Sky Cinema ha parlato con l’attore italiano che interpreta Luca Cordero di Montezemolo in Rush, film che Sky Cinema 1 trasmetterà, in prima visione, lunedì 8 settembre alle 21.10. Leggi l'intervista
di Massimo Vallorani
Non capita tutti giorni di essere catapultato in un'avventura fantastica, in una grande epopea storica sportiva. E' invece è successo al nostro Ilario Calvo, giovane attore che improvvisamente si è ritrovato nel cast di "Rush" di Ron Howard, (Sky Cinema 1 in prima visione, lunedì 8 settembre alle 21.10). Nel film interpreta Luca Cordero di Montezemolo ai tempi in cui ricopriva il ruolo di assistente di Enzo Ferrari e insieme era responsabile della Squadra Corse di Formula 1. Un ruolo, quello interpretato da Ilario Calvo, centrale all'interno della storia del film di Howard che racconta la storia della rivalità sportiva tra Niki Lauda e James Hunt.
Nel film Rush interpreti Luca Cordero di Montezemolo. Come ti sei preparato a questo ruolo? E' stato complicato?
Più che complicato direi inatteso. Avevo avuto dei contatti con la produzione del film. All'inizio dovevo avere un piccolo ruolo. Poi, improvvisamente, mi è stato chiesto di interpretare Montezemolo. Ma ero a New York da mia figlia. In fretta e furia ho fatto un piccolo video con il cellulare e l'ho spedito. E sono stato preso. Penso che, oltre a una somiglianza con Montezemolo, io sia riuscito ad indovinare il personaggio, soprattutto il suo inglese giovanile in cui si sentiva la sua origine piemontese.
Il film di Howard si concentra sulla rivalità tra due grandi piloti: Hunt e Lauda. Il primo è, come si suol dire, una sciupafemmine, l'altro un timido tendente al perfezionismo. A chi ti senti più vicino, almeno nello spirito?
Affettivamente e da italiano alla Ferrari e quindi a Lauda. Anche se trovo Hunt più "rock and roll" e quindi più vicino al mio temperamento. In realtà lavorando sul set insieme a Chris Hemsworth (Hunt) e Daniel Brühl (Lauda) mi sono accorto che, al contrario di quello che traspare dal film, il più preciso era senz'altro Chris. Daniel, invece, oltre ad essere un bravissimo attore, è una persona gentile, molto affettuosa. Mi sono trovato particolarmente bene con lui e con Pierfrancesco Favino (Regazzoni). Facevamo veramente un bel terzetto. Una vera squadra di Formula 1.
Come è stato l'approccio con Ron Howard e soprattutto con una grande produzione hollywoodiana?
Lavorare con lo sceneggiatore Peter Morgan e con Ron è stato fantastico. Quello che mi ha colpito di quest'ultimo è stata la sua grande professionalità unita ad una grande disponibilità. La sua dote migliore, secondo me, è che sa essere un grande motivatore. Quando Ron vede dei cedimenti da parte di qualcuno, magari per semplice stanchezza, è sempre pronto a sostenerlo con la sua consueta gentilezza.
Sei cresciuto nel Principato di Monaco dove il Gran Premio di Formula 1 è quasi un rito. Segui la formula 1?
Il Gp di Montecarlo, per chi ci vive, è un vero è proprio must ed anche un occasione per lavorare. Anche io, quando ero ragazzo, ho fatto qualcosa durante la corsa. Correvo come un pazzo tra un team e altro a portare i tempi dei piloti. Adesso la Formula 1 la seguo meno. C'è troppa elettronica a scapito dei piloti che sono quasi costretti ad ubbidire agli ordini dei box. Quella dei miei ricordi era fatta da uomini di peso che avevano nomi quali Prost, Schumacher e Senna. A proposito di Ayrton, ricordo l’ l'emozione di quando lo si incontrava tra le strade del Principato mentre faceva jogging. Era decisamente un'altra Formula 1.
Che progetti hai per il futuro? Altri colossal hollywoodiani?
No, girerò in Europa, ma non voglio aggiungere altro. Sono un po' scaramantico anche se non sono nato a Napoli come tutti scrivono bensì ad Alassio. Comunque lo spirito rimane quello partenopeo. E non è poco.
Non capita tutti giorni di essere catapultato in un'avventura fantastica, in una grande epopea storica sportiva. E' invece è successo al nostro Ilario Calvo, giovane attore che improvvisamente si è ritrovato nel cast di "Rush" di Ron Howard, (Sky Cinema 1 in prima visione, lunedì 8 settembre alle 21.10). Nel film interpreta Luca Cordero di Montezemolo ai tempi in cui ricopriva il ruolo di assistente di Enzo Ferrari e insieme era responsabile della Squadra Corse di Formula 1. Un ruolo, quello interpretato da Ilario Calvo, centrale all'interno della storia del film di Howard che racconta la storia della rivalità sportiva tra Niki Lauda e James Hunt.
Nel film Rush interpreti Luca Cordero di Montezemolo. Come ti sei preparato a questo ruolo? E' stato complicato?
Più che complicato direi inatteso. Avevo avuto dei contatti con la produzione del film. All'inizio dovevo avere un piccolo ruolo. Poi, improvvisamente, mi è stato chiesto di interpretare Montezemolo. Ma ero a New York da mia figlia. In fretta e furia ho fatto un piccolo video con il cellulare e l'ho spedito. E sono stato preso. Penso che, oltre a una somiglianza con Montezemolo, io sia riuscito ad indovinare il personaggio, soprattutto il suo inglese giovanile in cui si sentiva la sua origine piemontese.
Il film di Howard si concentra sulla rivalità tra due grandi piloti: Hunt e Lauda. Il primo è, come si suol dire, una sciupafemmine, l'altro un timido tendente al perfezionismo. A chi ti senti più vicino, almeno nello spirito?
Affettivamente e da italiano alla Ferrari e quindi a Lauda. Anche se trovo Hunt più "rock and roll" e quindi più vicino al mio temperamento. In realtà lavorando sul set insieme a Chris Hemsworth (Hunt) e Daniel Brühl (Lauda) mi sono accorto che, al contrario di quello che traspare dal film, il più preciso era senz'altro Chris. Daniel, invece, oltre ad essere un bravissimo attore, è una persona gentile, molto affettuosa. Mi sono trovato particolarmente bene con lui e con Pierfrancesco Favino (Regazzoni). Facevamo veramente un bel terzetto. Una vera squadra di Formula 1.
Come è stato l'approccio con Ron Howard e soprattutto con una grande produzione hollywoodiana?
Lavorare con lo sceneggiatore Peter Morgan e con Ron è stato fantastico. Quello che mi ha colpito di quest'ultimo è stata la sua grande professionalità unita ad una grande disponibilità. La sua dote migliore, secondo me, è che sa essere un grande motivatore. Quando Ron vede dei cedimenti da parte di qualcuno, magari per semplice stanchezza, è sempre pronto a sostenerlo con la sua consueta gentilezza.
Sei cresciuto nel Principato di Monaco dove il Gran Premio di Formula 1 è quasi un rito. Segui la formula 1?
Il Gp di Montecarlo, per chi ci vive, è un vero è proprio must ed anche un occasione per lavorare. Anche io, quando ero ragazzo, ho fatto qualcosa durante la corsa. Correvo come un pazzo tra un team e altro a portare i tempi dei piloti. Adesso la Formula 1 la seguo meno. C'è troppa elettronica a scapito dei piloti che sono quasi costretti ad ubbidire agli ordini dei box. Quella dei miei ricordi era fatta da uomini di peso che avevano nomi quali Prost, Schumacher e Senna. A proposito di Ayrton, ricordo l’ l'emozione di quando lo si incontrava tra le strade del Principato mentre faceva jogging. Era decisamente un'altra Formula 1.
Che progetti hai per il futuro? Altri colossal hollywoodiani?
No, girerò in Europa, ma non voglio aggiungere altro. Sono un po' scaramantico anche se non sono nato a Napoli come tutti scrivono bensì ad Alassio. Comunque lo spirito rimane quello partenopeo. E non è poco.