Punta sullo stile, sulla fidelizzazione del pubblico, sul valore della gavetta. E’ attento a internet ma ancora non lo frequenta. Edoardo Leo racconta a Giffoni come funziona il cinema oggi. Ecco l’intervista
di Fabrizio Basso
(inviato a Giffoni Valle Piana - Salerno)
Arriva al Festival di Giffoni forte di una delle commedie più di successo, in termini di critica e di pubblico, dell'ultima stagione, Noi e la Giulia, che gli ha portato riconoscimento ai David di Donatello, il Ciak d'Oro, un po' di Nastri d'Argento e il Globo d'Oro. Ha incontrato il giovane pubblico del Festival di Giffoni per raccontare il suo cinema ma soprattutto il cinema. Lo abbiamo incontrato e intervistato.
Partiamo dai premi.
Mi hanno fatto piacere, abbiamo dimostrato che si può fare una commedia che abbiaun buon risultato al botteghino cercando di tenere alto il livello.
Il pubblico ha apprezzato assai.
Il pubblico va cercato, bisogna mantenere il proprio stile affinché le persone ti seguano, vengano a vedere il prossimo film.
C'è una formula?
Confidiamo in grandi incassi con un grande gradimento.
Lei in che confida?
Il mio obiettivo è sempre farmi dire dal macellaio che si ammazzato dalle risate eda un critico che è un film intelligente ma il sogno sarebbe il contrario.
E' cresciuto a pane e cinema?
Sono cresciuto culturalmente col cinema, sono over 40 non appartengo alla generazione social.
Oggi chi ha talento ha più opportunità?
Molte. Una volta produrre un corto era una impresa, oggi lo fai col telefonino. Poi non è detto che sia ok ma resta comunque più alta l’opportunità.
Lei però diffida dalla rete.
Non diffido, dico che non la conosco ma la guardo con attenzione. Ha un linguaggio che ancora non mi sento di affrontare.
Chi è lei?
Non sono un comico né un regista: sono un attore che fa un film, ho un gruppo di lavoro fisso da anni. Erano con me quando si lavorava senza soldi, non sono uno esploso a 25 anni, ho lavorato duro. I miei collaboratori non mi hanno mai mollato, neanche quando ho fatto gli spettacoli nelle discoteche.
Cosa è importante?
Llavorare con onestà e serietà.
Il cinema italiano è solo commedia?
Non facciamo tanta commedia come si dice, facciamo molti film comici. La farsa la sappiamo fare come i francesi ma commedia che parte dal dramma non ne facciamo.
Cosa fa la dirrenza?
Il mercato. La mia commedia sulla camorra è stata fatta anche perché prima di me c’è stato Pif con La mafia uccide solo d'estate che ha fatto soldi e incassato. I produttori prendono fiducia nel genere se un primo film funziona.
Come è il suo mestiere?
Il mio è un mestiere complesso, chi fa tutto sono pochi e sono dei mostri, penso a Verdone, Castellitto, Benigni. Sono dei colossi: il lavoro di alcuni di loro, Verdone su tutti, ha influenzato il modo di proporsi.
Il suo riferimento?
C’eravamo tanto amati di Scola. Quest’anno ho adorato Colpa delle Stelle.