Oscar 2017, Mauro Pagani tra la fiaba La La Land e il truce Shylock

Cinema

La Notte degli Oscar® si avvicina (la diretta esclusiva ti aspetta domenica 26 febbraio dalle 22.50 su Sky Cinema Oscar® HD): nell'attesa abbiamo incontrato il maestro Mauro Pagani che ci parla della sua idea di musical, della passione per Peter Pan, del desiderio di provare a fare il cattivo e di un musical truce cui sta lavorando

di Fabrizio Basso - Inviato a Sanremo
(@BassoFabrizio)


C'è un film che ha 14 Nomination all'Oscar e ha la possibilità di portarne a casa parecchi. Si chiama La La Land, ha per protagonisti Emma Stone e Ryan Gosling ed è un musical, una storia di amore scandita dai casting che lascia pure un po' di amaro in bocca. La Notte degli Oscar® si avvicina (la diretta esclusiva ti aspetta domenica 26 febbraio dalle 22.50 su Sky Cinema Oscar® HD) e per ingannare l’attesa c'è, Jo’s Hollywood, il docu-reality esclusivo con Jo Champa, che ci svela i segreti di Hollywood dal 18 al 25 febbraio alle 21 su Sky Cinema Oscar® e Sky Cinema Uno. Aspettando l'attribuzione delle statuette abbiamo incontrato e intervistato Mauro Pagani, musicista, maestro di musica e di vita, appassionato di cinema e di belle storie.



Mauro Pagani, ci insegna La La Land che i provini non finisco mai. Lei che dice?
Dal mio punto di vista qualunque professione abbia a che fare con la musica ha come primo filtro la musicalità, è ineludibile. In passato ci sono stati artisti che hanno avuto un successo enorme con dei buchi di musicalità enorme.
Cosa intende per musicalità?
Orecchio e senso del ritmo naturale. Per interpretare una parte devi riconoscere dei contenuti. I grandi hanno naturali i meccanismi fondamentali. Poi c’è chi è diventato famoso per il suo timbro.
E' importante?
E’ un'altra parte fondamentale. Dipende da cosa stai cercando. Se cerchi una brava corista o una brava interprete di musical non è detto che la personalità vocale sia fondamentale, rischi di colorare troppo il ruolo, di andare sopra le righe.
Prendiamo Emma Stone in La La Land.
Per un musical la protagonista deve avere grande personalità e deve legarsi al personaggio che interpreta. Ornella Vanoni è una artista straordinaria ma per la sua natura potrebbe non essere adatta a un musical.
Lei come ragiona? Come sceglie?
Verificate le doti generali, sono ancora di quelli che segue la pancia.
Che intende?
Le canzoni devono emozionare se no si mandano le lettere, come ha detto Fabrizio De André.
Mica è facile.
Trasmettere emozioni è una dote impagabile, si può potenziare. C’è chi si emoziona e fatica a comunicarlo perché nella storia di famiglia non è stato abituato a trasmettere sentimenti. Il talent scout è un lavoro quasi psicanalitico.
Le piacciono i musical?
Sono un fan del grande musical americano anni Quaranta, di Fred Astaire a Ginger Rogers. Adoro quella delicatezza dal parlato al cantato, non si sentiva lo stacco. Oggi lo sento spesso. Mi infastidisce un po' la tendenza a scodinzolare, il colorare troppo l’espressività.
Dobbiamo leggere qualcosa in queste riflessioni?
Le confesso che sto scrivendo un musical con un musicista. Sono stato coinvolto da subito, i brani vanno scritti prima di avviare la produzione. E’ una arte molto difficile quella del musical.
La La Land docet.
Contiene tante citazioni, il duetto, la panchina, mi lasci, mi riprendi…c’è auto-compiacimento. Da cinefilo amo le citazioni. E' come nel jazz che ogni 15 note ci metti la citazione di Coltrane o Parker.
Ha 14 Nomination.
In tempi di assenza di futuro certo le fiabe tornano nel lessico comunicativo generale. Sette o otto Oscar li prende.
Che ci dice del suo musical?
E' truce.
Potesse scegliere un protagonista chi vorrebbe essere?
Pur sapendo di correre un rischio farei d’istinto Peter Pan perché un eroe della mia gioventù. Avevamo i libri e non la televisione, sognavamo con l’Isola del Tesoro. Conosco quella letteratura per bambini. Però...
Però?
Vorrei essere un po' più cattivo, vorrei essere uno Shylock (l'usuraio ebreo de Il mercante di Venezia di William Shakespeare, ndr). Vorrei provare a essere il Male. E anche peggio.

 

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