Il primo Oscar per la realtà virtuale va ad Alejandro Iñárritu

Cinema

Floriana Ferrando

Il regista messicano Alejandro Gonzalez Iñárritu riceve l'Oscar per The Revenant.

E’ la prima volta che l’Academy consegna un premio speciale per un’esperienza VR. Ad essere premiata è l’installazione immersiva ad opera del regista messicano, che con Carne y Arena (Virtually present, Physically invisible) porta il pubblico nell’inferno (virtuale) dei migranti

Il regista messicano Alejandro Gonzalez Iñárritu riceverà un Oscar speciale per la sua opera Carne y Arena. Lo ha annunciato la stessa Academy che ha voluto così riconoscere il merito artistico di un’esperienza immersiva che fa vivere allo spettatore dramma dai migranti che attraversano la frontiera fra Messico e Stati Uniti. Il premio arriva come “riconoscimento di un’esperienza visionaria e potente del racconto": il presidente AMPAS John Bailey afferma che Carne y Arena, presentato allo scorso Festival di Cannes e ora mostra alla Fondazione Prada di Milano fino al 18 Gennaio 2018, "ci ha aperto nuove porte di percezione cinematica" e che "l'esperienza artistica e cinematografica di Iñárritu è ​​un'impresa profondamente emotiva e immersiva nel mondo dei migranti, che ci immerge attraversano il deserto del sud-ovest americano alle luci dell'alba. Più che una svolta creativa, la realtà virtuale rappresenta il nesso per collegarci visceralmente alle questioni politiche e sociali del confine tra Usa e il Messico".


Un premio speciale
Il regista sarà premiato l'11 novembre prossimo, insieme al direttore della fotografia Emmanuel Lubezki, in occasione dei Governor Awards a Hollywood, e il premio gli sarà consegnato anche a marzo 2018, durante la 90esima cerimonia degli Oscar. L'Academy raramente assegna premi speciali, l'ultima volta era successo nel 1996, quando la pellicola animata Toy Story di Pixar è stata premiata con un Oscar speciale a John Lasseter “per il primo lungometraggio interamente animato al computer”. Complessivamente, nel corso della storia degli Oscar si contano appena 18 premi speciali, fra cui uno a King Kong e a Superman per gli effetti visivi e tre ai film della saga di Guerre Stellari.



Il film
Più che una pellicola cinematografica, Carne y Arena (Virtually present, Physically invisible) potrebbe essere definito come un’installazione di ultima generazione attraverso la quale il regista messicano racconta l’esperienza degli immigrati alla frontiera tra Messico e Stati Uniti, basandosi su storie reali. Trasmesso a Città del Messico e Los Angeles e ospitata dalla Fondazione Prada di Milano, ecco apparire in Carne y Arena una piccola barca piena di migranti: da lì si susseguono un incidente in mare, la polizia, i disperati, la frontiera, il deserto. Per il pubblico, un visore VR sugli occhi e sei minuti e mezzo di scenari toccanti e drammatici. "Le loro storie di vita mi hanno spronato”, ammette Iñárritu, che con la realtà virtuale di Carne y Arena ha così voluto che il visitatore "attraversasse un'esperienza diretta nei piedi degli immigrati, sotto la loro pelle e nei loro cuori".



Gli altri Oscar
Quello vinto da Inarritu e dal direttore della fotografia Emmanuel Lubezki è il primo Oscar assegnato ad un prodotto realizzato sfruttando la realtà virtuale, ma non è certo la prima volta che la giuria dell’Academy si fa conquistare dal loro genio creativo. Il regista messicano ha già portato a casa un paio di statuette: la prima come Miglior regista per Birdman nel 2015, la seconda – l’anno successivo – con The Revenant, che è valso il tanto atteso Oscar anche al protagonista Leonardo Di Caprio. Non è da meno Lubezki per il quale, oltre ai due titoli appena citati, si aggiunge un premio per Gravity del 2014, rendendolo l’unico filmmaker a vincere tre Oscar consecutivi.

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