Frantz, la recensione del film di François Ozon
CinemaLa Prima Guerra Mondiale irrompe al Festival di Venezia 2016 con il film in concorso del regista francese François Ozon, tratto dalla pièce teatrale L'uomo che ho ucciso. Ecco la recensione di Frantz.
di Davide Pitinzano
C'è anche la Prima Guerra Mondiale alla 73ma edizione della Biennale di Venezia grazie al film in concorso Frantz, ultima opera del regista francese François Ozon.
Germania, 1919. La prima guerra mondiale è appena finita e alla bella Anna (Paula Beer) non rimane che compiangere il suo promesso sposo, il pacifista Frantz, partito suo malgrado per il fronte e ucciso nel conflitto per mano dei nemici francesi. Ma a portare fiori sulla tomba del compianto fidanzato ci va anche un misterioso uomo francese, Adrien (Pierre Niney), che sfida gli sguardi sprezzanti dei paesani ogni volta che mette piede fuori dalla sua stanza d'albergo.
Anna è convinta che si tratti di un vecchio amico e lo invita a casa. La presenza di Adrien regala un caloroso conforto ai genitori di Frantz, presso cui Anna vive. Il rapporto tra Lei e Adrien si fa sempre più intenso, ma prima che sbocci l'amore una scioccante verità mette in discussione tutto, persino la voglia di vivere.
Il film è tratto dalla pièce teatrale L'uomo che ho ucciso di Maurice Rostand, andato in scena a Parigi nel 1930 e portato sul grande schermo da Ernst Lubitsch un paio di anni dopo con un film dal titolo omonimo.
"Ero terrorizzato dall'idea di raccogliere l'eredità di un grande regista come Lubitsch", afferma Ozon. "Ma lui ha raccontato la storia soltanto dal punto di vista dell'uomo. Io invece ho voluto concentrarmi sul punto di vista dei tedeschi e dei francesi, segnati dai postumi della guerra, e su quello dei due ragazzi, Adrien e Anna. Per me poi era importante mostrare come all'epoca il dolore per le perdite di guerra fosse sentito allo stesso modo, sia da un lato che dall'altro dello stesso confine. Dobbiamo imparare a conoscere le culture diverse dalle nostre, solo così si può sconfiggere il razzismo."