Nove lune e mezza: l' intervista a Giorgio Pasotti e Lillo

Cinema

Massimo Vallorani

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Distribuito da Vision Distribution, “Nove lune e mezza ”, opera prima di Michela Andreozzi (regista e interprete), arriva nelle sale italiane il 12 ottobre. Abbiamo Incontrato due degli interpreti maschili del film: Giorgio Pasotti e Lillo Petrolo. Ecco cosa ci hanno raccontato

Se c’è una cosa che si apprezza quando si parla con degli attori divertenti e bravi come sono Lillo e Giorgio Pasotti è l’assoluta capacità da parte loro di affrontare tematiche spinose e attualissime senza dimenticare che le si può raccontare anche con estrema leggerezza. Una leggerezza contagiosa e di sicuro divertimento che si ha guardandoli nel film Nove lune e mezza scritto, diretto e anche interpretato da Michela Andreozzi con Vision Distrubution dal 12 ottobre nelle nostre sale.

Mi raccontate i vostri personaggi?
Noi siamo, come è ovvio, la parte maschile della storia. Rappresentiamo con caratteristiche opposte il disagio del nostro sesso, che una volta era considerato quello forte, poco pronto oggi a stare al passo con il mondo femminile. Se poi questo mondo è rappresentato da Livia (Claudia Gerini) e Tina (Michela Andreozzi), allora si capisce che tutto diventa molto “disagevole”.

Lillo (Petrolo),  lei interpreta Gianni, il compagno di Tina (Andreozzi). Un uomo ordinario che sembra tutto il contrario di Fabio (Pasotti). Quale è la sua caratteristica principale?
E’ un uomo semplice, direi basico con solo due interessi nella vita: il fantacalcio e la sua Lazio. Non chiede niente alla vita se non tranquillità. Tranquillità che, naturalmente, perderà quando succederà qualcosa di determinante nella sua esistenza…  Questo però gli farà scoprire un lato della sua personalità di cui non sospettava. Quasi un lato tenero!


Lei Giorgio (Pasotti) interpreta Fabio, il compagno osteopata di Livia (Gerini). Un uomo che nel film sembra avere più certezze che dubbi.
Fabio, il mio personaggio, è un osteopata che ha per ogni situazione una frase di Confucio da dire. Pratica yoga, fa una vita sana e consiglia di mangiare zenzero. Insomma un caro e dolce compagno carismatico sempre pronto a comprendere ed assecondare la sua Livia. Ma anche in lui qualcosa scatterà e provocherà dei cambiamenti.

A questo punto viene spontaneo chiedere a tutti e due: ma in questa storia dove sono gli uomini?
Siamo una specie di rimorchio, sempre due passi indietro come se fossimo trascinati da eventi più grandi di noi.

Ad un certo punto del film Lei, Lillo, canta “Perdere l’amore” di Massimo Ranieri . Di chi è stata l’idea di farla cantare?
Della regista, anche se con me ha sfondato una porta già aperta. Ho un’anima rockettara e poi quando sento “Perdere l’amore” non riesco proprio a trattenermi. Devo cantarla a squarciagola.

Nel film lei, Giorgio, è un uomo attento al cibo. Cosa ne pensa di  questa moda salutista che oramai imperversa?
Sì è vero, nel film sono un uomo attento allo sport e alla salute. Nella vita reale, quella di tutti i giorni, sto attento ma non sono maniacale. Ho avuto un passato sportivo ma questo non mi impedisce di “godermi” la vita e la buona tavola e qualche buon bicchiere di vino. Sono tollerante: ognuno è libero di fare quello che ritiene giusto per se stesso. L’importante, come sempre, è non esagerare.

Tornando a Nove Lune e mezza, il film tratta di una donna che presta il suo utero per la gravidanza di un’altra donna. In un Paese come il nostro dove questa pratica è ancora fortemente contrastata, come pensate che potrà reagire il pubblico?
Il pubblico è forse più avanti di quanto si pensi. E’ questa la prima considerazione. Se poi i temi del film, come quello dell'utero in affitto, dell'omogenitorialità, del disagio di un certo mondo maschile poco pronto oggi a stare al passo con quello femminile, li si affronta con un film capace di volare leggera su questi argomenti, cercando anche di farci divertire, beh allora possiamo anche dire che Nove Lune e Mezza  è una commedia che rientra a pieno titolo nel  grande filone della “commedia all’Italiana”. E non è poco di questi tempi.

La regista Michela Andreozzi è alla sua prima regia. Come vi siete trovati?
Naturalmente benissimo. Trattandosi poi anche di un’attrice, oltre che di una bravissima regista, diventa tutto più facile. Ha la sensibilità giusta nell’approcciarci agli attori.

Un’ultima domanda ad entrambi: Siete d’accordo con la frase del film che dice che i figli sono di chi li cresce?
Come non essere d’accordo con questa frase. Tutti hanno il diritto di avere una famiglia: che poi sia tradizionale, allargata. L’importante è l’amore che ci si mette per costruirla e per mantenerla. 


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