Youth- La giovinezza: La Recensione

Cinema

Il regista della serie tv The Young Pope (prossimamente in onda su Sky Atlantic), firma un "piccolo", grande film con Michael Caine, Harvey Keitel, Paul Dano, Rachel Weisz e Mădălina Diana Ghenea nei panni di Miss Universo. Un'intima, ipnotica, emozionante recherche du temps perdu,  ambientata all'ombra delleAlpi Svizzere. Un Opera rarefatta e perturbante,  sospesa fra rimorsi e rimpianti, sogni e speranze.

Candidata a 14 David di Donatello, la pellicola  andrà in onda domenica 3 aprile alle 21:10 su Sky Cinema 1.

 

di Paolo Nizza

 

"La vecchiezza è una Roma senza burle e senza ciance che non prove esige dall'attore, ma una completa autentica rovina." Con queste parole il poeta russo Boris Leonidovič Pasternak battezzava la terza età.

E, forse memore di questi versi (illustrati da Andrea Pazienza e cantati da Carmelo Bene) , Paolo Sorrentino, archiviata "La Grande Bellezza" della viziosa e pia  Città Eterna, fugge nella neutrale Svizzera (dove già aveva ambientato Le Conseguenze dell'Amore) per raccontarci la senilità e altri incidenti.

 

In omaggio, vista la tematica, al Dio dell'Ossimoro, il film si chiama Youth - la Giovinezza.  I protagonisti sono  Fred Ballinger (Michael Caine) e Mick Boyle (Harvey Keite) due, pressoché, ottuagenari amici di vecchia data.

La coppia si gode i benefici di una vacanza primaverile consumata ai piedi delle Alpi, bruciando le giornate fra un massaggio e un bagno termale,

Fred è un compositore e direttore d’orchestra in pensione, Mick un regista cinematografico ancora in  attività.

Due personaggi con un grande avvenire dietro le spalle. Un Duo, non propriamente dinamico, che osserva con il piacere dell'entomologo la vita degli altri, compresa quella dei propri figli.

E se Mick si dispera nel tentativo di trovare il giusto finale del proprio film-testamento,  Fred, che da tempo ha abiurato la musica, non pare intenzionato a tornare a flirtare con il pentagramma. Ma le cose non vanno mai  come vorremmo andassero..

 

Nel raccontare l'ultima stagione di due uomini ormai al termine della notte, Youth si rivela un film lieve, straordinario  e geniale, come un palleggio di Diego Armando Maradona. 

Nel filmare il microcosmo di un Grand Hotel,  tra gente che va e gente che viene (tutto con ogni probabilità senza scopo), Sorrentino conferma il suo stile abbacinante, unico e inconfondibile. Tra una meravigliosa apparizione di Miss Universo e del suo divino solco di pesca, la dolente senectute si trasfigura nel placido scorrere delle giornate tutte uguali trascorse in un'amena una Stazione termale. Certo, non c'è più nessuna ragazza della fonte. Claudia Cardinale non abita qui. A dispetto di Fellini e del suo magnifico Otto e mezzo, la vita non è più una festa. E soprattutto, ormai  è impossibile  viverla insieme, sia  la vita, sia la festa.

Per cui in Youth, il party, assai mesto, ciondola briaco e sfinito nel silenzio di una coppia muta, ma  con ogni probabilità lubrica e finanché lussuriosa. La crapula  sfrigola nello sfacciato eyeliner di una diva sfiorita e arrogante (una sublime Jane Fonda). La cerimonia  annega nel  topless acerbo di una Escort per caso, Il  giovin attore (Paul Dano) cerca, incauto, l'autore, mentre una coatta Pop Star strepita in un video tanto esplicto quanto tamarro.

Youth, in fondo, è un piccolo capolavoro sensoriale, una pellicola a cui abbandonarsi, come quando ci si concede (in)consapevoli alle mani sapienti di un esperto  e assertivo massaggiatore. Sicché, persino una camera di cortesia diventa una suite, perché il talento registico di Sorrentino illumina anche gli spazi  angusti di un bucolico e salubre Kammerspiel.

 



Quindi, perdute nei corridoi di questo stiloso albergo degli assenti,  celate nel sorriso della vita offerto generosamente dalla Venere Callipigia interpretata da Madalina Ghenea (autentico corpo dell'anima), riecheggiano le parole pronunciate dal Mick, il tormentato cineasta dal cuore messo a nudo:

"Le  emozioni sono tutto quello che abbiamo”.

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