Non è un paese per giovani: Veronesi racconta l'esodo degli italiani

Cinema
Il regista Giovanni Veronesi con Sergio Rubini e Filippo Scicchitano sul set del film "Non è un paese per giovani"
Scicchitano - Veronesi - Rubini

Sky Cinema è stata invitata in esclusiva a Cuba  sul set della nuova pellicola del regista toscano che racconta l'odissea dei ragazzi italiani che hanno scelto, o sono stati costretti a lasciare l’Italia per cercare lavoro e fortuna all’estero.
In attesa del servizio di Sky Cine News, in onda questa sera alle 21,  scopri le prime anticipazioni sul film interpretato da Filippo Scicchitano, Giovanni Anzaldo, Sergio Rubini, Nino Frassica.

di Michele Sancisi

 

Non è un paese per giovani”, parola di Giovanni Veronesi che, a Cuba, sta girando il suo nuovo film dedicato, come sempre agli italiani. Sky Cinema è stata invitata a visitare in esclusiva l’esotico set della produzione italiana tra il languido caos de L’Avana e la placida atmosfera di Cayo Largo.  Il 17° lungometraggio del regista toscano (è nato a Prato nel 1962), destinato a siglare il suo 30° anniversario di matrimonio con il cinema, riprende il titolo di una fortunata trasmissione radiofonica nella quale da anni Veronesi dialoga con giovani italiani che hanno scelto, o sono stati costretti a lasciare l’Italia per cercare lavoro e fortuna all’estero.

 

 

“Sono più di 100 mila i ragazzi italiani che ogni anno lasciano casa e affetti  - racconta Veronesi  nell’anticipazione dal set che andrà in onda questa sera all’interno di Sky Cine News alle 21 –, per andare a Londra o in Australia o verso il Sudamerica o in Asia, in cerca di ciò che l’Italia non offre più: lavoro, casa, la possibilità di costruire una famiglia. Si tratta di un esodo silenzioso, del quale ormai nessuno parla più perchè non è una fuga di cervelli, ma di gente normale che fa l’impiegato, il saldatore, il barista. Eppure questi saranno tutti tasselli mancanti nella nostra Italia di domani.”

 

 

Dal mosaico di centinaia di storie di vita che Veronesi ha raccolto insieme a Massimo Cervelli, conduttore della trasmissione radio, sono stati girati prima dei video con protagonisti reali, che vedremo nei titoli di testa e di coda del film, quindi sono state tratte le vicende finite nella sceneggiatura firmata da Veronesi con Ilaria Macchia e Andrea Massara. Nel giovane cast di “Non è un paese per giovani” troviamo infatti alcune interessanti promesse del nostro cinema.

 

Fin dall’inizio Veronesi aveva in mente come protagonista Filippo Scicchitano, il neo-sex symbol di tante adolescenti rivelato da “Scialla!” e “Bianca come il latte, rossa come il sangue”. “L’ho sempre seguito e mi piace perché è un ragazzo vero, con una faccia sincera e pulita - racconta Veronesi -, mi sembrava giusto per questo personaggio di giovanissimo scrittore che incontra fatalmente nella vita reale il protagonista del suo primo romanzo e gli va dietro.”

 

 

Per gli altri ruoli principali il regista ha fatto centinai di provini, trovando infine gli altri due poli di un triangolo un po’ alla “Jules e Jim”. Il compagno d’avventura del protagonista è interpretato da Giovanni Anzaldo (visto ne “Il capitale umano”) “che è stato la scelta più difficile – svela il regista - perché il suo è un personaggio fragile, che finisce nei combattimenti clandestini di Cuba”, un mondo oscuro e violento, che fa da contraltare action al tono di commedia picaresca del film. I due ragazzi italiani incontrano poi una ragazza, che sarà una irriconoscibile Sara Serraiocco (“Salvo” e “Cloro”), “un’altra attrice interessante per me perché ha un suo mondo interiore che si porta dietro” commenta Veronesi.

 

Nei panni di un trafficone italiano ormai di casa a Cuba troviamo un inedito Nino Frassica che forse per la prima volta interpreta un personaggio negativo ma senza perdere l’ironia surreale del suo stile. Infine nel ruolo di un padre c’è il collega regista e attore Sergio Rubini per il quale Veronesi dichiara una predilezione. Nella vivace atmosfera del set cubano dove abbiamo seguito le riprese di alcune scene romantiche e di duro combattimento (la cosiddetta “pelea”), hanno convissuto fino all’ultimo ciak appena battuto, professionisti italiani e maestranze cubane, compresi molti attori in ruoli minori e centinaia di comparse. Segno che almeno l’Italia del cinema un po’ di lavoro qualificato riesce persino ad esportarlo!

 

 

 

 

 

 

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