Vittorio Gassman: il ricordo di
Sky Cinema Classics
Cinema
A 15 anni dalla sua scomparsa, che si celebra lunedì 29 giugno, Sky Cinema Classics dedica la domenica di 28 giugno al grande protagonista della storia del cinema e del teatro italiano, Vittorio Gassman. Si parte alle 10.50
A 15 anni dalla sua scomparsa, che si celebra lunedì 29 giugno, Sky Cinema Classics dedica il pomeriggio di domenica 28 giugno al grande protagonista della storia del cinema e del teatro italiano, Vittorio Gassman. Si parte alle 10.50 con la commedia tratta da una pièce di Eduardo De Filippo QUESTI FANTASMI, dove l’attore interpreta un marito alle prese con una moglie infedele e un ospite piuttosto strano; segue il film epico-religioso, tratto dal romanzo di Par Lagerkvist BARABBA, che ripercorre la storia di un ladro diventato martire. Alle 14.55 è la volta della pungente rappresentazione dell’Italia del boom economico de I MOSTRI, e a seguire BRANCALEONE ALLE CROCIATE, secondo capitolo delle leggendarie avventure di Brancaleone da Norcia e della sua armata alla conquista del Santo Sepolcro. Alle 19.05 chiude il capolavoro di Dino Risi IL SORPASSO. <br><br>
Il cinema non è certo stato avaro di soddisfazioni per Vittorio Gassman, dai Soliti ignoti a La Grande guerra, da Il sorpasso a Brancaleone. Eppure per i primi quindici anni di lavoro, nessuno, ne' il pubblico, ne' i cineasti, avrebbero scommesso molto su di lui. Mentre già si affermava come il campione del teatro italiano del dopoguerra, la sua dizione accademica ed il suo volto troppo perfetto trovavano occasioni solo in film modesti: da Preludio d'amore di Giovanni Paolucci a La figlia del Capitano di Mario Camerini (1946). Riso amaro di Giuseppe De Santis (1947) sembrò condannarlo ai ruoli del cattivo, del cinico, dell'antipatico, senza peraltro metterlo al riparo dal pericolo di essere doppiato (un vero smacco per un virtuoso della parola, come lui). Negli anni '40 girò con Alberto Lattuada (Anna) e Luigi Comencini (La tratta delle bianche), in abiti moderni (Ho sognato il paradiso di Pastina) e in costume (Lo sparviero del Nilo di Giacomo Gentiluomo). In teatro era già Amleto e Adelchi, ma sullo schermo si travestiva da Zorro per Mario Soldati o da gaucho per qualche mestierante di Hollywood, come in Sombrero di Norman Forster (1953). <br><br>
Fosse continuato così nessuno avrebbe messo d'accordo il Gassman teatrale con quello cinematografico, ovvero l'eccellenza e la mediocrità. Ma a questo punto fu il regista Mario Monicelli a fare il miracolo: litigando coi produttori che non lo volevano, lo impose come il capo gang sbruffone e romantico de I soliti ignoti (1958), accanto ad un Totò in stato di grazia ed altri diventati famosi proprio in quella occasione. Da allora il grande Vittorio divenne divertente per il pubblico e affidabile per i distributori. Il mestiere e l'intelligenza Monicelli insieme al genio e regolatezza di Gassman fecero nascere un attore nuovo, campione di mimesi e specchio sensibile di tanti tipi umani della realtà italiana. <br><br>
Dapprima interpretò il nostro passato prossimo, con il ritratto del soldato codardo della Grande guerra di Monicelli con Alberto Sordi (1959) e nella Marcia su Roma di Dino Risi, con Ugo Tognazzi. Poi lo stesso Risi lo pose al volante della rombante Lancia sport del Sorpasso (1962), che divenne il simbolo dell'Italia rapace e ottimista del boom economico; un'epoca fotografata dall'attore anche in Anima nera, uno dei film meno riusciti di Roberto Rossellini, e in varie commedie all'italiana, come Il successo di Mauro Morassi, I mostri, Il tigre e Il profeta di Dino Risi, Slalom di Luciano Salce, La congiuntura di Ettore Scola. <br><br>
Così ai primi anni Sessanta, era già una star del box office italiano, tanto che gli appassionati di teatro lo rimproveravano di trascurare Shakespeare ed Eschilo. Ma il maggior successo doveva ancora venire e fu L'armata Brancaleone di Monicelli (1962) al quale seguì Brancaleone alle crociate (1970). In un medioevo caricaturale (ma non lontano da quello del Francesco di Rossellini), Gassman creò la maschera comica del soldato spaccone, inventando insieme agli sceneggiatori Age e Scarpelli un lessico umbro-medioevale che fece epoca. Da allora poté fare qualsiasi cosa: prendersi la parte di Eduardo de Filippo in Questi fantasmi di Renato Castellani, vestire la toga di Scipione l'Africano di Leandro Castellani, affrontare personaggi vari, che non verranno mai dimenticati, dall'ufficiale cieco di Profumo di donna di Dino Risi (col quale ha vinto tutti i premi europei, a cominciare da Cannes), al patriarca della Famiglia di Ettore Scola, fino a qualche riuscita partecipazione al cinema di Robert Altman (Il matrimonio e Quintet). Curioso e infaticabile, si è provato sporadicamente anche nella regia: da un giovanile Kean, genio e sregolatezza (1956) ad un più maturo Senza famiglia, nullatenenti cercano affetto con Villaggio (1971) a Di padre in figlio ('82): titoli che nulla aggiungono alla sua straordinaria e ineguagliabile filmografia.