Il regista di Festen, Thomas Vinterberg dirige Carey Mulligan nel quarto adattamento cinematografico dell’omonimo classico di Thomas Hardy. Una donna, forte e indipendente, viene corteggiata da tre uomini molto diversi tra loro: l’affascinante mezzadro Gabriel Oak, il ricco vicino Bolwood e l’arrogante tenente Troy. Chi sarà il fortunato sposo? Per scoprirlo appuntamento domenica 31 luglio, in prima tv su Sky Cinema 1 alle 21.10
Una donna troppo indipendente per il proprio tempo (l'epoca vittoriana) e tre uomini che la amano in maniera diversa fino alle ultime conseguenze. Via dalla pazza folla di Thomas Vinterberg, in onda, in prima tv, su Sky Cinema 1, domenica 31 luglio alle 21.10, racconta questa storia che ricorda le atmosfere di Cime tempestose e sicuramente il primo film, adattamento del romanzo di Thomas Hardy scritto nel 1874, ovvero quello del 1967 diretto da John Schlesinger.
Com’è questa bella, indipendente e testarda Betsabea Everdene (Carey Mulligan)? Non si può dire che sia un tipo facile. Minuta e graziosa, ha carattere da vendere e il matrimonio in fondo si capisce che le sta stretto. Per lei tre pretendenti molto diversi. Intanto c’è Gabriel Oak (Matthias Schoenaerts) allevatore di pecore, uomo solido, troppo giusto e anche troppo capace di aspettare. Appena la vede chiede di sposarlo, ma lei, pur essendo attratta, ha altro per la testa. Deve dirigere la sua fattoria. C’è poi Frank Troy (Tom Sturridge), un sergente bello, nobile, tanto macho quanto vanesio, che riuscirà a far breccia nel suo cuore pur non amandola affatto. Infine William Boldwood (Michael Sheen), uno scapolo ricco e maturo, un brav'uomo. Troppo buono per prendere il cuore di una bisbetica.
Insomma un prodotto classico, perfetto da seguire se si ha voglia di gettare qualche lacrima sulle cose dell'amore. La sceneggiatura di David Nicholls scorre veloce e senza troppi intoppi in questa storia dai toni melò. Una storia con al centro Betsabea che deve gestire con una certa disinvoltura questo traffico di amanti che la amano in parallelo.
Sul passato del regista danese di Festen e adepto di Dogma '95 cosa è mai rimasto? "Ci sono alcune tracce, ha raccontato lo stesso Vinterberg, parlando proprio di questo suo film, ma non riguardano lo stile, casomai qualcosa che è rimasto nel mio gusto per l'immagine. Firmammo un documento comune perché credevamo che il cinema dovesse ritrovare la purezza visiva che un tempo gli apparteneva, poi Festen andò a Cannes ed ebbe un successo che non ci aspettavamo. In un primo tempo volevamo spogliare il cinema, metterlo a nudo. Cercavamo purezza. Ma da un giorno all'altro Dogma divenne moda e perse quasi immediatamente la sua anima di ribellione. Tutti volevano fare film Dogma, e divenne presto qualcosa di stantio. Nello spirito penso di essergli rimasto sempre fedele, perché anche se con altri mezzi estetici ancora oggi continuo a cercare purezza nel cinema. Nel colore, nella bellezza delle immagini". Elementi che ritroviamo intatti in questo film da non perdere.