The Neon Demon, horror apocalittico e necrofilo ambientetato a Los Angeles e interpretato da Elle Fanning, nei panni di una modella divorata dall'universo della moda e del glamour, ha sconvolto e diviso il pubblico del Festival.
Scopriamo insieme chi è il regista di questo fillm- scandalo, un autore talentuoso e scomodo e a cui Sky Cinema dedica un omaggio lunedì 23 maggio
Finalmente è arrivato il film che scandalizza, fa urlare, divide e spacca in due il Festival: è “The Neon Demon”, horror apocalittico e necrofilo in quel di Los Angeles in cui una modella, Elle Fanning, finisce divorata dall'universo della moda e del glamour che cannibalizza la bellezza per poi letteralmente vomitarla. Come ha spiegato lo stesso regista alla conferenza stampa di stamani, l’intento era confezionare una fiaba - e per questo la protagonista ha sedici anni, l’età dell’orrore - in cui la ricerca dell’identità e l’ossessione per la bellezza possono trasformarsi in un incubo.
Le reazione di Cannes a questo horror definitivo del regista danese Nicolas Winding Refn è stata violentissima. Ma lui non si scompone più di tanto. “L'opera d'arte e la creatività suscitano reazioni. Se non fosse così non sarei qui a perdere tempo, farei altro. D'altronde Cannes è il posto migliore dove far vedere i propri film. Quello che voglio davvero, alla fine, è che i miei figli vivano in un mondo integro senza compromessi". D'altronde “The neon Demon” rievoca le immagini di grandi registi maledetti e controversi come David Lynch e del suo film più misterioso e impopolare, “Fuoco cammina con me”, schiaffeggiato a Cannes nel 1992 e adesso rivalutato come capolavoro, il cinema di Dario Argento e quello di Mario Bava, misconosciuto in vita e osannato post-mortem da Tarantino, Burton e Landis. Ma chi è Refn? Chi è questo quarantenne occhialuto diventato in pochi anni un regista pop, dopo essere stato per decenni un artista cult?
Un’adolescenza difficile quella di Nicolas a Copenaghen: da bambino era dislessico, ha imparato a leggere a tredici anni. La sua grande passione? Il cinema horror. Non fumava e non beveva. Le sue droghe erano le videocassette sparate a ogni ora, contro la volontà dei genitori. Il primo appuntamento con la sua attuale moglie Liv Corfixen lo passò vedendo il suo film del cuore “Non aprite quella porta”, lo splatter tutto sangue e motoseghe firmato da Tobe Hooper. Invece che iscriversi a una scuola di cinema decise di imparare a girare direttamente sul set della sua opera prima, il pulp movie “Pusher”: camera a spalla e violenza feroce, protagonista un spacciatore cocainomane. Dopo il successo del primo, arrivarono due sequel.
Tanti alti e bassi nella vita professionale di Nicolas: “Fear X” con John Turturro lo trascinò verso il fallimento economico; invece il sodalizio con Ryan Gosling portò il suo thriller “Drive” a conquistare cinque anni fa il premio alla regia a Cannes .
Il nome di Refn iniziò a essere sulla bocca non solo dai cinefili che anni prima erano impazziti per “Valhalla Rising”, un film praticamente muto sui vichinghi, ma anche del pubblico mainstream.
Quando nel 2014 La coppia Gosling-Refn si riformò per l’ambizioso ‘Solo Dio persona’, i due non ebbero altrettanta fortuna ai festival e al botteghino. Ma Refn ne era consapevole: lo si vede nel bellissimo documentario girato della moglie, “My Life directed by Nicolas Wilding Refn” (che vedremo in onda su Sky Cinema Cult, lunedì 23 maggio in una serata a lui completamente dedicata) dove il regista confessa alla telecamera tutti i suoi timori sulla malasorte del film. Invitiamo gli spettatori a non perderselo: se non lo conoscete scoprirete un grande artista. Se invece sapete già chi è capirete ancor meglio che straordinario personaggio è Nicolas Wilding Refn