Venere in pelliccia, passione e ossessione secondo Polanski
CinemaMercoledì 19 novembre alle 21.00 su Sky Cinema Cult arriva una prima visione da non perdere: l’ultimo film di Roman Polanski basato sull’omonima pièce teatrale di David Ives
In un mondo del cinema dominato da blockbuster pieni di effetti speciali e storie che si dimenticano non appena si esce dalla sala, esistono ancora delle pellicole che hanno la capacità di sorprenderci e folgorarci. È così che succede con
Venere in pelliccia di Roman Polanski, basato sull’omonima pièce teatrale di David Ives e che Sky Cinema Cult manderà in onda, in prima visione, mercoledì 19 novembre alle 21.00.
Bastano i primi fotogrammi del film, con quel lungo piano sequenza di un viale alberato sotto la pioggia che ci porta, quasi risucchiandoci, davanti ad un vecchio teatro per farci comprendere che ci troviamo di fronte ad un territorio altro, ad un cinema diverso e altissimo.
E' sul palco di questo anonimo spazio che si svolge tutta la scena. E sono soltanto due i protagonisti in scena: l’autore e regista dell’adattamento di “Venere in pelliccia” di quel Leopold von Sacher-Masoch al quale risale l’origine del termine “masochismo” e un’attrice che arriva in ritardo all’audizione per l’assegnazione della parte principale.
Proprio sull'adattamento teatrale di quest’ opera sta lavorando il regista Thomas (Mathieu Amalric), alla ricerca disperata della protagonista Wanda. E mentre sta per lasciare il teatro dopo una giornata di disastrose audizioni entra Vanda (Emmanuelle Seigner). Sì, Vanda all’anagrafe, come l’eroina di Sacher-Masoch. Una donna di mezza età di una bellezza antica e un po' andata, piuttosto volgare in abiti di pelle con la gomma da masticare in bocca. E qui la prima sorpresa.
Quella donna, apparentemente inadatta al ruolo si dimostra, invece, perfetta per la parte. Ma c’è di più.
Pian piano, come un brezza sottile e leggera che si intrufola a piccole folate, il gioco delle parti si inverte. Chi era al comando, il regista per intenderci, soccombe davanti a quell'attrice improbabile ma che diventa magnifica interprete, abile nel conquistarsi con l’arte della seduzione e l’intelligenza il posto di comando.
Roman Polanski torna con questo film a mettere a nudo non i corpi ma le anime con il loro lato più oscuro, con le verità non dette, con i ruoli che uomini e donne si trovano a recitare in quel copione non scritto su cui si costruiscono le loro relazioni.
Bastano i primi fotogrammi del film, con quel lungo piano sequenza di un viale alberato sotto la pioggia che ci porta, quasi risucchiandoci, davanti ad un vecchio teatro per farci comprendere che ci troviamo di fronte ad un territorio altro, ad un cinema diverso e altissimo.
E' sul palco di questo anonimo spazio che si svolge tutta la scena. E sono soltanto due i protagonisti in scena: l’autore e regista dell’adattamento di “Venere in pelliccia” di quel Leopold von Sacher-Masoch al quale risale l’origine del termine “masochismo” e un’attrice che arriva in ritardo all’audizione per l’assegnazione della parte principale.
Proprio sull'adattamento teatrale di quest’ opera sta lavorando il regista Thomas (Mathieu Amalric), alla ricerca disperata della protagonista Wanda. E mentre sta per lasciare il teatro dopo una giornata di disastrose audizioni entra Vanda (Emmanuelle Seigner). Sì, Vanda all’anagrafe, come l’eroina di Sacher-Masoch. Una donna di mezza età di una bellezza antica e un po' andata, piuttosto volgare in abiti di pelle con la gomma da masticare in bocca. E qui la prima sorpresa.
Quella donna, apparentemente inadatta al ruolo si dimostra, invece, perfetta per la parte. Ma c’è di più.
Pian piano, come un brezza sottile e leggera che si intrufola a piccole folate, il gioco delle parti si inverte. Chi era al comando, il regista per intenderci, soccombe davanti a quell'attrice improbabile ma che diventa magnifica interprete, abile nel conquistarsi con l’arte della seduzione e l’intelligenza il posto di comando.
Roman Polanski torna con questo film a mettere a nudo non i corpi ma le anime con il loro lato più oscuro, con le verità non dette, con i ruoli che uomini e donne si trovano a recitare in quel copione non scritto su cui si costruiscono le loro relazioni.