Gabriele Muccino: “Vi racconto i miei padri e le mie figlie”
CinemaArriva nelle sale cinematografiche Padri e figlie, il quarto film hollywoodiano di Gabriele Muccino, e Sky Cinema lo presenta con un’intervista di Francesco Castelnuovo che più confidenziale non si potrebbe. Ecco tutte le anticipazioni
di Alessio Accardo
Arriva nelle sale cinematografiche Padri e figlie, il quarto film hollywoodiano di Gabriele Muccino, e Sky Cinema lo presenta con un’intervista di Francesco Castelnuovo che più confidenziale non si potrebbe. L’autore romano si confessa a cuore aperto, rivelando qualche segreto del backstage e sbottonandosi sui progetti futuri che prevedono tra l’altro un prossimo ritorno in Italia. Ci racconta la storia del suo film, Muccino, che riguarda come sempre vicende chiaroscurali di personaggi fragili e irriducibili. Come la Katie di Amanda Seyfried, alla perpetua ricerca di un padre perduto, che la paralizza in una fanciullezza eterna che è soprattutto paura di vivere. O come il Jake di Russell Crowe, scrittore di successo stroncato dai critici (che lui però paragona a degli scarafaggi…) e vinto da una malattia di fronte alla quale nulla possono la sua forza e il suo coraggio di uomo e di padre. Un padre, il suo, diverso e uguale ai tanti che Muccino ha finora raccontato durante la sua carriera a stelle e strisce, dal venditore di scanner interpretato da Will Smith all’allenatore di calcio di Gerard Butler, tutti in precario equilibrio tra voglia di riscatto e passione incondizionata per dei figli in qualche modo da riconquistare.
A differenza di Will Smith però, che sul set rideva e scherzava, Russell Crowe ha talmente interiorizzato l’inadeguatezza del suo personaggio da portarsela dentro per delle settimane, immedesimandosi fino al punto di ripensare “stanislaskijanamente” ai propri veri figli lontani, e alle sue presunte colpe di vero padre. Ci ha svelato, Muccino, l’aneddoto grazie al quale ha ottenuto la canzone Amore mio dal suo amico Jovanotti, che gliela aveva strimpellata sbadatamente a Pittsburgh prima di regalargliela senz’altro indugio. E ci ha spiegato soprattutto che Padri e figlie è uno dei suoi lavori più personali, dedicato ai suoi figli, fino al punto di inserire nel film una scena non presente in sceneggiatura e ricavata da una storia vera, il suo tentativo, comico e disperato, di rispondere a questa domanda di sua figlia Penelope: “Papà, ma tu quando morirai?”.
L’autore romano si confessa a cuore aperto, rivelando qualche segreto del backstage e sbottonandosi sui progetti futuri che prevedono tra l’altro un prossimo ritorno in Italia. Ci racconta la storia del suo film, Muccino, che riguarda come sempre vicende chiaroscurali di personaggi fragili e irriducibili; come la Katie di Amanda Seyfried, alla perpetua ricerca di un padre perduto, che la paralizza in una fanciullezza eterna che è soprattutto paura di vivere. O come il Jake di Russell Crowe, scrittore di successo stroncato dai critici (che lui però paragona a degli scarafaggi…) e vinto da una malattia di fronte alla quale nulla possono la sua forza e il suo coraggio di uomo e di padre. Un padre, il suo, diverso e uguale ai tanti che Muccino ha finora raccontato durante la sua carriera a stelle e strisce, dal venditore di scanner interpretato da Will Smith all’allenatore di calcio di Gerard Butler, tutti in precario equilibrio tra voglia di riscatto e passione incondizionata per dei figli in qualche modo da riconquistare.