L’attrice americana incontra i ragazzi del Giffoni Film Festival. Li invita a combattere il bullismo, promette che lotterà per più potere alle donne nel cinema e poi dice che per diventare come lei serve tanta perseveranza. Ecco i suoi pensieri
di Fabrizio Basso
(inviato a Giffoni Valle Piana)
E finalmente è giunto il giorno di Jennifer Aniston. La signora Friends ha abbracciato il pubblico di Giffoni in un misto di calore e freddezza. Perché si è spesa (abbastanza) con i ragazzi ma molto meno col mondo di Giffoni, restia a incontri, foto, selfie e autografi. Ed è un peccato non fondersi con un mondo dove si nutrono le speranze del futuro. Il blue carpet la ha resa affabile ma in tanti di anni di Giffoni Film Festival poche star sono state così distanti dalla magia del luogo e dell’ambiente al di là dei loghi istituzionali, dove si è commossa. La abbiamo incontrata insieme al popolo di Giffoni.
Teatro e cinema, quali differenze nell’approccio ai ruoli?
Mi manca Broadway come esperienza ma a teatro ho recitato. Il feeling delle persone davanti scatena l’eccitazione, su un set ti senti un po’ più isolata.
Hollywood potrebbe rappresentare meglio la quotidianità delle donne vere? Le loro battaglie? In che modo?
I giovani scrittori, e mi rivolgo a chi è qui a Giffoni, dovrebbero iniziare a scrivere storie: noi poi le raccontiamo.
Le star dovrebbero parlare del sessismo che c’è a Hollywood e impossessarsi di più potere?
E’ già iniziata su tabloid e media, sta a noi dai più potere alle donne ma soprattutto dare uguaglianza. Dobbiamo impossessarci dei nostri valori e per la prima volta dare equilbrio tra i sessi.
E’ un festival di giovani e per i giovani, il bullismo è un fenomeno da debellare. Rachel ne è stata vittima in Friends: che consiglio per difenderci?
Quando c’è un bullo fate gruppo ed emarginatelo. Oggi è un fenomeno subdolo perché cn internet ci sono molte persone che possono darci fastidio e insinuarsi nella nostra vita. Spegnete il computer e parlare con i vostri amici.
Ha interpretato dalla moglie perfetta alla donna un po’ pazza: nella sua carriera serve un pizzico di follia o serve precisione?
Servono entrambi gli ingredienti. Non pongo limiti ai miei ruoli, in tutti i noi convivono follia e perfezione. Bisogna dare voce a tutti gli aspetti della personalità umana.
Rachel è uno dei ruoli più importanti, al punto che spesso la chiamano così. Come convive col suo personaggio?
Sarò sempre grata di essere stata ruolo. Era una bella parte e un bello show. E’ piaciuta molto e sarò grata per sempre.
Come convive con lo stress?
A volte è capitato. O per problemi con regista o perché la scena non veniva come desideravo. Ma io non sono per mollare, io credo nella perseveranza, nel combattere sempre e andare avanti.
Che messaggio manda alle generazioni che vengono?
La prima cosa da dire alle donne: sostenetevi l’una con l’altra. Io ho sempre avuto una cerchia di amiche e ci siamo sostenute moralmente. Amate voi stesse per quello che siete. Rende forti voi e chi vi sta intorno.
Un consiglio per entrare nel tuo mondo e cosa non dobbiamo dimenticare di fare?
Quello che fate a Giffoni grazie all’amore per il cinema vi porta un passo avanti rispetto a me alla vostra età. Perseverate e scrivete storie.
Ci sono momenti della tua vita in cui carriera e vita privata si mettono i bastoni tra le ruote a vicenda?
Nulla è più eccitante del mio lavoro. All’inizio ho fatto anche la cameriera ma poi la perseveranza mi ha portato dove sono oggi, a raccontarvelo!
Nella vita di ognuno di noi arriva il momento in cui ti alzi la mattina e non ti riconosci. Ai ragazzi capita. a lei?
Mi sembra di essere in terapia con le vostre domande. Mi è capitato e non ci sono numeri per dire quante volte. Siamo tutti esseri umani a prescindere dal lavoro che facciamo. Se ci sono muri intorno a noi dobbiamo superarli. I vostri idoli hanno le loro debolezze, nulla ci separa, siamo esseri umani.
C’è stato un ruolo che le ha cambiato la vita?
Direi quello in Cake. Ci sono momenti dove temi di essere vista sempre in ruoli simili quindi ho lottato per questo ruolo.
Quale è il personaggio più diverso da lei?
La dottoressa Giulia in Come ti ammazzo il capo.
Ci sono un attore o un regista con cui non ha mai lavorato e vorrebbe?
La lista è lunga. Uno è David O’Russel.
Quando ha deciso di diventare attrice e come lo è diventata?
Ci sono nata, mio padre attore, a 11 anni ho recitato nel primo dramma. Poi ho proseguito gli studi e un insegnante mi ha detto di studiare sempre. Una volta a teatro facevo Checov e il pubblico rideva nonostante fosse un dramma: l’insegnate mi disse di non rintanarmi nell’area di sicurezza, che sono divertente ma devo declinare tutte le emozioni. Mi ha aperto la mente e spinto a fare meglio.
E’ mai stata in disaccordo con un regista?
A inizio carriera eseguivo quello che mi veniva chiesto di fare. Poi ho preso consapevolezza di avere una voce. Solo una volta ho lasciato il set perché un regista era crudele verso una sceneggiatrice. Lui mi ha raggiunto e gli ho detto quel che pensavo, mi sono sfogata.
In futuro le piacerebbe essere regista?
Ho già diretto due cortometraggi. In futuro approfondirò la regia