Steno. In prima serata, Sordi veste i panni di un dottore stakanovista nel celebre Il medico della mutua di Luigi Zampa. La serata si conclude con il più recente e malinconico Una botta di vita, in cui Sordi e Bernard Blier sono due anziani amici che si concedono un'avventurosa vacanza in Costa Azzurra, e con la spensierata commedia Sono un fenomeno paranormale di Sergio Corbucci.

Un fenomeno tutto italiano: questo è stato Alberto Sordi. Fenomeno studiato anche da sociologi e psicologi che si sono a lungo interrogati sulla sua maschera espressiva che registi diversissimi tra loro, da Fellini a Monicelli, da Mastrocinque a Zampa, da Risi a Scola, scelsero per incarnare l'italiano medio. Per conseguire questo risultato il bonario e “piacione” Sordi rinunciò ad essere amato sullo schermo come eroe e scelse invece di essere "adottato" per i vizi e miserie che pescava nei comportamenti tipici della gente comune. Eloquenti le parole che Mario Monicelli disse a proposito di Sordi. “E' stato un comico capace di contraddire tutte le regole del comico, degno di Charlot per come inteneriva con la sua infingardaggine e si faceva amare con il suo cinismo vile''.

E' quasi vano l'esercizio di segnalare i capolavori indimenticabili tra i 150 film (19 quelli diretti) che Alberto Sordi ha interpretato nel corso di una carriera memorabile. Titoli come Mamma mia che impressione, I vitelloni, Un americano a Roma, Gastone, Tutti a casa, Una vita difficile, La grande guerra, Fumo di Londra, Il medico della mutua, Detenuto in attesa di giudizio (Orso d'oro alla Berlinale), Lo scopone scientifico, Il Tassinaro sono ormai entrati a far parte del codice genetico di questo paese.  Sette volte premiato ai David di Donatello (più quattro riconoscimenti speciali), quattro Nastri d'Argento, un Leone d'oro alla Carriera, infiniti trofei e il titolo di Cavaliere di Gran Croce, dicono bene che Alberto Sordi ebbe in vita ampio riconoscimento dei suoi meriti. Eppure non modificò mai il sobrio stile di vita, l'ironia affettuosa che non risparmiava anche a se stesso, il gusto per misurarsi in sfide appassionanti: iscritto alla Siae come “compositore melodista” e virtuoso del mandolino, prima tenore nel coro della Cappella Sistina e poi promettente basso, doppiatore, istrione radiofonico, comico di varietà, mattatore televisivo, Sordi è stato "l'autore di se stesso" ed è questa unicità che lo ha reso immortale ed indimenticabile. Anche a 15 anni dalla sua scomparsa.

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