Mostra del cinema di Venezia: Johnny Depp è un gangster in laguna
CinemaAllla conferenza stampa dell'attesissiomo Black Mass- L’ultimo Gangster, presentato in anteprima mondiale, fuori concorso, alla 72. Mostra del cinema di Venezia, la star americanana ha raccontato di come si è calato nei panni di Jimmy Bulger, il malavitoso realmente esistito che ha ispirato il film. Tra una moltitudine di fan in delirio, Depp ha inoltre svelato quanto sia importante per il suo lavoro di attore la possibiltà di interpretare sempre ruoli differenti, anche correndo il rischio di sbagliare
di Davide Pitinzano
Il Lido impazzisce per Johnny Depp. Arrivati all’alba o accampati tutta la notte, gli ammiratori – o meglio, le ammiratrici- del protagonista di Black Mass- L’ultimo Gangster hanno atteso ore e ore prima di poter ammirare il loro idolo, nella vana speranza di strappare un autografo o addirittura un selfie da postare sul web.
“Per me sono loro il Boss, il capo a cui rendere conto.” Ha ringraziato l’attore in conferenza stampa per tanta appasionata partecipazione. “Sono loro che vanno al cinema, spendono i soldi e ci mettono il cuore in un film. Mi dà sempre una sensazione molto forte sentire il loro calore.”
Alla domanda su quanto sia differente interpretare un personaggio reale anziché uno di finzione, come gli capita spesso sullo schermo, Depp non ha nascosto di sentire sulle sue spalle il peso della responsabilità
“Al di là del fatto che certi personaggi reali siano stati considerati buoni o cattivi in passato, un attore deve sempre recitare nel modo più veritiero possibile. Non è semplice rendere sullo schermo tutte le sfaccettature di un personaggio spietato e implacabile negli affari e allo stesso tempo tenero e amorevole verso la sua famiglia. Jimmy Bulger era una figura molto complessa, poteva ad esempio aiutare una signora anziana a portare a casa la borsa della spesa e magari dieci minuti dopo andava a spaccare la testa a qualcuno.”
Ma Johnny non ha paura di andare sul personale. Quando gli chiedono come mai in carriera ha sempre cercato una trasformazione forte nei suoi personaggi, lui risponde col cuore in mano.
“Quando agli inizi mi sono ritrovato a lavorare in una serie tv alla fine ho capito quanto fosse frustrante per me essere ripetitivo. Così per me il trasformismo è diventato un’ossessione. Preferivo essere un caratterista piuttosto che un faccione su un poster, che è quello che hanno cercato di fare di me tanti anni fa. A mio modo di vedere per un attore è fondamentale mettersi alla prova ogni volta e accettare la sfida anche se poi si può sbagliare e fare la figura da cretino. Almeno questo è ciò che io faccio per vivere.”