Giffoni 2016, Cristiana Dell'Anna racconta come si conquista il futuro

Cinema
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Cristiana Dell'Anna incanta Giffoni 2016. La Patrizia di Gomorra - La Serie accantona lo sguardo impietoso e abbraccia il futuro. Mille giovani la hanno incontrata e si sono confrontati con lei alla pari. Come fossero i suoi fratelli e le sue sorelle. Prima di partire alla conquista di Capo Nord ci racconta la sua prima volta al Giffoni Film Festival

di Fabrizio Basso
(@BassoFabrizio)


Lei che non si è inchinata davanti a Don Pietro Savastano, anzi lo ha ammaliato e domato, sorride e si scioglie davanti al popolo di Giffoni. Cristiana Dell'Anna, la Patrizia di Gomorra - La Serie, ha abbracciato, nel weekend che si è appena concluso, i ragazzi che trasformano, per dieci giorni reali ma in realtà ogni giorno del calendario, Giffoni Valle Piana in un (non) luogo dove il cinema è puro, libero da condizionamenti e pregiudizi. La abbiamo intervistata, non appena, e a malincuore, l'abbraccio si è allentato. Perché chi va una volta a Giffoni...quel luogo non lo lascia mai più.

Cristiana ci racconti l'esordio a Giffoni.
Come tutte le prime volte, l'emozione è speciale.
E' stata accolta con gioia.
Ho visto, ho sentito. Le grandi platee fanno sempre paura, soprattutto se costituite da ragazzini. Ma quella paura è intarsiata di gioia.
I giovani sono spontanei.
E' giusto che non ci siano filtri. Il trasporto deve essere spontaneo, libero.
Lei ha avuto più momenti di incontro.
In realtà sono stati tre: una masterclass, poi gli incontri con i giornalisti e con la giuria.
La masterclass come è andata?
Le confesso che sono rimasta spiazzata. Le domande erano attente e ricercate.
Cosa le hanno chiesto?
Erano interessati al mio percorso, mi hanno chiesto principi di recitazione e consigli...
Li ha forniti?
E' difficile. Ogni esperienza è unica e in essa ci sono esperienze soggettive, fortuna, casualità ma soprattutto bisogna sapersi inventare. Cercarsi le occasioni, essere manager di se stessi.
Ha risposto a tutto?
Non proprio. Se non sapevo che dire lo ammettevo e i ragazzi approvavano. Meglio un "non so" che una risposta farlocca, inventata.
Di Gomorra - La serie le hanno chiesto?
Erano poco interessati alle polemiche e più curiosi di conoscere il nostro punto di vista. Quando li abbiamo incontrati con tutto il cast sembrava una sfida impari, noi sei contro mille e invece è stato un dialogo aperto.
Che idea si è fatta della nostra gioventù?
Ho timore per loro.
Come mai?
Hanno un forte bacino di intelligenza. Alcuni si leggeva negli occhi che mentre formulavano la domanda gia sapevano la risposta. Ciò non toglie che inserire il loro talento nel tessuto del nostro paese non è facile.
Lei è stata a Londra per parecchio. Qui i suoi consigli sono utili.
Se non vengono assorbiti, e bene, dal nostro substrato culturale e sociale è giusto che vadano oltreconfine. In Inghilterra dopo il liceo c'è un anno sabbatico: il ragazzo gira il mondo, si fa delle idee, si crea progetti. E magari la sera lavora in un pub. Devi capire cosa c'è al di là delle tue colline, sudarti il pane e ampliare le prospettive.
Cesare Pavese scrisse che o ti aprivi al mondo o non superavi le colline che circondano le tue radici.
Giusto. Io sono per lo scambio, l'interazione e l'integrazione.
Attendendo la terza serie di Gomorra che fa?
Sto lavorando a un film che dovrebbe uscire a ridosso di natale. Ma non posso ancora sbilanciarmi. Però le dico che stiamo girando.
Vacanze?
Vado a Capo Nord. Aereo fino a Copenaghen e poi in auto fino all'estremo Nord.
Dove la bussola impazzisce.
E dove tutto è cristallino. Come a Giffoni.





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