Dieci anni senza Philippe Noiret

Cinema
Massimo Troisi e Philippe Noiret in una scena tratta da "Il Postino"
noiret

A 10 anni dalla morte di Philip Noiret, Sky Cinema Cut, mercoledì 23 novembre alle 13.25 programmerà Il Postino, dove l’attore interpreta il poeta cileno Pablo Neruda, in esilio su un'isola nel Golfo di Napoli al fianco di Massimo Troisi.

di Massimo Vallorani

Se si vuole approfondire la figura di Philippe Noiret bisogna partire da una semplice constatazione. Raramente nel mondo del cinema, ad un attore è capitato di essere identificato con i personaggi da lui interpretati nella sua carriera. Così, quando l’attore francese morì, il 23 novembre del 2006, i tanti che lo amarono videro dissolversi quelle figure così veritiere che solo Noiret era riuscito ad impersonificare sul grande schermo. Il Perozzi di Amici miei, il Pablo Neruda de Il Postino, L’Alfredo di Nuovo cinema Paradiso, diventarono vuote creature, senza umanità perché la loro umanità se l’era portata via proprio l’inarrivabile Noiret.

Sono passati 10 anni dalla sua morte e Sky Cinema Cult lo ricorda mercoledì 23 novembre alle 13.25 con il film Il Postino dove l’attore interpreta il poeta cileno Pablo Neruda, in esilio su un'isola nel Golfo di Napoli al fianco di un altro grandissimo come Massimo Troisi. Un connubio tra due grandissimi attori in una pellicola firmata da Michael Radford e  da lo stesso Troisi. Ultima interpretazione dell'attore partenopeo, scomparso solo 12 ore dopo la fine delle riprese del film. Non era la prima volta che Noiret aveva prestato il suo volto al cinema italiano. Risale, infatti, al 1962 la sua prima apparizione con Le Massaggiatrici di Lucio Fulci in un cast che vedeva tra gli altri Ciccio Ingrassia, Franco Franchi e Valeria Fabrizi. Ma la vera popolarità arriva negli anni 1970, quando interpreta uno dei quattro amici che vogliono suicidarsi a furia di cibo e sesso in La grande abbuffata di Marco Ferreri (1973), con il quale gira l'anno seguente Non toccare la donna bianca.

Non mancano per Noiret anche parti nel grande cinema italiano d’autore. A partire dal Deserto dei tartari di Valerio Zurlini (1976) al fianco di Sordi in Il comune senso del pudore dello stesso anno e poi ancora con Sordi in Il testimone (1977) di Jean-Pierre Mocky. L'altro regista italiano che ne viene conquistato è Francesco Rosi: è uno dei Tre fratelli nel film omonimo (1981) e poi in Dimenticare Palermo (1990). Ma, oltre che per Amici miei e per il suo seguito, l' Italia lo ricorda anche per Speriamo che sia femmina, ancora di Mario Monicelli (1986), in cui è l'ambiguo e il buono a nulla Leonardo, Nuovo cinema paradiso (1988) di Giuseppe Tornatore, che portò l'Oscar all'Italia, e il già citato Il postino con Massimo Troisi (1994), ancora un film da Oscar.

E il suo amore per l'Italia si vede anche dal coraggio di partecipare anche a produzioni meno importanti  e magari non riuscite e  con autori meno noti, come nel Frullo del passero (1988) di Gianfranco Mingozzi in cui è un industriale alle soglie della pensione che cerca di rigenerarsi recitando ad Ornella Muti i racconti erotici della sua giovinezza.  In Francia aveva vinto per due volte il premio Cesar, massimo riconoscimento del cinema francese. Lui che era il più italiano degli attori transalpini, lui che ci ha regalato momenti indimenticabili di cinema.  

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