Sky Cinema Classics, in occasione del 85esimo compleanno, giovedì 3 novembre, celebra Monica Vitti con due film. In prima serata la troviamo affiancata da Diego Abatantuono nella travolgente commedia diretta da Steno, Il tango della gelosia, dove interpreta la moglie di un ricco aristocratico che cerca di attirare l’attenzione del marito fingendo una relazione con un ex pugile; in seconda serata invece, è protagonista della graffiante satira di costume in due episodi Scusa se è poco
Vibrante, bellissima ed enigmatica come l’aveva ritratta Michelangelo Antonioni nell'Avventura; incerta e passionale come l’aveva rinventata Mario Monicelli nella Ragazza con la pistola; travolgente sciantosa con Sordi in Polvere di stelle. Tante sfaccettature, un solo nome: Monica Vitti che Sky Cinema Classics, in occasione del suo 85esimo compleanno, giovedì 3 novembre dalle 21.00 celebra con due film. In prima serata la troviamo affiancata da Diego Abatantuono nella travolgente commedia diretta da Steno, Il tango della gelosia, dove interpreta la moglie di un ricco aristocratico che cerca di attirare l’attenzione del marito fingendo una relazione con un ex pugile; in seconda serata invece, è protagonista della graffiante satira di costume in due episodi Scusa se è poco.
Con una lunghissima filmografia e oltre 50 personaggi, Monica Vitti, 85 anni proprio giovedì 3 ottobre ma da oltre un decennio assente dalle scene e dalla vita pubblica, esordiva più di 60 anni fa, con Ridere! Ridere! Ridere! diretto da Edoardo Anton e sceneggiato da Ettore
Scola. Nata a Roma il 3 novembre del 1931, Monica Vitti arriva al cinema quasi per caso. Conosce Michelangelo Antonioni ed è amore travolgente: il regista chiede all'attrice di dar voce al personaggio di Virginia ne Il grido (1957) e poi a Claudia, l'amante de L'avventura, ruolo con cui la Vitti entra nel cinema italiano dalla porta principale, regina dell’incomunicabilità antonioniana, personaggio irraggiungibile e affascinante che inaugura in modo esemplare gli anni '60 anche grazie all'altro film dello stesso anno, La notte, in cui impersona Valentina, altezzosa erede di un ricco industriale.
Monica conquista tutti con un cliché' di personaggio tragico e intellettuale capaci di battute memorabili ('Mi fanno male i capelli') e di silenzi bravamente retti in primo piano davanti alla cinepresa con in L'eclisse o Deserto rosso. Consacrata con questo film dal Leone d'oro a Venezia nel 1964, l'attrice cerca nuove sfide, complice l'allentato legame con Antonioni di cui resterà però sempre amica e confidente tanto da ritrovarlo nel 1980 sul set di Oberwald. La svolta comincia nel 1966 quando accetta un film inglese, un divertimento in stile 007 diretta da Joseph Losey. Scopre dentro di sè un talento comico, un'autoironia confermata in patria l'anno dopo con Fai in fretta a uccidermi... ho freddo e Ti ho sposato per allegria. Tocca a Mario Monicelli, nel 1968, reinventare Monica secondo una diversa idea divistica, in cui all'icona muta si sostituisce l'attrice di prorompente vitalità. Bruna, scarmigliata, con accento siciliano e sentimenti passionali, la Ragazza con la pistola lascia la terra natale e insegue fino a Londra il seduttore di una notte.
Negli anni '70 avrà in Alberto Sordi il partner di fiducia e in Scola e Monicelli i pigmalioni artistici dietro la macchina da presa. Ma quei successi sono, in prevalenza, 'i film della Vitti' da Dramma della gelosia e Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa (1970), da Teresa la ladra di Dario Di Palma (1972) a Tosca di Gigi Magni (1973), da Polvere di stelle diretto daSordi nello stesso anno a L'anatra all'arancia dell'amico Luciano Salce (1975). E poi A mezzanotte va la ronda del piacere, Mimi' Bluette, fiore del mio giardino, Amori miei, Il tango della gelosia che nel 1980 chiude il periodo più fortunato. In mezzo c’è spazio per collaborazioni con grandi maestri come Bunuel (Il fantasma della libertà, 1975) e Il mistero di Oberwald presentato alla Mostra di Venezia dell'80.
Il decennio successivo vedrà Monica Vitti più appartata (si lega a un nuovo compagno, il fotografo Roberto Russo, scrive un romanzo, si cimenta nella produzione): l'ultimo successo, nel 1982, è Io so che tu sai che io so (ancora con Sordi), poi i film del declino, fino alla dolorosa malattia che di fatto ha sottratto a tutto il pubblico una delle più grandi attrice del cinema italiano.